Storie scritte sulla sabbia
- Autore: Gaetano Cappelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2014
Gaetano Cappelli ha il merito di una coloritura della lingua italiana che non ha eguali: questo mix di dialetto lucano e italiano "alto" crea una sorta di esperanto speciale, col solo fine di divertire e divertirsi. Sulla scrittura e sui contenuti campeggia una frase di Piero Chiara che afferma che chi vuole lasciare a tutti i costi un messaggio, chi fa del didascalismo di solito annoia il lettore e non poco.
Tra gli undici racconti che compongono "Storie scritte sulla sabbia" (Marsilio, 2014) i più lunghi sono i primi due che occupano più della metà del libro.
Si inizia con una sorta di "grande bellezza" in un paesino della Basilicata o Lucania che dir si voglia, dove uno scrittore che aveva iniziato con grande ambizione, accontentandosi di uno scrittura media, va a ritirare il premio "Il Dirupo D’Oro" per la sua attività artistica e nel frattempo fa parte di una giuria che valuta delle fanciulle la cui prescelta arriverà direttamente al concorso di Miss Italia.
E che dire di Gloria Sarti, sua amata di un tempo che fu, prima che sposasse la dimessa Zafira, che poi lui da Pigmalione trasformò in una donna affascinante e in carriera? La Sarti ci rimane impressa, perché pitonessa truccata, maliarda di un tempo, una sorella della Liz Taylor, con il seno rifatto e un’eterna sigaretta accesa in bocca.
Gianni Galliano (questo è il nome dello scrittore) ancora prova dei brividi per questa donna bella e infelice, costretta a fare la rifatta in uno schifo di provincia.
C’è da dire che Gaetano Cappelli non ha mai avuto rapporti di superiorità o snobismi vari verso la provincia lucana o Potenza, anzi, è il concentrato di tante sue storie, quindi la ringrazia ogni giorno per le situazioni che accadono e le persone che abitano in quella che è la terra natale dello scrittore.
Il secondo racconto, dal titolo normale, quanto il primo alla Almodovar o della prima Wertmuller, racconta della televisione "sfigata", che non fa ascolti, di un gruppo scalcagnato di autori e produttori, che hanno però in serbo una genialata su vampiri e Dracula, che farà impennare l’audience televisivo alle stelle.
Anche in questo caso Cappelli non ha antipatie televisive, non sembra lo scrittore che si vanta di non avere mai comprato il televisore in vita sua.
Gli altri 9 racconti sono brevi, ma parlano di perdenti, attori non adatti a Hollywood che fanno le guardie e poi tutte persone che potrebbero vivere felici se non ci fosse nel mondo l’ambizione e l’egocentrismo; la miseria umana viene sempre raccontata con verve, mai afflosciata, abulica.
Nell’ultimo racconto c’è addirittura un innesto diegetico, che non è un rimedio per le olive, ma la comparsa di Cappelli stesso nel racconto, che interloquisce con i due personaggi che si lamentano con lui per come li ha raccontati e per le azioni che vanno compiendo.
Gaetano Cappelli - anche se si tratta di racconti già usciti in quotidiani e riviste e chi scrive, uno lo ricordava - ha l’invincibile arma dell’ironia mista a una mestizia blanda, che prende talvolta i personaggi, un artigiano della scrittura e delle misture col dialetto.
Il migliore scrittore che è arrivato ai sessanta, vivo.
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