Pulp. Una storia del XX secolo di Charles Bukowski

Bukowski è uno dei pochi che, a mio avviso, ha capito tutto della vita e che poi ha deciso di farci dono gratuito di tutte le sue preziose intuizioni tramite la sua scrittura, proprio come se fosse un inestimabile testamento. La sua scrittura sempre sboccata, scurrile, a tratti surreale e apparentemente sconclusionata, arriva proprio come un pugno dritto nello stomaco o come un ladro che di notte penetra nella mente a scuotere la coscienza del lettore. La sua ironia tagliente e sempre sopra le righe si contrappone alla grandezza di alcune sue “perle di saggezza da strada” di rara bellezza. Il suo stile scanzonato, dissacrante, pungente, è secondo me la sua personale rivincita e quella di tutti i protagonisti delle sue opere: persone comuni, quasi sempre appartenenti ad una certa classe di sfigati dannatamente affascinante e a cui nel bene o nel male ci si affeziona irrimediabilmente durante la lettura.

La stessa cosa che è accaduta a me con Nick Belane, il protagonista di quest’opera, un investigatore privato da strapazzo, con tre matrimoni falliti alle spalle, un sacco di debiti e una carriera infelice, perché completamente privo di grinta, iniziativa e capacità d’indagine. E’ un uomo dannatamente egocentrico, triste e depresso, schiavo delle sue pulsioni e dei suoi vizi: le donne, il gioco d’azzardo e l’alcool, che sembra essere l’unico reale antidoto contro la crudele realtà. In poco tempo, si ritrova a seguire ben quattro differenti casi che successivamente sembrano incastrarsi inspiegabilmente fra loro, conducendo Belane ad un epilogo crudele ma quasi certamente scontato. Belane mostra l’unico barlume di lucidità e di sensatezza solo quando ripensa ai suoi matrimoni falliti e quando profetizza sul non senso della vita e sul triste destino che contraddistingue tutti gli esseri umani, mostrando addirittura un’inaspettata vena di romantico e doloroso rimpianto. E’ infatti, proprio nelle ultime pagine dell’opera che la solita scrittura irriverente di Bukowski cambia decisamente impronta, mostrando il suo lato più alto e nascosto e ponendo Pulp come un libro assolutamente imperdibile per tutti gli amanti di Bukowski e non solo.