Le schegge
- Autore: Bret Easton Ellis
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2023
Romanzo di formazione, giovani e ricchi ragazzi losangelini, un serial killer. Pseudo-memoir e paranoia.
Queste sono le vibes che si incontrano in Le schegge, il romanzo di Bret Easton Ellis pubblicato da Einaudi nella traduzione di Giuseppe Culicchia.
Unite il tutto alla cornice degli anni ’80 che ha grandi influssi all’interno del libro che vuole mostrare come qualcosa di ignoto sia all’opera in una società estrema dove se da un lato vi è il grande lusso sfrenato, dall’altro la violenza è all’ordine del giorno nelle sue forme più cruente.
L’atmosfera insomma è un miscuglio tra il mondo patinato dell’alta società e quello “horror” della gente comune che si trova a fare i conti con omicidi, effrazioni.
In quest’atmosfera complessa e fumosa aleggia inoltre lo spettro della droga, di cui fanno uso anche i giovani, che rende il clima della vicenda ancora più cupo e stridente.
Le vicende sono interpretabili come eventi potenzialmente disconnessi, non necessariamente uniti tra loro eppure grazie all’interpretazione che lo scrittore protagonista - Bret Easton Ellis stesso - ecco che un disegno in grado di connettere tutti questi casi inizia a prendere forma in una sorta di profezia terribile e inspiegabile.
È un romanzo che mette in primo piano la grande forza della paranoia: le preoccupazioni dovute all’escalation della violenza, la presenza di un serial killer che si aggira per le strade di Los Angeles animano e dis-animano la gente creando fratture anche tra la cerchia dei protagonisti che pian piano mostrano il loro essere non poi così uniti, così amici come le apparenze vogliono far credere.
Le vicende narrate dal nostro protagonista sono sempre filtrate dalla visione di Bret, l’elemento crime è presente, ma in modo fumoso: non si sta leggendo un romanzo crime, non ci sono scene di violenza esplicite, ma si assiste a questa brutalità dalla posizione di chi si trova a respirarne il profumo senza mai esserne immerso.
È una presenza forte, ma sempre fumosa, nascosta, eppure posta in bella vista. Come un rumore di fondo che avvolge i protagonisti e il lettore senza mai sfociare in scene cruente descritte e tangibili.
Altro dettaglio importante è che da lettore non è praticamente possibile immedesimarsi davvero col protagonista. Ci si trova a seguire le tracce di una èlite di cui però non si è in grado di capire appieno "gli usi e i costumi" e poi dettaglio importante ogni personaggio è per forza di cose buio, negativo, cattivo.
Lo scrittore mette in luce sempre i personaggi attraverso la lente giudicante che possiede. Ogni dettaglio presentato ha un valore simbolico - tema cardine degli scritti di Ellis, come si ritrova anche in un altro suo libro ovvero American Psycho - che comunica sempre qualcosa al lettore e in questo modo caratterizza il singolo personaggio. Bret Easton Ellis non confeziona un testo in grado di portare il proprio lettore a rendersi partecipe degli eventi che occorrono a un particolare personaggio, ma con sagace abilità creativa lo pone quasi nella posizione di detestare i protagonisti, sempre sul filo del fastidio.
La necessità di ricercare quella formula per inseguire una giovinezza eterna, quel fuggire dalla vecchiaia come richiesto in fondo dallo star sistem, assume qua una connotazione fortemente negativa. La critica è attuale e greve e si riassume nel tentativo di mostrare quel timore del cambiamento che attanaglia coloro che vivono in quel tipo di società. Sono tutti talmente intimoriti dalla vecchiaia, che prima o poi giungerà e condannerà chiunque a perdere lo status di bellezza giovane, da diventare incapaci di portare un cambiamento anche su sé stessi. È questa una società fossilizzata.
Si tratta di un libro conturbante, dove ritornano i temi cardine delle opere dell’autore, in grado di sottoporre al lettore una realtà che già si è recepita, il lettore non dovrebbe sentirsi sorpreso dalle parole di Easton Ellis, anzi è portato a realizzare di aver compreso già dove il romanzo vuole andare a parare.
Ma è proprio questa capacità di "dare a bere" al proprio lettore una riflessione che spesso si tende a nascondere che dimostra la capacità dell’autore di raccontare la società. Certo, si può dire che a volte scade un po’ nella ripetitività, a volte è un poco prolisso, ma trovo che tutto questo non fa altro che rimarcare quell’intorpidimento di cui parla. Il finale si dimostra a tratti stiracchiato, forse le fila del discorso potevano essere tirate meglio alla conclusione così da renderla ancora più forte e "spaventosa", sebbene l’autore renda comunque l’atmosfera cupa con cui era partito.
Le schegge
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