Scambi, equivoci eppiù torbidi inganni
- Autore: Gaetano Cappelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2015
Sesso, soldi e (poco) sangue in una Roma da ridere.
Mai fare l’amore in casa con la dirimpettaia, mentre i figli giocano nell’altra stanza, il cane guarda, ma soprattutto la moglie rientra due ore prima dal lavoro, per festeggiare il lontano anniversario di fidanzamento. Mai farlo, se non nel romanzo “Scambi, equivoci eppiù torbidi inganni” , (novità Marsilio, 194 pagine 16 euro) di Gaetano Cappelli . In effetti, se a Lorenzo Dalrè quel pomeriggio non andasse tutto storto, verrebbe meno buona parte di questa storia, e sarebbe un peccato. Oltre che godereccia, licenziosa, piena di ironia e satira di costume, sebbene uscita già a luglio 2015 è uno specchio delle magagne di Roma Capitale: è ambientata nell’Urbe e anticipa parecchie cose che lì non vanno.
Dalrè ha tutto da perdere dalle corna, con l’aggravante della consumazione sul talamo coniugale Marisa, la moglie arredatrice, mantiene lui e i due deliziosi bambini e gli consente di fare lo scrittore, in pratica gli permette di non fare quasi niente.
La legittima consorte non perde un attimo: urlare oscenità con la grinta di un rugbista maori in astinenza da haka, spiaccicare la torta Montblanc in faccia a Lorenzo e metterlo alla porta con quattro stracci nella valigia di Etro è tutt’uno.
Sul pianerottolo, il fedifrago accusa il colpo, ma neanche tanto, Marisa ormai si concede giusto per favore e quella Riccarda così burina, nuda sotto il suo accappatoio candido, lo attizzava di brutto. A stimolarlo, era anche la constatazione che il marito di lei sembra molto più fico e dotato dello scrittore senza ispirazione, valle a capire le donne.
A proposito dell’eterna guerra dei sessi, Cappelli riserva un godibile siparietto sulle differenze dell’età matura, tra maschietti e femminucce, gli uomini, dice, rispondono meglio all’ingiuria del tempo, a parte il fatto rilevante che non ostentando
“parti aggettanti soggette alla forza di gravità, come tette e sedere, non si devono sottoporre a cruente e costose routine chirurgiche.”
Il fascino virile è direttamente proporzionale al portafoglio: i soldi esercitano un effetto irresistibile sulle donne giovani, a tutto vantaggio degli uomini avanti negli “anta”, dal momento che la maturità si accompagna normalmente a condizioni finanziarie più ampie che in età giovanile.
Questa consapevolezza non impedisce al letterariamente inappetente scrittore Lorenzo Dalrè di cedere alla matura lussuria di una quasi settantenne di potere, l’avvocatessa Sandra Bonsanti Torregrossa, per la non più fresca matrimonialista, il particolare piccante è che la performance sessuale avviene in diretta telefonica con l’ignaro marito, gemiti compresi, camuffati da banali sbadigli.
Una Roma a luci rosse, ma di gran classe e non solo per via dell’affermata professionista del Foro, coniugata col deputato, ma non del tutto onorevole, Torregrossa.
La scrittura dell’autore potentino è sempre veloce e ricca di invenzioni, l’argomento si mantiene costantemente sul boccaccesco, c’è una quantità di personaggi in azione. Tanti sono pittoreschi, qualcuno picaresco, non pochi irresistibilmente sboccati, come l’amante vicina di casa, coatta come poche. Difficile proporli tutti, vanno segnalati comunque, il papà di Lorenzo, un generale tutto d’un pezzo, in pensione pure da un pezzo e il fratello che fa il missionario in Nigeria, infischiandosene dei terroristi Boko Haram. Lo strampalato Don Ario ha dedicato la vita agli africani, ma quando parla gli piace farne chissà perchè l’imitazione gonza, tipo Mamie di “Via col vento”: “Ehi fradello, du come sdare?”
Si offre a distanza come chaperon per riavvicinare Marisa, intanto un po’ di castità a Lorenzo non farà male, aggiunge, ci sarà pure un giudice, a Roma, infatti, non manca nel romanzo di Cappelli.
Mauro Spaltro è romano, ma bada a non scivolare sull’accento capitolino, capelli rossi e lucidi, testa ben eretta quando appare in televisione – e gli capita molto spesso – si sente un gigante, sempre più gigante. Peccato sia un bassocchio, come lo presenta Cappelli, una cosetta, nonostante il toscano in bocca. È convinto che ogni pm che si rispetti deve fumare il sigaro, o almeno dovrebbe, perché lui si limita a smozzicarlo, trasformandolo in una puzzolente poltiglia.
Spaltro stravede per le donne, ma se c’è qualcosa che lo eccita di più del sesso è il successo in politica. Già si vede rilasciare dichiarazioni in piazza Montecitorio. Avrà questa fortuna?
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