La chimica della bellezza
- Autore: Piersandro Pallavicini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2016
Mettere la chimica al centro di questo bellissimo libro è stato un azzardo: chi scrive si è trovato a maneggiare la chimica inorganica, la covalenza di qualcosa che già sfugge o di polimeri che non vengono trattati, ma li cito tanto per far capire che non bisogna essere laureati in chimica per apprezzare la prosa del romanziere e chimico Piersandro Pallavicini.
Nella trama de “La chimica della bellezza”, sarei uno che si è laureato senza infamia e senza lode in scienze politiche o giurisprudenza e che della sua inutilità se ne fa vanto, mentre le persone intelligenti e preparate stanno chiuse nei loro laboratori di ricerca.
Trama molto complessa. Ottobre. Con un macchinone Jaguar coupè, Massimo Galbiati, scienziato di chiara fama, cinquantenne, arriva a Locarno, in un congresso riservatissimo, dove c’è la longa manus dell’ultracentenario Virginio de Raitner, anche lui in macchina col Galbiati, dal momento che il chimico cinquantenne si è prestato a fargli da autista e da tuttofare. Con loro il fonofobico bassotto Pirloux, tenero fino a quando non si innervosisce, per fame e per dispetto, arrivando nella natura esposta dell’uomo (i coglioni, leggendo capirete, non vi svelo niente).
Locarno è pulitissima e un po’ malinconica - della malinconia però, in realtà, lo scienziato si è sbarazzato per alcuni giorni, anche se gli mancano moglie e figlia - : qui troviamo l’albergo di lusso, le presenze dei migliori cervelli e forse dei nuovi, futuri, Nobel (ma non ve lo dico) e osserviamo l’arrivo della moglie di de Raitner, detta la mummia, con un elicottero.
Ascoltiamo tutti i giochetti linguistici in cui finiscono i sarcasmi dell’uomo anzianissimo, uno scienziato che non ha vinto niente ma ha una società a suo nome, la Nobwiss. L’ultracentenario rispetta in modo assoluto Galbiati, perché è sempre stato un uomo corretto, con una vera passione per il proprio lavoro e de Raitner lo ha sempre tenuto d’occhio, anche se sono decenni che non esercita più all’Università e il suo è un laboratorio chiuso.
In questa storia sfugge tutto: la città di Ascosa, l’arrivo a Locarno di Annina, la moglie (detta "pussy", ma non ve lo dico), e di Valentina, la figlia, i ritrovi per gli aperitivi, le chiacchiere con Guillaume Chaleur, un altro genio della chimica.
I particolari sono troppi come le sottotrame, anche se non abbiamo capito cosa hanno scoperto di così prezioso i chimici di tutto il Novecento (nomi veri e Nobel accreditati); alla fine del libro lo scrittore ci dice qualcosa sulle loro vite e sui loro libri, cosicché viene voglia di prendere una laurea in chimica.
Piersandro Pallavicini si è sbarazzato di tutto l’armamentario ‘anni Ottanta’, ora scrive addirittura di whatsapp e questo è il suo miglior libro; e questo lo dico.
La chimica della bellezza
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