L’ultima settimana di settembre
- Autore: Lorenzo Licalzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2015
Uscito nell’agosto del 2015, dopo numerosi altri romanzi, “L’ultima settimana di settembre” si apre con un incipit che non rende propriamente giustizia a Lorenzo Licalzi. Ha infatti uno stile esageratamente provocatorio e un po’ troppo somigliante al filone di molti autori contemporanei, che seguono la moda di presentarsi con ironia e cinismo scontati e ormai poco originali. Il protagonista, nel suo iniziale monologo, si perde in troppi dettagli spiritosi e pungenti, che di fatto in alcuni punti rallentano la lettura e il lettore, che non gradisce troppa modernità, rischia di scoraggiarsi e credere di essere di fronte a una storia povera di sostanza. Ma la sostanza c’è ed è tanta.
Pietro Rinaldi vuole mettere fine alla propria esistenza e vuole programmare tutti i dettagli della sua morte. Vuole farlo perché non ama la vita, non ama il mondo - ne esprime il profondo disprezzo con ironia feroce - e non trova nessuna ragione per rimanerci. Ma la vita non si programma e, anche se la rifiuti, decide lei per te. Ed è quando decide lei che la storia di Lorenzo Licalzi prende il via e ci racconta una vicenda umana toccante. Tanto toccante da perdonare l’incipit lento e da attribuirne i limiti ai limiti del protagonista, della sua personalità, della sua visione viziata e chiusa della realtà. Lo stile si ammorbidisce e si arricchisce, quando Pietro fa altrettanto e apre la porta del suo cuore al nipote Diego, piombato nella sua vita ad allungarla prepotentemente, proprio quando lui voleva interromperla. Da lì in poi il realismo della vicenda diventa coinvolgente, tanto più credibile e apprezzabile quanto è privo di fronzoli e visioni o linguaggi melensi. Il cinismo del protagonista si integra con i suoi sentimenti più forti, più drammatici e struggenti e con la sua incapacità di comunicarli apertamente. In un quadro così ricco e concreto le battute irriverenti di Pietro strappano molte risate e anche qualche momento di commozione.
Alla fine del suo viaggio da Genova a Roma, Pietro si accorge che, mentre percorreva chilometri di strada statale, ha ripercorso anche tutte le tappe della sua vita in un’esperienza incredibilmente catartica, all’interno di una situazione concreta, drammatica e a tempo stesso comica. Un viaggio che uccide l’uomo vecchio per farne vivere uno nuovo e che il lettore accompagna con leggerezza e commozione insieme.
Nella parte finale de “L’ultima settimana di settembre” l’io narrante cambia ed è Diego, il quale dimostra che la trasformazione di Pietro non ha illuminato solo lui, ma anche chi gli viveva vicino. Diego incarna il futuro, fatto di comprensione, di forza, di amore concreto e di speranza.
Tutto il libro di Lorenzo Licalzi ci racconta che la vita vera non è fatta di poesia, di libri divorati riempiendosi la testa di luoghi comuni, di figurine romantiche postate sui social network. È fatta di esperienze quotidiane materiali, che spesso non hanno nulla di aulico, ma lasciano le tracce più profonde nell’animo delle persone.
L'ultima settimana di settembre: 1
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