Creature in bilico di Nadia Fusini

È un affresco tutto al femminile l’ultimo libro di Nadia Fusini appena dato alle stampe per Einaudi. Si intitola Creature in bilico.
L’autrice, traduttrice e presidente dell’Italian Virginia Woolf Society, più che scrivere sembra dipingere la quotidianità con vivido realismo. I suoi racconti sono istantanee di incredibile forza che trasmettono odori, colori, immagini. E regalano un’originalissima escursione nella grande letteratura grazie a una carrellata di donne attuali, eppure antiche. Le sue protagoniste si susseguono via via, fragili e insieme potentissime come solo gli archetipi sanno essere. Così una narrativa di grande forza ci riporta alle origini della figura femminile e ne traccia l’evoluzione.

Il mito, scopriamo, non è un remoto retaggio dei secoli, ma passeggia per le strade di città.
Così Giulietta che vive in Campo de’ Fiori, ama i libri e assomiglia ad Ariel, Gina che si veste di stracci ha la personalità di una regina potente e definitiva, incarna la dea della giustizia, è Themis. Agata è come Era. E poi ci sono Medea, Sansone e Dalila, Ninfa. Hanno nomi e vite diverse. Ma, ora come allora, stanno in bilico tra fatalismo e responsabilità. Cambiano assieme al mondo, cercano un modo per adattarsi.
E scrivono storie di amicizia, saggezza, intraprendenza, sventatezza.

Della letteratura Nadia Fusini racconta da sempre. Per Mondadori ha curato i due Meridiani su Virginia Woolf e quello più recente su John Keats. È autrice, tra gli altri, di Due volte la stessa carezza (Bompiani, 1997), Lo specchio di Elisabetta (Mondadori, 2001), L’amore necessario (Mondadori, 2008). E poi i saggi che indagano l’universo femminile: Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre (Einaudi, 2021) e il celebre Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf (Mondadori, 2006), La figlia del sole. Vita ardente di Katherine Mansfield (Mondadori, 2012) fino a Il potere o la vita (Mulino, 2021).
Qui però fa un ulteriore passo avanti. Affronta temi scomodi, difficili. E, in linea con il ruolo che appartiene alla letteratura, racconta e testimonia il cambiamento di una generazione, accompagnandolo con affetto misto a curiosità. E un pizzico di tenerezza. Così facendo espone sé stessa, perché come dice:

Vivere è un’esposizione. Attenzione, non una esibizione, ma un’azione che ci espone nella nostra fragilità.

E scrivere, verrebbe da dire, rappresenta l’atto estremo di coraggio.