Maleta real casa dei matti di Benedetta Tomasello

Benedetta Tomasello non è una scrittrice di professione ma come nella sua occupazione principale incasella le parole al pari di tessere di mosaico e la narrazione di “Maleta real casa dei matti” si fa poesia.
Lunga discesa verso gli inferi la storia di Maleta, ripiegata su se stessa e lucida narratrice, è tratta da una ma anche più storie vere perché la bambina Maleta che spera una vita migliore, l’adolescente che cede a un uomo brutale, finendo nelle sue mani dopo che la famiglia si è freddamente liberata di lei, è tutte le bambine, tutte le donne in cerca di speranza subito tradita e svenduta.

Ma la storia di Maleta è ancor più dolorosa, aggrappata al suo Cristo e abbandonata da tutti, rinchiusa in un luogo senza tempo, tra corpi non più umani e personale medico incrudelito, celata a quei figli diventati futuro negato.
È la casa dei matti ante legge Basaglia (non a caso, nella storia, l’unico spiraglio positivo si intravede con l’arrivo del dottorino che segue le nuove direttive, nel 1978), luogo di espiazione estrema dove si abbandonavano non solo i malati mentali ma anche gli emarginati, i sovversivi o chi non voleva o riusciva a essere uguale all’informe massa conformista.

Disegni stilizzati quasi picassiani e parole che si fanno poesia come poesia è l’intero romanzo, triste e severo, storia di una donna violata che però nel suo intimo mantiene il diritto di sognare.