La scrittrice del mistero
- Autore: Alice Basso
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2018
Dopo il successo de "L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome", Alice Basso ha pubblicato, sempre per Garzanti, altri tre romanzi, dei cinque previsti, tutti con protagonista l’originale ed irriverente ghostwriter Vani Sarca: "Scrivere è un mestiere pericoloso", "Non ditelo allo scrittore" e il recente "La scrittrice del mistero".
L’autrice, che fra le varie attività svolte si occupa anche di traduzioni e di valutazioni di proposte editoriali e scrive testi di canzoni rock, ancora una volta non delude i suoi affezionati lettori con un giallo dai risvolti romantico-letterari, dove l’amore viene descritto nelle sue più varie declinazioni.
Vani Sarca di mestiere fa la scrittrice, ma fantasma:
Una che scrive per conto terzi. Ossia che scrive saggi su opinioni che non pensa, autobiografie di vite che non ha vissuto, manuali per discipline che non ha praticato, su cui poi mette il nome di qualcuno che non è l’autore.
Altrimenti detto: io uso la parola scritta per sparare un sacco di balle.
Riesce a fare questo perché le persone per lei sono libri aperti e come tali si possono leggere, e anche copiare. Purtroppo si trova ad avere a che fare con politici autoindulgenti, sciocche soubrette, romanzieri incapaci, professori tromboni: gente mediamente stupida, o vanesia, o anche soltanto vuota. L’unico salvagente è mettere in imbarazzo Enrico Fuschi, l’editore delle Edizioni L’Edera, il suo capo.
Inoltre, qualche mese fa, un commissario di polizia si è accorto che “fra una ghostwriter e una profiler ci sono solo poche sillabe di differenza” e che la sua capacità di entrare nella testa delle persone poteva tornare utile per produrre profili psicologici di vittime o sospettati, confessioni da interrogatori, deduzioni da scene del crimine:
Dopo quasi dieci anni di lavoro, ho scoperto il lato divertente della mia inclinazione naturale.
Ma ecco che domenica 15 febbraio accade qualcosa di inaspettato:
Oggi, Vani Sarca, trentaquattro anni di misantropia sociopatica, trentuno e rotti di disprezzo e sfiducia verso la sua frivola sorella minore da quando la vedeva strappare le pagine di A come Ape, Vani Sarca, chioma bionda ma un passato di tinte per capelli nero-tenebra apposta per differenziarsi il più possibile anche esteticamente dalla Barbie di famiglia, ebbene, oggi questa stessa Vani Sarca sta provando qualcosa di simile a uno scrupolo di coscienza.
Alle prese con la disperata ricerca della frase perfetta per il biglietto di compleanno del suo orrendo marito, Vani non infierisce sulla sorella Lara, perché, per la prima volta, è “assolutamente, oggettivamente, sorprendentemente felice”: da meno di ventiquattr’ore sta con il commissario Berganza.
E questa felicità la sta uccidendo: ha i crampi allo stomaco e un’ansia strisciante le sta corrodendo il fegato. Il timore è che una catastrofe sia dietro l’angolo, che questa condizione non possa durare a lungo.
Sarà o non sarà un caso, allora, che il primo vero appuntamento sia interrotto proprio da Riccardo Randi, scrittore di successo nonché suo aitante e inopportuno ex fidanzato, mai rassegnato all’“ex”, che ha ricevuto alcuni oggetti insanguinati e un coniglio morto?
Considerati all’inizio uno scherzo di cattivo gusto, e quindi praticamente ignorati, questi macabri messaggi hanno preso ora l’angosciante forma di vere e proprie minacce di morte.
Come già accaduto in passato, la protagonista dei romanzi di Alice Basso si trova in questo quarto “episodio” a fronteggiare almeno tre situazioni contemporaneamente.
Innanzitutto, l’indagine sul colpevole delle minacce a Riccardo, che si concentrano su alcuni possibili sospettati, in particolare su sei nomi.
