Shorts
- Autore: Wystan Hugh Auden
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Adelphi
W.H. Auden è uno dei più grandi poeti del ’900. È noto a tutti per la poesia L’età dell’ansia, in cui tratta della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo nella società di massa e industriale. È conosciuto ai più per la poesia Blues in memoria, una delle più belle liriche d’amore di tutti i tempi, resa famosa perché recitata nel film Quattro matrimoni e un funerale. Quando ci fu l’11 settembre molti rilessero o lessero per la prima volta il suo componimento 1 settembre 1939, scritto dopo aver saputo dell’invasione della Polonia da parte di Hitler, e dissero che il poeta era stato profetico, avendo previsto tutto.
Per i letterati Auden è noto per essere uno dei protagonisti del modernismo, per essere stato amico di Eliot, per la sua scrittura impersonale. Ma io vorrei segnalarvi Shorts (Adelphi, 1995, trad. G. Forti), questo libro smilzo di poesie brevissime, a metà strada tra l’epigramma e l’aforisma, così pregnanti e dense di significato. Come è scritto nella sinossi il poeta giunge al "nervo delle cose". Riduce tutto all’essenziale e non toglie mai la polpa. Ci indica la strada per una nuova poesia ironica, colta, sapienziale. Auden tratta ogni argomento della vita. Scrive anche con discrezione e tatto del sesso. Lo acquistai in una libreria sotto i portici a Bologna. Lo misi in tasca. Lo prestai, ma non mi venne restituito. Questo libro mi aveva folgorato poeticamente. Così lo ricomprai tramite Internet.
Personalmente lo considero uno dei libri più importanti della poesia del Novecento, ma è solo una mia opinione spassionata e disinteressata. Alcune volte mi viene da pensare che sia stato importante solo per me perché ero giovane e amavo la poesia. Eppure ritengo che abbia segnato almeno a livello letterario la mia vita e la mia passione per la letteratura. Forse allora mi ricorda la giovinezza? Poi mi dico che è meglio non scherzare: quello di Auden in tutta onestà intellettuale è un modo di fare poesia apparentemente semplice, ma quanta cultura e arguzia ci vogliono per arrivare a questi componimenti così fulminei!
Si usa dire che la poesia è una forma particolare di intelligenza. Auden ne era provvisto in modo eccezionale, se si pensa che questo libro non viene considerato dai critici come uno dei più significativi. Per alcuni di loro questo piccolo volume è il segno inequivocabile certamente della grandezza del poeta, ma è un’opera minore come i volumi teatrali e di librettistica. Per certi detrattori questo libro è fatto solo di massime, per qualcuno addirittura più maligno queste riflessioni di Auden non avrebbero nemmeno il requisito dell’universalità. Ma sono pochissimi costoro, si contano sulla punta delle dita.
La maggioranza dei lettori invece è colpita da questi versi. A mio avviso se volete gustare grandi pillole di saggezza ma anche di genialità non potete fare a meno di leggerlo. È una poesia che prima non esisteva: il poeta non si rifà a nessun modello preesistente, a nessuna tradizione dal punto di vista cognitivo e intellettuale (non sto parlando della metrica). L’autore inventa, crea totalmente. In fondo cosa contraddistingue la grande poesia? Essenzialmente dal fatto che il poeta vede con occhio nuovo il mondo e anche il lettore leggendo i suoi versi fa altrettanto: la grande poesia è allo stesso tempo nuova rappresentazione del mondo e sua comunicatività.
La grande poesia è la trasmissione di una nuova visione del mondo, anche se non necessariamente creazione di un nuovo mondo fittizio. Per chi volesse leggere un’opera di poesia, che descrive in modo molto sintetico le contraddizioni insanabile del ’900 questo è il libro giusto, anzi ottimale. Ma il libro ha anche un’altra prerogativa, dato che ha il testo originale in inglese e la traduzione a fianco, fondamentale per chi volesse migliorare questa lingua. Inoltre quante piccole verità sulla natura umana e sul mondo in questi pochi versi! In uno di questi suoi brevi pensieri Auden scrisse:
"I suoi pensieri andavano su e giù/ dai versi al sesso a Dio/ senza punteggiatura".
Come non accorgersi che in questi tre versi è racchiusa tutta la condizione mentale di noi contemporanei più che tante opere di saggistica o di tanti romanzi scritti col flusso di coscienza? Ma quello che spicca in questi versi è che si può riflettere facendo poesia, che può esistere una poesia fondata principalmente sulla razionalità, che si può scrivere togliendo invece che accumulando, che si può fare a meno di sentimentalismi, di descrizioni paesaggistiche, dello psichismo. Ritengo che questo piccolo libro sia l’ideale per chi voglia accostarsi alla poesia e anche per far cambiare nettamente opinione a chi non pensa che la poesia non sia conoscenza umana. In questo libro Auden dimostra equilibrio e ponderatezza in una poesia come quella di lingua inglese spesso troppo polarizzata: da una parte l’urlo barbarico, il titanismo di Whitman e dall’altra le lettere al mondo e l’introspezione della Dickinson. Invece un’altra poesia può esistere e questo libretto ne è la prova inconfutabile.
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