Storia di una capinera
- Autore: Giovanni Verga
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
Storia di una capinera, romanzo giovanile di Giovanni Verga, pubblicato per la prima volta nel 1871, è stato riproposto dall’editore Demetra nella bella collana “Acquarelli” nel 1995.
L’autore in quest’opera non ha ancora trovato il suo stile elegantemente asciutto che caratterizza la grande produzione verista, indulge in un sentimentalismo romantico acceso e appassionato, ma la tematica legata ai “vinti” dalla vita senza possibilità di riscatto è fortemente presente già nel titolo. La capinera in gabbia privata della libertà del volo, morta di dolore in pochi giorni, è la metafora che Verga pone come apologo struggente nel preludio.
La storia narrata è straziante. Egli sceglie la formula del romanzo epistolare che gli consente ampie incursioni nell’animo candido di Maria, la tenera protagonista. È una fanciulla catanese appena ventenne, povera senza dote, costretta dalla famiglia a prendere i voti e a sottrarsi al mondo come monaca di clausura per inderogabile “necessità” . La “necessità” è dunque una protagonista astratta del libro, ma non la sola.
Tutta la famiglia lascia la città per fuggire l’epidemia di colera scoppiata a Catania e si rifugia in campagna. Soltanto la natura smagliante nella stagione estiva, un uccellino ferito curato con sollecitudine, un cane affettuoso possono attutire la solitudine della ragazza che si innamora, ricambiata, di Nino, figlio di amici possidenti, anch’essi giunti in quella piccola località campestre, Monte Ilice.
Il padre di Maria è un uomo debole, semplice impiegato, coniugato in seconde nozze con una donna ricca, insensibile e crudele verso Maria. La matrigna danarosa promuove l’inserimento sociale di sua figlia, che sposerà proprio Nino, mentre Maria morirà di crepacuore in convento, invocando il nome dell’amato. Questa la trama che gronda lacrime.
I due giovani tremano nel contatto fuggente delle mani, si perdono nell’estasi degli sguardi, nella vicinanza casuale durante le passeggiate. Emerge il pathos eterno dell’innamoramento in momenti altamente lirici:
‹Non parlavamo; non ci guardavamo... Tenevamo gli occhi fissi nel cielo, e mi pareva che le anime nostre si parlassero attraverso l’epidermide delle nostre mani e si abbracciassero nei nostri sguardi che si incontravano nelle stelle›.
Sembra un romanzo “rosa” per adolescenti, ma non è affatto così. Verga denuncia a chiare lettere la condizione servile della donna, il potere esorbitante del denaro nel dispiegarsi del destino. Sottolinea l’unione inscindibile tra psiche e soma con una modernità più che mai scottante, rappresenta la brutalità della clausura, il potere devastante della concezione del demonio coniugato alla sessualità negata, che porterà la ragazza alla consunzione fatale.
Eppure Maria sebbene tanto giovane, isolata e condannata dal costume che la vuole reclusa, nella lucidità dell’amore sa porsi la domanda fondamentale che anima il libro e le intenzioni dell’autore: non è nell’amore fisico che abita Dio? Ed è alla parola amore che Verga dedica parole di fuoco e verità sublime:
‹Questa parte di Dio ch’è stata data alla creatura deve essere ben grande se innanzi ad essa tutto è meschino, il peccato come il delitto, i doveri come le affezioni più sacre... Se essa può fare un paradiso di una sola parola!...›
Giovanni Verga - Storia di Una Capinera
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Splendido romanzo ricco di sentimento di un grande autore.
Dopo la lettura di questo libro, intenso e dalla passione repressa pur con sentimenti purissimi, ci si sente rattristare dalla verità di certi interrogativi: quanta sofferenza deriva dal non essere liberi? Che peso hanno le nostre scelte? E le scelte che gli altri intorno a noi prendono? E che la società prende per noi? Per la sua intensità, questo romanzo è assolutamente da leggere.