La battaglia sulla montagna di Dio
- Autore: Giulio Castelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Basta. Non può continuare a restare fermo mentre il mondo intorno a lui è tutto in movimento. E sì che Elio Dossi, giovane laureato torinese a Milano, ne ha di motivi per dolersi, ma sono dannatamente soggettivi, mentre la modernità spinge l’Italia verso il nuovo secolo. È il 1898 e siamo alle prime mosse del romanzo di Giulio Castelli, “La battaglia sulla montagna di Dio”, il nuovo titolo del giornalista, saggista e scrittore attratto dalla storia antica. Lo edita Newton Compton ed è nelle librerie da ottobre (pp. 380, euro 12,00).
Elio è appena stato allontanato per sempre dalla casa dell’amata Carolina, educatamente ma con franchezza spietata, quando si caccia per caso nei tumulti milanesi sedati con violenza dal generale Bava Beccaris. L’Esercito spara contro gli operai che protestano in strada, mentre lui si allontana turbato dall’abitazione dell’avvocato Radaelli. L’inflessibile genitore gli aveva appena comunicato – più intimato, per la verità – la rottura del fidanzamento con la figlia, dal momento che né le proprietà familiari né la laurea umanistica e l’eventuale professione avrebbero mai consentito al giovane Dossi di garantire a Carolina l’alto tenore di vita sostenuto grazie alle fortune della famiglia. La sua colpa, agli occhi del mancato suocero? Avere studiato scienze orientali antiche, una competenza adeguata forse ad una carriera nell’insegnamento, ma inadatta a far vivere Carolina negli agi, mentre si affaccia il secolo della tecnica.
Avvilito, soprappensiero, Elio si ferma a soccorrere un ferito, incontrato per caso al crocevia con le vie Torriani e Settembrini. L’uomo ha il volto coperto di sangue e si comprime il giubbotto come se volesse impedire al sangue di abbandonarlo, ma senza risultato. È piegato su di lui, quando sopraggiungono dei gendarmi che lo prendono di forza e lo sbattono in una carrozza-cellulare e poi in cella, scambiandolo per un rivoltoso.
Per tornare in libertà, gli tocca scomodare un potente e rispettato cugino, ma si ritrovava comunque schedato, sfidanzato e sfiduciato.
Esiliato dal parente a Lugano, per far sì che le autorità regie finiscano per dimenticarlo, conosce un anno dopo sulle rive del lago svizzero Chris Warren giovane legale del New England, un idealista, appassionato di cause giuste - come quella dei nativi americani, derubati dei propri territori dai governi federali USA - di alpinismo e in genere di avventura. Con lui, sono in Europa la graziosa sorella minore Darlene e l’amico Frank Adams, perdutamente innamorato della ragazza, ma affatto ricambiato, con grande dolore.
Raggiungono tutti Zermatt, per un programma di scalate e qui stringono amicizia con un non anziano nobiluomo inglese, Sir Cedric e l’avvenente ma fredda moglie Lady Ann. Due progressisti, lei non nasconde simpatie per le ragioni delle suffragette.
Sotto il Matterhorn, si aggiunge al gruppo un altro "malato" di modernità, il francese Jean Gardel, difensore dei deboli e dei perseguitati dal potere.
Si lanciano tutti in un progetto caro a Sir Cedric, raggiungere l’estrema Anatolia, alla ricerca dell’arca di Noè, sull’Ararat, il monte biblico al centro dell’antichissimo regno di Urartu. Secondo le Scritture, il grande natante si sarebbe arenato nei pressi della sommità, unica vetta emergente dalle acque del diluvio universale. In passato altri hanno tentato l’impresa, per confermare la Bibbia, loro si ripromettono di restare neutrali. Se l’arca sarà lì, il contributo alla storia dell’umanità sarà grande. Se non ci sarà, avranno dimostrato che il racconto biblico è una leggenda.
Viaggiano in Orient Express fino a Costantinopoli, dove mettono a punto i dettagli e acquistano buone armi per la spedizione. Il tutto raccontato dal punto di vista di Elio, che non è insensibile al fascino femminile, soprattutto della matura e fin troppo civettuola Lady Ann.
A cavallo del ’900, l’Oriente è un luogo affascinante, ma pieno di pericoli. Qualcosa di misterioso sembra muoversi attorno al gruppo. Sono quanto meno spiati e Dossi è pure aggredito da sconosciuti, anche se i compagni di viaggio stentano a credergli.
Ararat, per farla breve, significa Armenia e sono già evidenti gli odi etnici contro il popolo cristiano che la abita, una comunità con una storica terra d’origine ma senza uno Stato.
Il romanzo di Giulio Castelli diventa una bella avventura. È storia, molto ben raccontata, con un passo giusto, senza salti, che sarà molto apprezzato dai lettori. Si ritrova un gusto per l’epoca delle invenzioni e delle scoperte, sono gli anni delle prime battaglie sociali e umanitarie, della spinta inarrestabile verso il progresso. Si respira finanche l’aria di oltre un secolo fa.
Sembra davvero di essere “nel bel mezzo di un romanzo di Emilio Salgari o in un luogo remoto di quelli descritti da Verne”, ha ragione Elio Dossi. A proposito: gran bel personaggio!
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