Nel guscio
- Autore: Ian McEwan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2017
“Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare”.
“Nel guscio” (Einaudi, 2017) è l’ultimo romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan, classe 1948. La storia è caratterizzata da un tocco di genialità, dato che l’io narrante è un feto, capovolto e ormai prossimo a vedere la luce. L’opera è concepita come un lungo monologo di questo “non nato” che dà già dei giudizi sul mondo che lo circonda. Egli si rende conto di avere una mamma ventottenne di bell’aspetto – coi capelli biondi e gli occhi verdi – un po’ troppo dedita al vino. E infatti, mentre lei beve, lui già ne coglie il retrogusto ed è in grado di dissertare di tannini al pari di un enologo.
Ian McEwan, che è solito stupire stilisticamente il lettore, infonde un’ironia che non può non sprigionare sentimenti teneri nei confronti di questo bambino che presto dovrà vivere e non nascerà certo sotto una buona stella. Per quanto per lui sia penoso ammetterlo, perché vuole molto bene alla sua mamma, il feto capisce che qualcosa non va. Sua madre Trudy non divide il letto con suo padre, il poeta squattrinato John Cairncross, ma col fratello di lui, l’ottuso agente immobiliare Claude. Da quella sua posizione ormai stretta e forzata, gli assidui rapporti sessuali dei due cognati fedifraghi, compiuti sotto l’effetto dell’ebbrezza del vino, sono descritti in maniera esilarante. E inoltre, è cosa ormai decisa: una volta nato, sua madre intende abbandonarlo.
Nascere o non nascere? Questo diventa il problema.
E mentre la storia procede seguendo i ragionamenti di questo indesiderato nascituro, che sembra avere un’opinione su tutto – persino sulla contemporaneità –, ecco che irrompe un mistero degno di un vero e proprio thriller. Sua madre e suo zio, schiavi di alcol e veleni, stanno forse progettando di uccidere suo padre, che invece è da sempre molto innamorato della moglie? O è soltanto un sentore che ha questo feto “erudito”, che ascolta sempre programmi culturali alla radio insieme alla sua mamma?
La posta in gioco è una villa di famiglia che potrebbe andare in eredità al fratello più longevo. Quel “marcio” in Danimarca, di shakespeariana memoria, fatto di complotti e tradimenti fra consanguinei, si accumula sotto forma d’immondizia nell’atrio della lussuosa dimora, lasciata andare in disuso. Qui Trudy, negazione per eccellenza della brava massaia, ha cacciato il marito per vivere in assoluta libertà col cognato-amante.
Riuscirà questo bambino non ancora nato, indifeso ed impossibilitato all’azione, a salvare suo padre? E se no, potrà almeno mettere in qualche modo i bastoni fra le ruote agli intenti criminali di sua madre e suo zio che, talvolta forse in maniera un po’ maldestra, tramano nell’ombra?
“Il guscio” è l’ultimo romanzo di uno scrittore di grande talento sulla capacità potente e portata agli eccessi che hanno i bambini, ancora nel grembo materno, di percepire la vita attorno a sé. Il fatto che a farlo sia un “figlio” della buona scrittura, rende tutto estremamente interessante.
Nel guscio
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