Poesie di Giosuè Carducci

Alzi la mano tra le persone oltre i 45 quella che ha amato il Carducci. Non si vedono mani alzate. E a pensarci bene non a torto. Poesie retoriche da imparare a memoria alle elementari e analisi di vocaboli desueti alle medie. Questa è stata la sorte del Carducci a scuola come di tanti altri autori.
Eppure può essere interessante vedere l’evoluzione della sua vena poetica nell’opera che sto per recensire Poesie, edita da Garzanti nel 1999, che mette in luce l’attività poetica di Carducci da Iuvenilia alle Odi barbare.
Giosuè Carducci (1835- 1907) fu il poeta della Terza Italia, il vate di cui essere orgogliosi, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1906. Il poeta toscano parte da un tardo romanticismo in cui vengono riprese tematiche patriottiche e ribellistiche in cui si vede un fiero anticlericalismo con l’"Inno a Satana" fino a dei toni da poeta civile nell’ultimo periodo. Da ribelle a fautore dell’ordine.
Spirito guerriero, cercava di dare un’immagine eroica del Medioevo italico e nello stesso tempo mostrava un’immagine delicata nelle sue poesie amorose dedicate a Lina o ad Annie (commovente l’ultimo amore nell’immagine "Batto a la chiusa imposta") e alle sue disgrazie familiari di "Pianto antico".
Fu anche traduttore dal tedesco con La tomba del Busento e dal francese e fine conoscitore della poesia classica fino a trasporre i versi classici nella poesia italiana con le "Odi barbare".

Un autore di scuola che vale la pena di riprendere per capire valori e idee che sono passati di moda, ma che ci danno l’idea di epoche passate.
Consigliato a studenti di Lettere e a futuri insegnanti a cui rivolgo l’appello di capire prima di giudicare e a inquadrare storicamente gli autori che sembrano più sorpassati senza però cadere nella retorica di esaltarli ciecamente. È il tono che fa la musica.