Saldi d’autunno
- Autore: Gesualdo Bufalino
- Casa editrice: Bompiani
Torno a visitare "Saldi d’Autunno" (Milano, Bompiani, 1990), l’opera in cui Gesualdo Bufalino ha raccolto testi di varia natura e destinazione già apparsi tra il 1981 e il 1989 su quotidiani e riviste. Pare che il titolo ne voglia minimizzare la portata: indica, infatti, oggetti da svendere a basso costo nella stagione che s’apre al letargo. Eppure, precisa l’autore nella quarta di copertina:
“La speranza è che frugando nel mucchio, qualche occasione se ne ricavi”.
Più di qualcuna, in effetti. Si tratta di argomenti che, catalogati in sette sezioni - ciascuna preceduta da una sintetica sorta di prefazione - (“Sicilianerie”; “Per Pirandello”; “Scrittori di oggi”; “Casi di varia letteratura”; “Quadri e cartelle”; “Inchiostro simpatico”; “Pro domo sua”), hanno come filo conduttore:
“Un sentimento della Sicilia ambizioso (…), un episodico taccuino di viaggi attraverso i maggiori autori dell’isola, una miscellanea di saggi …”.
Oltre all’ampiezza, gli argomenti trattati, che vanno dal genere letterario a quello fotografico e pittorico (suggestive le annotazioni su Fabrizio Clerici e Piero Guccione), fanno capire il metodo critico di Bufalino. Utilizzando lo sguardo e le tensioni pascaliane del cuore e dell’intelligenza, li sente come testimonianza di sé, come espressione del suo essere, come dono all’ambiente fisico-antropico d’appartenenza. E usa nei moduli espressivi stilemi di raffinata ed eleganza barocca, non disgiunta da slanci lirici sostenuti dall’uso sapiente della metafora. Le annotazioni prendono il via dai plurimi volti dell’Isola, crocevia di popoli e vicende diverse. “Un grande ossimoro geografico e antropologico di lutto e di luce, di lava e miele” l’aveva definita nell’opera “Cere Perse”. Di “Terra ironica” egli adesso parla, sottolineando l’intreccio di “ferocia” e “teatro”, di “dolore” e “sofisma”, di “inganno” e “pietà”. “Contraddittoria” anche per la variegata morfologia a cominciare dalla fascia costiera, di cui s’invaghirono nei secoli mercanti e predoni.
Il termine da lui coniato, “isolitudine”, indica una sorta di segregazione e, nel contempo, una “complice sudditanza che avvince al suo scoglio ogni naufrago”. Eppure, la bellezza dell’isola plurale, dove convivono l’asprezza e l’idillio, lo strega. L’incanta il click di due raffinati fotografi: Leonardo Scianna e Giuseppe Leone che, in aree diverse e per vie differenti, sanno cogliere segni di intimità, di inerzie, di cerimonie e liturgie. Il rapporto tra vita e letteratura passa innanzitutto per Pirandello, delle cui opere - le novelle, in particolare - Bufalino offre una chiave di lettura psicoanalitica in merito a certi vissuti di “scacco” legati, in particolare, alla follia della moglie dell’agrigentino. Pagine importanti sono quelle sulla paradossale teatralità del vivere a partire dal suggestivo commento su Ciampa de "Il berretto a sonagli". Verrebbe voglia di soffermarsi sui singoli scritti, per citarne appena alcuni, dedicati a Quasimodo e a Sciascia, letto come “l’uomo di teatro”, a Verga e a Lampedusa. Coinvolgono anche quelli che parlano di sé, di ricordi, della genesi e dello stile di Diceria dell’untore, dei suoi svaghi (gli scacchi, i film…).
Non essendo possibile una lettura puntuale dell’opera, vale la pena di evidenziare, della quarta sezione, l’intervento forse più creativo: “Toulet, sortilegio lontano”. Bufalino mostra così di essere l’indagatore del mistero letterario in uno scambio di ruolo fra critico e scrittore e regala riflessioni lievitate da confronti intertestuali e ampie problematizzazioni.
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