Le regole dell’attrazione
- Autore: Bret Easton Ellis
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
Nato a Los Angeles nel 1964, Bret Easton Ellis è conosciuto soprattutto per American Psycho, il romanzo uscito nel 1991 che racconta di uno psicopatico benestante con la mania per i vestiti firmati e le efferatezze di ogni tipo. La narrativa di Ellis sfocia spesso nell’horror, ma l’orrore presente nelle sue storie scaturisce sempre dalla realtà, anzi è proprio il prodotto di una realtà già di per sé sfasata e alienata, dove crescono frutti marci e spaventosi.
Le regole dell’attrazione (Einaudi, 2016, trad. F. Durante), il suo secondo romanzo del 1987, è rappresentativo di tutto ciò. La storia, priva di una trama ben definita, racconta le vicissitudini di alcuni ragazzi e ragazze, che passano le giornate senza alcuno scopo preciso, con l’alibi di seguire corsi universitari di cui conoscono a malapena il nome. Le loro vere occupazioni sono la droga, l’alcol, il sesso, e le occasioni in cui possono procurarsi queste distrazioni.
Abbiamo il dipinto di un microcosmo vuoto, straniante, in cui questi personaggi vivono nell’apatia più assoluta, avendo perso coscienza di se stessi e di ciò che li circonda. Ormai in loro non vi è più alcuna emozione, alcuna empatia verso gli altri. Si muovono come automi, burattini mossi da istinti primordiali, reattivi solo a dipendenze basilari.
Così ci racconta Lauren, una delle protagoniste del libro:
“Non so perché vado a letto con Franklin. Forse perché piace a Judy, o forse è solo perché capita ogni tanto. Forse perché è alto e ha i capelli scuri e mi ricorda Victor. Forse perché siamo a un party di domenica sera ed è buio e mi annoio ma cosa potrei fare alla Booth?”
La narrazione di queste esistenze vuote è spinta fino all’eccesso, con un risultato sia comico che inquietante. Nemmeno il dolore che questi giovani provano sembra in grado di scuoterli. Arrivano a compiere gesti autolesionisti, persino a tentare il suicidio, in maniera distaccata, come incoscienti di quello che fanno. Le regole che li attraggono sono del tutto meccaniche; l’amore li sfiora e subito si ritrae; la loro indifferenza è uno stile di vita e una condanna; un vero distacco da qualunque passione, da tutto ciò che ci rende umani. A regnare è solo un tedio abissale, a cui non c’è soluzione.
Già negli anni ‘80, Ellis dipingeva un mondo in cui gli stimoli sembrano troppi, dove gli elementi culturali finiscono per sovrapporsi, per amalgamarsi e dunque perdere significato. Nelle pagine del romanzo vengono ripetuti i nomi di cantanti o di gruppi musicali, di grandi scrittori; ma questi nomi sono depauperati di qualunque valenza, tutt’al più oggetti di consumo. Questi universitari ascoltano musica senza sentirla, leggono libri senza capirli. La cultura è solo un ammasso di sostantivi, un contorno privo di qualunque interesse. Anche per questo Le regole dell’attrazione non ha una trama precisa; non può averla perché la vita di questi ragazzi e ragazze è di fatto priva di trama.
Ellis descrive una realtà concreta, ma dai contorni surreali, pronta a svelare come, dietro al vuoto pneumatico che rappresenta, si nasconda una violenza insensata. Nella sua narrativa, non a caso, si affaccerà la figura del killer o del vampiro, incarnazioni del male assoluto, di forze sotterranee e nefaste. Le regole dell’attrazione, tuttavia, non si spinge ancora così lontano. Ma l’orrore già si palesa dietro la figurazione di un mondo inquietante, in cui l’apatia ha preso il sopravvento, tanto da trasformare il contenuto della realtà fino a renderlo irriconoscibile.
Le regole dell'attrazione
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