Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?
- Autore: Antonio Manzini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2023
Un Rocco Schiavone inedito ci sorprende nelle pagine di questo nuovo, breve romanzo dal titolo Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (Sellerio, 2023).
Non più solo, tra le nevi e le montagne estranee di Aosta ad affrontare nuovi casi da risolvere e a portare il peso di un passato doloroso, ma di nuovo in compagnia, come nel tempo lontano dell’infanzia, degli amici più cari, immerso in un viaggio transcontinentale per attraversare una volta per tutte le conseguenze di quel passato.
Nel nuovo capitolo della saga dedicata al vicequestore romano, con un evidente richiamo al titolo di un celebre film di Ettore Scola, Antonio Manzini ci propone con la solita felice combinazione di ironia e cinico disincanto che caratterizzano il suo fortunato personaggio, un’avventura on the road, attraverso le tappe di un viaggio picaresco che conduce non solo in luoghi geograficamente remoti, ma al contempo nei meandri più profondi della coscienza e del sentimento del protagonista, e a farcene condividere l’”apnea emotiva” .
“Ai profondi gli abissi”; e in accordo con la massima di Nietzsche, Rocco parte con l’amico Brizio da Fiumicino, affrontando un viaggio infinito come il continente americano di cui esploreranno in pochi giorni le megalopoli e gli anfratti più riposti, passando dal Pacifico all’Atlantico.
Lo scopo del viaggio è di rintracciare Furio, partito da Roma in gran segreto per vendicare il tradimento di Sebastiano, l’amico che ha tradito, l’infame che ha calpestato il valore più sacro che legava i quattro uomini: un’amicizia fraterna, una “philia” dai contorni epici e religiosi, che avrebbe dovuto tenerli insieme fino alla morte. Tutta la trama del breve racconto si snoda in un’atmosfera di caccia all’uomo ( in cui comico e tragico si mescolano inestricabilmente fino a elidersi) in cui l’inseguito e gli inseguitori, mossi da intenti diversi, si ritrovano alla fine ancora insieme, quando tutto sembrava congiurare per dividerli definitivamente.
Mentre Furio, come il più impavido e disarmato degli eroi rincorre il traditore per compiere la sua vendetta, imbattendosi in avventure paradossali, Rocco e Brizio si mettono sulle sue tracce, altrettanto impavidi e spaesati, con il solo intento di impedirgli di cacciarsi nei guai.
“Per me Seba è morto e sepolto”
Dichiara infatti Rocco a Fulvio dopo averlo ritrovato, dimostrando che per lui l’amicizia è un sentimento vitale, un nutrimento primario, superiore e incommutabile con l’orgoglio o la vendetta fine a sé. Ed è singolare che, pur rasentando la morte, da cui si sente accerchiato e disposto a guardarla in faccia senza patteggiamenti, Schiavone ancora una volta, per un istinto, una logica e un sentimento di giustizia che gli è connaturato e che continua ad ardere sotto lo strato apparente del suo cinismo, scelga di abbracciare la vita, di appartenerle nonostante tutte le sue giravolte, i suoi tradimenti, le sue illusorie menzogne.
Il viaggio alla ricerca di Fulvio porta gli amici dapprima a Buenos Aires, che con i grigi e impersonali casamenti ricorda loro Isernia; poi nella capitale del Messico, paragonata ad una giungla sconfinata e irrespirabile; infine in un paradiso dei Caraibi dove l’avventura si conclude e il destino lancia il suo ultimo, imprevedibile, colpo di dadi. I due amici più volte durante il viaggio:
“avrebbero preferito prendersela comoda, magari fermarsi in qualche resort nella foresta, mangiare bere e parlare degli argomenti più inutili del mondo”
Ma lo scopo da raggiungere li rende inflessibili e forsennati nel loro procedere.
Il tempo della narrazione pertanto, modulato dal frenetico movimento nello spazio e nella coscienza dei tre amici, scorre veloce, riducendo a fantasmagorici fondali visti in sogno o dalla cornice di una cartolina, luoghi, alberghi, strade e persone incontrate durante l’inchiesta, che a tratti ricorda, in modo parodico ma altrettanto favoloso, quelle dei cavalieri ariosteschi , rapiti da una malia che li costringe di continuo a immergersi e sconfinare da una geografia a un’altra, in quella labirintica foresta che è il mondo terrestre, in tutto simile al cuore umano.
Soltanto Roma, e in particolare il quartiere di Trastevere, con la sua topografia e la sua mitografia di nomi e volti familiari come una patria, continua a recingere lo spazio iniziatico dell’infanzia, le sue radici tenaci, memoriali ed affettive, consentendo a Rocco e ai suoi amici di non perdersi del tutto; di ritrovarsi ogni volta e di rinnovare nonostante le distanze che gli anni e le ferite hanno scavato e inciso tra e dentro ciascuno di loro, il giuramento di fedeltà che li ha uniti fin quando, da bambini sconfinavano dal loro quartiere, salendo sugli autobus senza pagare il biglietto, per corteggiare vanamente le belle straniere in visita alla città eterna.
Ecco dunque che questo viaggio disperato verso un altrove e un altro (l’amico che ormai “non è più un amico”; il passato che non può più tornare né essere liquidato con un colpo di spugna o di rivoltella) acquista sorprendentemente i contorni di un rito un po’ stralunato, di rigenerazione, scandito dal ritmo di una melodia nostalgica che dalle profondità del passato affiora e si aggetta verso un’attesa, un’ipotesi di futuro, come una mongolfiera che trova il suo slancio e la rotta verso il cielo solo dopo essere stata liberata dalle zavorre che la tenevano bloccata al suolo.
Nessuna vendetta, nessuna impresa potrà a questo punto ripagare quell’attesa, se non commutandola in altra e diversa necessità, traslocandone il rancore per lasciare spazio a una riconciliazione , una “quete”, con sé stessi prima ancora che con il mondo circostante; rialzando la schiena finalmente libera da ogni peso, per ritrovare faticosamente un equilibrio che pareva perduto per sempre, e con esso una compassione e una comprensione inaspettate.
Secondo me bisogna festeggiare le vittorie e pure le sconfitte. Allo stesso modo.
Dice Rocco al termine del viaggio di ritorno, dopo un lungo sonno ristoratore , un istante prima di congedarsi da Roma e dagli amici rimastigli, con la speranza nel cuore:
che Aosta non avesse cambiato idea accogliendolo con un abbraccio gelido, ma che gli avrebbe fatto ritrovare quel po’ di sole che c’era quando era partito.
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