Le signore della notte di Giuseppe Scaraffia

Sesso e potere ne “Le signore della notte” (Mondadori, 2011, pp. 272).
Un appellativo elegante, misterioso, affascinante…
Certo, qualcuno le definirebbe in altri termini, termini che dovrebbero essere estirpati dal vocabolario della lingua italiana.
Oggi potremmo definirle escort, per essere eleganti e maliziosi allo stesso tempo.
Era Samuel Beckett a chiamarle signore della notte, e con lui anche uomini di basso e medio ceto sociale, oltre agli artisti dell’epoca come Stendhal, Kafka, Manet, Modì…

“Amo la prostituzione di per sé, indipendentemente da quel che c’è sotto...”

queste sono le parole di Flaubert.

Al giorno d’oggi, invece, chi pratica il mestiere più antico del modo è visto con ripugnanza, persino odio. I tempi sono cambiati, li definiamo moderni eppure sembra sempre che facciamo un passo indietro. Ora quelle donne verrebbero definite perverse, fornitrici di malattie, rovina-famiglie, sanguisughe che non hanno voglia di lavorare e sfruttano un dono che non si sono nemmeno guadagnate.
Come possiamo aver inventato qualcosa per andare sulla luna ed esser tornati così indietro sul piano della morale?
Cosa vogliamo nascondere? Qual è quel tarlo che ci ossessiona e che ci costringe a essere così cattivi, così gretti?
Da una casa sicura e riparata a un’auto sotto un cavalcavia, di notte, mentre un falò scalda il corpo ma non il cuore…

Giuseppe Scaraffia ci parla di donne e di un mondo che sembrano lontani anni luce dal nostro, eppure le similitudini sono più di quante cerchiamo di vedere.
Donne belle ma anche colte, clienti “nobili” che non si vergognavano d’apprezzare, forse addirittura amare, quei corpi e quelle anime che si donavano per un poco di bene, materiale e morale.
Un libro che non ha la pretesa d’insegnare nulla, eppure lo fa.
Da leggere senza pregiudizi e da ascoltare con il cuore, solo così potremo apprezzare appieno le parole di Giuseppe Scaraffia.