La paura di Montalbano
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Raccolte di racconti
- Casa editrice: Mondadori
Sei racconti, tre inediti e lunghi quasi come romanzi (“Ferito a morte”, “Il quarto segreto”, “Meglio lo scuro”) e tre brevi già pubblicati altrove in ordine sparso (“Giorno di febbre”, “Un cappello pieno di pioggia”, “Le paure di Montalbano”), costituiscono la raccolta "La paura di Montalbano" (Milano, Mondadori 2002).
L’umorismo del contrario, di cui Camilleri è debitore a Pirandello, è in quest’opera evidente. Vediamone alcuni segnali.
In “Ferito a morte”, lavoro ricco di colpi di scena, Grazia, vittima dello zio usuraio che la maltratta e la usa in casa come serva, si rivela complice di un malavitoso nel pianificare l’omicidio a danno del parente.
“Un cappello di pioggia” rappresenta un fatto opposto a quello atteso: Montalbano, mentre si reca a cena da un suo compagno di scuola s’imbatte, arrestandolo, nel figlio di costui, spacciatore di droga. Anche in “Meglio lo scuro” la situazione è ribaltata. Da un lato il nostro commissario, avvalendosi dei ricordi di un eccentrico personaggio femminile che conosce ogni particolare relativo ai delitti siciliani, fa chiarezza su un caso che, data la sua eccezionalità, non capita tutti i giorni; dall’altro, decide poi che è meglio tenersi per sé l’esito dell’indagine. Parlarne, avrebbe di sicuro aggravato l’andamento della storia e la verità viene così ricollocata nella zona del buio.
Sulla tortuosità dei meandri della mente è centrato “Giorno di febbre” dove un medico, per evitare che tornasse a galla una vecchia vicenda, cambia la sua identità, diventando barbone e, appena si accorge di essere stato riconosciuto, si dà alla fuga. Di rilevanza sociale “Il quarto segreto”: composita narrazione dal titolo enigmatico che si attenziona al problema degli incidenti sul lavoro. Sei in un mese! E intanto il giornalista Zito usa parole durissime nei riguardi dei datori di lavoro, chiamandoli “assassini a piede libero”, mentre le indagini di Montalbano, che prima di addormentarsi è solito leggere alcune pagine di Cuore di tenebra di Conrad e s’incanta dinanzi alle incisioni di Bruno Caruso, non finiscono di sorprendere. Quali le sue paure, disseminate nei vari racconti, che lo rendono vulnerabile e amabile come ogni uomo? A parte quella della morte, in particolare una è da lui vissuta in maniera inquietante. L’apprendiamo dalla lettura del racconto, che quasi intitola questa pubblicazione, dove si parla dell’esplorazione degli “abissi dell’animo umano”. Tortuosi, complessi e profondi gli appaiono, osservando il comportamento di una donna caduta in un crepaccio e ascoltando poi la confessione perversa del marito. Se la malvagità lo intimorisce, egli da poliziotto incallito va diritto per la sua strada ad inseguire delinquenti con il suo “istinto di caccia” (L’espressione è di Dashiell Hammet, autore di "The Big Knock-over" e che Camilleri considera suo nume tutelare). L’auto-percezione è una prova della sua spiccata vocazione investigativa:
“…io esisto perché c’è un negativo fatto di delitti, di assassini, di violenze” – dice a Livia -. Aggiunge: “Se non esistesse questo negativo, il mio positivo, cioè io, non potrebbe esistere”.
Sembra assoluta la risoluzione dell’uomo nel poliziotto. Eppure, non mancano circostanze che lo mostrano rispettoso della condizione altrui.
Diverse perciò le angolazioni di lettura dei sei racconti. Il lettore vi può viaggiare col proprio sguardo e cogliere con personale interpretazione trama e riflessioni che essa può dettargli.
La paura di Montalbano
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