Verso la foce
- Autore: Gianni Celati
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
“Questi quattro diari di viaggio sono nati mettendomi a lavorare con un gruppo di fotografi, che si dedicavano ad una descrizione del nuovo paesaggio italiano, tra cui il mio amico Luigi Ghirri. Per come sono adesso, dopo essere stati riscritti e resi leggibili, li chiamerei racconti d’osservazione […]”
Come ben spiega Celati nella prefazione, “Verso la foce” (prima edizione Feltrinelli, 1989) è una raccolta di quattro diari di viaggio che l’autore ha scritto viaggiando un po’ a piedi, un po’ in corriera e un po’ in auto, nelle campagne “immobili” presso il fiume Po. Ogni racconto è in qualche modo legato agli altri e prende in esame alcune zone attraversate dal grande fiume italiano, in momenti particolari.
Il primo racconto, ad esempio, narra di un pellegrinaggio fatto dallo scrittore partendo da Fornovo (Parma) nei giorni successivi all’incidente avvenuto nella centrale di Černobyl’ nel 1986. Celati ironicamente racconta della poca importanza attribuita dalla gente delle campagne parmensi all’incidente in Russia: è noto infatti che i pesci siano “tutti contaminati all’80%” ma che “basti cucinarli bene con l’aglio e non c’è più pericolo.”
Il secondo ed il terzo racconto sono dei veri “vagabondaggi”, compiuti inizialmente a piedi lungo alcuni tratti del fiume partendo dal cremonese e passando nel mantovano.
Infine, il quarto ed ultimo racconto è il diario dello scrittore durante un viaggio compiuto nel Polesine, attraverso le zone della grande bonifica ferrarese, arrivando poi alla foce del Po (e da qui il titolo del libro).
Il ritratto del paesaggio padano che prende forma e colore con lo scorrere delle pagine è un po’ desolante: ovunque ci sono testimonianze evidenti di un inquinamento sregolato e di urbanizzazioni incontrollate estranee all’architettura tipica di questi luoghi. Trascuratezza, abbandono, malinconia e solitudine: queste sono le sensazioni che Celati avverte durante il suo viaggio:
“In questo viaggio per le campagne abbiamo visto un abbandono generale del mondo esterno: aggregati di case in cemento con l’aria di essere appena sorte e subito abbandonate, fattorie dove non si riconoscono forme di vita, cave di sabbia anch’esse deserte, recinti di roulottes in mezzo ai prati, tralicci d’alta tensione con fili che pendono su lunghissime distanze. Il vuoto è riempito da nomi di località inesistenti, non luoghi ma solo nomi messi su cartelli stradali da qualche amministrazione dello spazio esterno.”
Il linguaggio è secco, asciutto, fotografico:
“Mangiato nel ristorante da basso, appunti su questo periodo che voglio raccontare”.
Tuttavia, queste peregrinazioni nella pianura Padana (in particolare l’ultima, verso la foce del Po) sono forti stimoli di una riflessione profonda che Celati compie su sé stesso, sul legame con le persone care e sul tempo che passa:
“Si è disposti all’osservazione quando si ha voglia di mostrare agli altri quello che si vede. E’ il legame con gli altri che dà colori alle cose, le quali altrimenti appaiono smorte.”
E ancora:
“Smettiamola: il buco dove tutto scompare è qui dove sono, ingorgato del sentimento di tutti quelli che se ne sono andati prima di me. Sono qui alle foci del Po e penso a loro”.
Una bella fotografia realistica di un paesaggio tutto italiano solo apparentemente sgombro e insignificante.
- PS: Gianni Celati oltre ad essere uno scrittore di successo è anche un apprezzato traduttore e ne è la prova l’ultimo dei suoi lavori: la traduzione in italiano di “Ulisse” di James Joyce edita da Einaudi lo scorso 5 marzo 2013.
Verso la foce
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