Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre
- Autore: Nadia Fusini
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2021
Shakespeare mette in bocca alle sue eroine una diversa concezione dell’amore, un amore moderno. Ofelia, Giulietta, Desdemona, Cleopatra agiscono in modo attivo. Il teatro che fa Shakespeare dà un ruolo forte, importante alla donna come maestra d’amore; non ci troviamo più di fronte alla poesia lirica dove c’è il poeta che monologante crea la donna che ama, ma qui è la donna che entra in scena con un grande paradosso: infatti chi incarna la donna è un uomo, perché nel teatro elisabettiano non ci sono le donne, ci sono uomini, giovani a cui ancora non si è spezzata la voce.
Shakespeare gioca con questo e fa sì che noi vediamo in scena giovani uomini vestiti da donne che fanno la donna. Uno dei temi di Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre di Nadia Fusini (Einaudi, 2021) è proprio questo cross dressing, questa idea che in fondo i ruoli si possono anche scambiare, che non è che essere donna essere uomo sono dati organici ma sono finzioni, immaginazioni.
Shakespeare si abbevera molto a tutto un linguaggio metaforico che si rifà alla bibbia; quello che è fondamentale è che le donne maestre d’amore diventano attive, agenti di questo discorso.
Per certe eroine scespiriane, come Giulietta e Desdemona, il loro aprirsi all’amore è una pista rischiosa verso la propria libertà, cioè voler amare l’uomo che amano le stimola in modo eclatante. Desdemona sceglie il moro, Giulietta sceglie il figlio della famiglia antagonista: ecco la libertà, l’esercizio della libertà finisce per coincidere con l’esercizio di una volontà d’amore che non deve essere decisa da altri.
Questo in cui Shakespeare scrive è un periodo molto importante, cioè è il momento in cui si libera un pensiero che fortemente sostiene la libera scelta: si è soggetti della propria vita perché si sceglie la propria vita. Ecco è questo un po’ il discorso dell’amore moderno.
In Romeo e Giulietta è molto forte questa impossibilità di congiungersi perché l’amore è un’azione molto rischiosa: uno si apre all’altro, ma non è detto che questa spinta verso l’altro si concluda armonicamente, perché nell’amore c’è sempre un rischio.
Shakespeare parla in un modo bellissimo del matrimonio di due menti, di due anime, di due intelligenze; nell’amore noi scopriamo il piacere del corpo ma anche il piacere di stare insieme, del venire insieme perché è una gioia, è bello incontrare l’altro.
L’amore è veramente conoscere l’altro aprirsi all’altro. In queste creature Shakespeare inventa una cosa straordinaria: come è complessa ma anche molto ironica, rischiosa e comica l’avventura dell’amore.
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