Roma per sempre
- Autore: Marco Proietti Mancini
- Anno di pubblicazione: 2012
“Storie quotidiane dalla città eterna” è il sottotitolo di Roma per sempre di Marco Proietti Mancini (Edizioni della Sera, 2012), metà romanzo e metà guida turistica emozionale che accompagna il lettore nei meandri di una metropoli da sempre Caput Mundi.
“Ho tolto il parabrezza. Ho indossato il paraschiena, gli occhiali da moto, il casco e i guanti.”
È l’incipit del secondo libro dell’autore romano che fa parte della collana Emozioni di carta di una giovane ma determinata casa editrice della capitale.
Partendo da Piazza Sempione “un gioiellino, un quadrato incongruo in mezzo ai palazzoni”, Proietti Mancini compie il giro di Roma in un tour che regala a chi legge squarci conosciuti, ma sempre affascinanti e ritratti inediti di un luogo i cui protagonisti sono gli abitanti da sempre abituati al disincanto. Il popolo romano è arrogante, fiero, orgoglioso e generoso, perché “gli occhi dei romani hanno la memoria di tutto quello che hanno visto, nel cuore dei romani c’è l’emozione di tutto quello che hanno sentito in tremila anni... ”. Non è facile emozionare un romano, ma se tale miracolo dovesse mai accadere allora “mi sarai entrato nel cuore, e non ne uscirai più. Sarai un amico, sarai parte di me. Sarai romano”.
“Questo libro non nasce da un’idea organica, strutturata, è una storia che si è composta come si vive, mettendo insieme esperienze, emozioni, ricordi e speranze. Ogni tanto ci si volta indietro e si riassapora il passato rivivendolo con occhi nuovi, quasi sempre si guarda verso il futuro. Anche il titolo è nato dopo, quando rileggendo le storie insieme all’editore e alla curatrice, ci siamo resi conto che in ogni parola c’era dentro la mia Città”
ci ha confidato Marco.
Con una penna ironica, sagace, condita di dialetto romanesco, l’autore ha saputo rievocare quella romanità ben espressa da Anna Magnani in Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini e quel core de Roma che traspare in ogni canzone di Antonello Venditti. Un interessante percorso nel passato “Piazza del Popolo? Che il Popolo non c’entra niente; anticamente lì c’era un bosco di populus, il nome che la gente dava ai pioppi e ce n’era uno gigantesco, il Populus; ecco perché si chiama Piazza del Popolo”, un viaggio nel presente e uno sguardo sul futuro di una città che è “troppa, è tanta, è bella”.
Intervallato su riflessioni sulla vita, sui ricordi dell’infanzia (“l’Antica Fraschetteria Vallombrosa era un posto, con un pergolato all’aperto coperto da un rampicante, dove potevi anche portarti da mangiare di tuo, bastava che da loro compravi da bere”), il libro è un canto d’amore per Roma, per il suo cielo azzurro e trasparente, per San Paolo “è il quartiere della mia infanzia, adolescenza e giovinezza. Ogni volta che ci torno, è uno strappo nel cuore”. Tra le tante cartoline romane presenti nel libro scegliamo la Panoramica, dove svetta il Cupolone simbolo di quello “Stato nella città con le sue mura imponenti”. “Su su su, subito a destra, Monte Mario e in cima lo Zodiaco. Eccola. Quante volte l’avrò vista? No, non mi basta mai, no, l’amo, io LA AMO”. Quando terminiamo la lettura, facciamo nostre le parole di Giovanni Ricciardi riportate nella quarta di copertina:
“Una città che, in queste pagine, si rivela madre e complice, teatro di una giovinezza che ha il sapore del pane di una volta, e il retrogusto della malinconia”.
Roma per sempre. Storie quotidiane della città eterna
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