Quando meno te lo aspetti
- Autore: Chiara Moscardelli
- Genere: Chick-lit
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2015
“La vita poteva sorprenderti in mille modi, ma avevo imparato una cosa: avevo sempre puntato sul cavallo sbagliato. (…) dovevo puntare su di me, il cavallo Penelope Stregatti”.
Ha un nome che è tutto un programma, qualche chilo di troppo da smaltire, una nonna pugliese che legge le carte e non sbaglia un colpo, un lavoro che la tiene a stretto contatto con la morbidezza – dei pannolini, sia chiaro – e tanti sogni nel cassetto, ma poi si sa che i sogni, nei cassetti, fanno solo la muffa.
Ecco a voi Penelope Stregatti, la barese trapiantata a Milano che aspira a diventare una grande giornalista, dopo che riuscirà ad innamorarsi, a trovare l’uomo giusto, a sposarsi, ad avere dei figli e a girare il mondo, giusto per citare i primi punti di una lunga lista di desideri.
È Chiara Moscardelli a dare vita ad un personaggio così strambo eppure molto familiare, che profuma di autobiografia e si pone a metà strada tra Bridget Jones e Julia Roberts in Pretty woman, con tutti i distinguo del caso, s’intende. E solo una protagonista del genere avrebbe potuto animare un romanzo esilarante come Quando meno te lo aspetti (Giunti editore, 2015, pp.269), da gustare tutto d’un fiato tra una risata e un filo di suspense.
Penelope Stregatti è una trentaseienne con una laurea, due master in giornalismo e cinque lingue per amiche, perché lei non solo le parla tutte e cinque, ma, grazie alla sua prodigiosa memoria, ricorda e immagazzina qualsiasi tipo di linguaggio, qualsiasi informazione, qualsiasi documento si trovi per le mani. Nonostante le qualità innate, la Stregatti non riesce a decollare dalla pista della vita, non riesce proprio a conquistare un terreno tutto suo dove potersi muovere senza far cadere una sedia, un soprammobile, senza farsi male, con il garbo e l’eleganza che contraddistinguono le sue colleghe della Pimpax – la multinazionale per cui lavora come addetta stampa - vegane, magre e rigorosamente vestite Armani.
Ma a completare il quadro della perfetta sfortunata combina-guai non poteva mancare l’impiego, nel tempo libero, come redattrice di Girl Power, tipico nome del tipico settimanale femminile in cui Theresa Page, ossia Penelope Stregatti, si occupa di test e oroscopi sessuali. Lei, che non ha neanche la più pallida idea di cosa sia un punto G. Lei, che si innamora sempre degli uomini sbagliati e degli amori impossibili. Lei, che ancora deve credere in se stessa e nella sua capacità di riuscire, se solo lo volesse davvero, se solo se ne rendesse conto.
Theresa Page, pardon Penelope Stregatti, è la donna di oggi, è la Silvia, la Chiara, la Giulia, la Michela, la Gabriella in continua lotta con la bilancia, con le proprie ambizioni, con la paura di non farcela, con il terrore persino di provarci. In sostanza, eternamente combattuta tra il vorrei e il potrei, tra il ce la faccio e il non ce la farò mai, tra l’essere se stessa in ogni situazione e il voler essere perennemente qualcun altro.
È così che la vita ti scorre tra le dita, senza che tu te ne renda conto ed è stato proprio così che Penelope ha visto sgusciare via la propria esistenza, fin quando un incontro/scontro con l’uomo che diventerà la sua ossessione non la risveglierà dal torpore milanese. La sbadataggine di Penelope sarà propedeutica al suo rilancio nella vita: Penelope investe con la sua bicicletta Alberto Ristori, ne perde le tracce e nel frattempo, ad un mese dall’incidente, arriva alla Pimpax Spa un consulente incaricato della ristrutturazione della ditta, Riccardo Galanti. Ma no, un attimo, quello è Alberto Ristori. Penelope non ha dubbi, eppure lui nega, nega fino all’ultimo, nega anche quando ormai la Stregatti è diventata la sua segretaria, nonché amica intima, confidente e, ahilei, innamorata.
Di Galanti, appunto, o di Ristori che dir si voglia.
In un continuo saliscendi di emozioni, in un’altalena terapeutica di tira e molla, di passi avanti e passi indietro, Penelope e Galanti/Ristori si attraggono, si respingono, si cercano, fanno finta di ignorarsi. Penelope ne è affascinata, non resiste allo sguardo magnetico del suo conte Ristori, eppure non si fida del tutto, perché intuisce che quell’uomo dallo sguardo impenetrabile, eppure dal tocco di velluto, nasconde dei segreti che difficilmente le confesserà.
All’interno di un libro che ha tutto l’aspetto di un film di Woody Allen, con un pizzico di sottile ironia morettiana e una grande dose di humor, tutta rigorosamente made in Italy, Chiara Moscardelli inserisce un nugolo di personaggi delineati con la maestria della scrittrice che sa esattamente dove andare a colpire, pur senza dimenticare la cosa più importante che caratterizza il romanzo e lo rende così amabile: il racconto della Vita di tutti i giorni. Maurizio, Sofia, Lavinia, Letizia, Federico, Bianca, Modestina diventeranno da subito i nostri migliori amici, i nostri colleghi di lavoro più detestabili, i nostri amici di infanzia più cari, proprio perché fanno parte della vita di Penelope, che è già una di noi.
Quando meno te lo aspetti ha l’intensità di un romanzo di vita sulla vita, denso di riflessioni sui pilastri fondamentali dell’esistenza, a partire da quello più importante: se stessi. È un romanzo sulla fiducia, quella che ognuno di noi dovrebbe avere prima di tutto in sé, e poi negli altri; è un romanzo sulla stima, quella che ognuno di noi dovrebbe avere prima di tutto di sé, e poi degli altri; è un romanzo sull’insicurezza, quella inspiegabile paura di non essere mai abbastanza che porta ad un sottile e strano tipo di egoismo, l’egoismo di chi, preoccupato di non farcela, danneggia, oltre che se stesso, anche chi gli sta vicino, ignorando i come e i perché dell’universo circostante.
“(…) ero così convinta che nessuno mi capisse che non mi ero mai soffermata un attimo a cercare di capire loro”.
Alternando sapientemente emozioni a sfondo rosa e vicende dalle tinte quasi gialle, Chiara Moscardelli fabbrica un arcobaleno di vicende che si intrecciano e che formano un’unica grande storia, quella di Penelope Stregatti, la Theresa Page che ci insegna l’arte del riscatto tra una caduta in bicicletta e una teglia di sgagliozze che avrebbe fatto resuscitare perfino ““Sande Necòle!””
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