La Sicilia
- Autore: Guy de Maupassant
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sellerio
Guy De Maupassant (Tourville-sur-Arques, 5 agosto 1850 – Parigi, 6 luglio 1893), lo scrittore di “Bel-Ami”, visita la Sicilia nel 1885, quasi un decennio prima della sua morte. La traversata è quella da Napoli a Palermo, capitale dell’Isola, cui egli dedica buona parte della sua attenzione. Lì alloggia all’Hôtel des Palmes. Il resoconto che egli fa del suo viaggio ha il gusto elegante e raffinato del dettaglio, l’esito è quello di una descrizione umorosa e abbastanza analitica. È possibile leggerlo nell’opera “La Sicilia” (Sellerio, Palermo, 1990). L’introduzione è curata da Gesualdo Bufalino, cui segue una nota di Giuseppe Scaraffa. Venticinque tavole, tratte dal Viaggio in Sicilia di Jean Houël (di cui si parla nella seconda parte del libro, impreziosiscono la pubblicazione.
Lo scrittore francese si mostra attratto dalle bellezze naturali e artistiche dell’Isola, tanto corteggiata e amata da diversi popoli al punto di combattere tra loro per possederla e arricchirla in modo sorprendente e affascinante. Sicché, dalle influenze più varie è potuta scaturire un’arte singolare fra paesaggi di incomparabile suggestione. Il giorno stesso del suo arrivo, assapora la bellezza “colorata” e “calma” della Cappella Palatina che gli comunica un fascino carnale e sensuale. All’albergo, un viaggiatore gli racconta che Wagner vi aveva dimorato tre anni prima per un lungo inverno, scrivendo le ultime note del Parsifal. Egli vuole visitare l’appartamento occupato dal geniale musicista e dall’albergatore che l’accompagna apprende il “nonnulla” delle “abitudini segrete” legate alla vita intima dell’uomo. Wagner era solito riporre la biancheria nell’armadio a specchio dopo averla impregnata dell’essenza di rose. Guy de Maupassant ne respira la fragranza racchiusa in quel mobile e gli sembra di ritrovare qualcosa dell’ anima e del desiderio dello stesso Wagner. Luce e tenebre in Sicilia, metafora dell’ossimoro della vita, una e multipla nel contempo! Ed egli si trova faccia a faccia con il lutto, visitando la Cripta dei cappuccini, luogo che racchiude una “sinistra collezione di morti”, un “immenso cimitero sotterraneo” con i corpi imbalsamati di uomini e di donne, di prelati e persino di interi gruppi familiari. Così gli si presenta il macabro spettacolo:
“Ad un tratto davanti a noi una immensa galleria larga e alta, i cui muri sopportano una vera e propria popolazione di scheletri vestiti in maniera bizzarra e grottesca”.
La visione lo turba, tanto che poi, come a volere esorcizzare la visione della morte, si immerge nella magnificenza della cattedrale e del chiostro di Monreale. È a Siracusa, cui giunge dopo avere attraversato la Sicilia maledetta dello zolfo, che egli porta le sue “devozioni” a una delle più belle Veneri del mondo. È la Venere scoperta ottantuno anni prima da Saverio Landolina. Di questa statua, che si vorrebbe stringere in un amplesso, egli aveva già avuto una conoscenza indiretta:
“Nell’album di un viaggiatore avevo visto la fotografia di questa sublime femmina di marmo e me ne ero innamorato come ci si innamora di una donna. Fu forse per lei che mi decisi ad intraprendere questo viaggio; di lei parlavo e sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista”.
La descrizione coinvolge, ne viene fuori il fascino di una femminilità ammaliante:
“La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne (…). Non ha testa! Che importa? Il simbolo ne è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l’autentica poesia della carezza (…), la donna che nasconde e rivela l’incredibile mistero della vita”.
Isola dai cento volti, dunque, la Sicilia, vestita dal prodigio della natura: ne è testimone il veritiero sguardo di Maupassant alle prese con una complessità che gli faceva esprimere valutazioni esattissime e attuali.
La Sicilia
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