Questa notte non torno
- Autore: Antonella Sbuelz
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2021
Nei libri precedenti di Antonella Sbuelz si respirava l’amore per la storia delle sue terre, il nord est del paese, che la scrittrice attraverso trame diverse andava ricostruendo: penso al bel personaggio di Greta Vidal o alla Ragazza di Chagall.
Ora però, in tempi di sbarchi clandestini e di immigrazione mal gestita, la professoressa e poetessa Antonella Sbuelz ci parla del presente e sente l’urgenza di rivolgersi ai giovani, ai ragazzi che ogni giorno incontra a scuola, per raccontare loro in forma romanzesca una storia bellissima che vede protagonisti due ragazzi, Mattia e Aziz.
I capitoli del nuovo romanzo Questa notte non torno (Feltrinelli, 2021) alternano le loro voci, i loro pensieri, le loro speranze, i loro dolori.
Mattia è un quindicenne di Udine, dove frequenta il liceo. Figlio unico, ha una famiglia unita, il padre professore di filosofia, la madre biologa, ha una cotta per la bionda Sofia ma non osa dichiararsi. Il suo amico Giulio, che invece ha molti fratelli piccoli, lo prende in giro ma si vogliono un gran bene. La vita di Mattia scorre lieve, in attesa delle vacanze estive; i suoi unici pensieri sono la morte recente del nonno, un amico saggio e il pensiero di Sofia, che forse non si è accorta dei suoi timidi approcci. Tornando a casa in bicicletta per pranzo, trova sua madre pensierosa e desiderosa di parlargli. Lei e suo marito si stanno separando, anche se Mattia non si è accorto che qualcosa da tempo non stava funzionando in famiglia.
L’altro ragazzo si chiama Aziz, è un giovane afghano in fuga dl suo paese, insieme a suo padre e a suo zio. L’amatissima mamma è morta in un assurdo attacco di una pattuglia di americani alla ricerca di terroristi e ora i tre per sfuggire alla morte stanno percorrendo a piedi la rotta balcanica per raggiungere la salvezza: hanno già attraversato a piedi diversi territori, ma arrivati esausti in Ungheria vengono fermati e arrestati. Una poliziotta inspiegabilmente e illegalmente aiuta il ragazzo a fuggire: lo aiuta a salire su un treno diretto in Austria, gli consegna pochi spicci per sopravvivere e si dilegua. Dopo terribili paure e l’incertezza di dove rifugiarsi, Aziz si ritrova a Udine, dove in una notte terribile avviene l’incontro casuale ma provvidenziale tra i due ragazzi...
La parte più intensa della storia è proprio l’incontro fra due mondi lontani, stranieri l’uno all’altro: attraverso la lingua inglese, che tutti e due parlano, i due ragazzi si intendono e fanno i conti con la diversità delle loro storie, dei loro drammi, della loro provenienza.
Un romanzo d’iniziazione quello che Antonella Sbuelz ci racconta con la sua scrittura sicura, densa di dettagli capaci di ricostruire mondi, piena di poesia, di musica, di grande sensibilità psicologica nell’affrontare i disagi di un’età, quella adolescenziale, nella quale ancora non si riesce a prendere per bene le misure ai fatti della vita: quando Aziz racconta di sé, Mattia non può che retrocedere dai suoi atteggiamenti vendicativi nei confronti dei suoi genitori, che comunque ci sono e sono vivi.
La lezione che la storia del piccolo afghano propone al ragazzino italiano, protetto da un contesto accudente e privilegiato, penso conti di più di tanti insegnamenti che la scuola propone in modo troppo spesso teorico e retorico. Un romanzo come questo deve diventare un libro di testo, può aiutare gli insegnanti a far maturare nei più giovani il senso delle proporzioni: casa significa arrivare da un altro mondo, dopo aver visto morire al propria madre, aver abbandonato la propria terra, non sapere più nulla del padre. Mattia tocca con mano, capisce fino in fondo quali siano i veri drammi del nostro tempo, diventa un giovane uomo più ricco e consapevole.
Bellissime le figure dei nonni dei ragazzi. La dottoressa Nadira, perseguitata nel suo paese dai talebani e costretta a lasciare il lavoro, a rifugiarsi in uno sperduto villaggio con le sue figlie: non smetterà mai di incoraggiare Aziz a studiare, a fuggire dove potrà costruirsi una vera vita. Il nonno di Mattia, che ha costruito case in città per decenni, lascia in eredità a suo nipote una collezione di chiavi: oggetto simbolico, la chiave, che apre porte, e che avrà un significato importante nella ricerca del senso della vita di suo nipote.
Personaggi credibili e ben costruiti, come tutta la sapiente architettura del romanzo, che si conclude in modo imprevedibile, commovente fino alle ultime pagine. Speriamo che questo libro prezioso riesca a volare e raggiungere quanti più lettori possibili, in modo che la parola “accoglienza” non resti solo un termine ripetuto ossessivamente dai tg, ma privo di sostanza e di un reale significato di vita vissuta.
Questa notte non torno
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