Tre aspiranti scrittori ai quali Randi ha consigliato di non proseguire con la letteratura – e che non l’hanno presa troppo bene –; uno studente che, a causa di una dimenticanza di Randi, ha dovuto rimandare la laurea e non ha potuto partecipare a un concorso; infine i due nomi più interessanti: un ricercatore che ha visto sfuggire un’importante promozione universitaria e il padre di una studentessa che, dopo una breve relazione con il professore, ha lasciato l’università.
Poi, l’allontanamento della sorella da un marito prepotente e cafone, che non l’ha mai amata e che l’ha sempre trattata con sufficienza.
Infine, il nuovo incarico editoriale che prevede la stesura del primo romanzo di una serie che verrà firmata niente meno che da Henry Dark, ovvero, come si scoprirà, Enrico D’Archino, un thrillerista italiano che si nasconde dietro un brutto pseudonimo. Vani lo considera scadente, ma è un fatto che i suoi romanzi si vendono molto, negli Stati Uniti e all’estero.
Mascella prominente e sterminata, fossetta sul mento, capelli improbabili, attico a New York e casa d’appoggio a Montecarlo, due cicli di bestseller all’attivo tradotti in ventiquattro lingue, Henry Dark che, in realtà, è nato in Brianza – un’origine che non ha mai voluto far trapelare –, nonostante abbia già una squadra intera di ghostwriter, coautori e collaboratori, è lei che vuole, e nessun altro. E non solo. Gli ispiratori del suo nuovo romanzo dovranno essere proprio Vani e Berganza: un commissario che assomiglia a Robert De Niro e una dark lady ipersexy in minigonna di pelle nera.
Proseguimento naturale dei tre precedenti romanzi, e ambientato in una Torino dove il buio dell’inverno sta per lasciare il posto alla luminosità ovattata di una primavera ancora lontana, con un paio di brevi visite a Milano, attraverso l’autostrada più noiosa del mondo, e una a La Spezia per un interrogatorio, La scrittrice del mistero propone al lettore una versione per certi versi inedita della sua protagonista. Fra battute fulminanti, citazioni letterarie, aneddoti sul mondo editoriale, flashback di un passato familiare che ritorna prepotentemente, circondata da personaggi che il lettore ha imparato a conoscere e ad amare e che formano una sorta di grande famiglia allargata, Vani deve fare i conti con un sentimento profondo, che non ha mai provato prima.
E a questo punto, è doveroso un ringraziamento all’autrice per non aver ceduto ad una tentazione cui molti colleghi non sanno dire di no, ovvero, per non averci propinato l’ennesima improbabile scena di sesso.
Dopo vari tentativi falliti, infatti, finalmente i due innamorati riescono a trascorrere una notte insieme, ma è la mattina dopo che ritroviamo il commissario intento ad esprimere l’amore che prova per Vani cucinando per lei: un momento dolcissimo ed intimo descritto con la solita irriverenza:
Ci sorridiamo un sacco e a lungo. E’ una fortuna che siamo da soli. Gli innamorati hanno bisogno di privacy per molte più ragioni di cui si creda. Il sesso non è la più sconcia delle cose che non vanno fatte in pubblico. Ci sono gli sguardi e i sorrisi, le parole in codice, i giochi, le carezze a tempo perso: tutta roba che a vederla da fuori, ottiene l’unico e immancabile risultato di farti sembrare un cretino. Gli innamorati hanno bisogno di stare soli per guardarsi come stiamo facendo in questo esatto momento io e il commissario e potersi concedere di essere ridicoli senza che nessuno gli rompa i coglioni.
E in un paesaggio desolato di persone che scambiano l’ossessione per amore, mostrando tutte le perversioni mentali di questo sentimento e le trappole in cui è possibile cadere, Romeo Berganza e Vani Sarca devono cercare di preservare questa “cosa” fantastica e preziosa che hanno la fortuna di avere.
Ci riusciranno certamente, piuttosto, il problema, anche se ancora non lo sanno, è un altro. Che fine farà Enrico Fuschi?!
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