L’inventore del cavallo e altre quindici commedie
- Autore: Achille Campanile
- Genere: Libri da ridere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2013
Vissuto fra l’inizio e gli anni Settanta del secolo scorso, Achille Campanile fu uno degli umoristi più apprezzati del suo tempo, potendo vantare fra i suoi sostenitori, oltre che amici, Pirandello e Montale. Inizialmente cronista, ebbe successo con diversi romanzi umoristici, ma anche con un certo numero di opere teatrali, di durata sempre piuttosto limitata e dalla comicità surreale.
Le commedie contenute in questa raccolta, alcune addirittura mai rappresentate, vanno, come datazione, dal 1925 al 1933, e appartengono quasi tutte alla tipologia delle opere teatrali “lunghe”. Come ben evidenziato dalla prefazione di Ferdinando Taviani, non è in questo genere che la comicità di Achille Campanile si esprime al suo massimo: l’articolazione delle trame e la necessità di dare un minimo di senso all’azione stempera, in qualche modo, le fulminanti battute pronunciate dai personaggi. Volendo apprezzare Campanile al suo meglio, è consigliabile affrontare la lettura delle “Tragedie in due battute”, che, malgrado il titolo, sono tutt’altro che tragiche: somigliano, anzi, più che a rappresentazioni teatrali, a barzellette fulminanti, velocissimi dialoghi il cui unico scopo è quello di generare, nel lettore o nello spettatore, una risata spontanea e liberatoria.
Tuttavia, non per questo sono da disprezzare queste commedie di maggiore durata, il cui umorismo risiede, più che nella singola frase che scatena l’ilarità, nell’intreccio assurdo e nella situazione paradossale che vi viene descritta. Non per niente, Achille Campanile è stato spesso accostato al Teatro dell’Assurdo, e paragonato in particolare a Eugène Ionesco e alla sua “Cantatrice calva”.
Sempre dalla prefazione apprendiamo come Campanile non abbia ricevuto, in vita, soltanto plausi, ma anche feroci critiche da parte di chi bollava il suo umorismo come “troppo facile”, “sciocco”, “stupido”, “privo di contenuti”: una sorta di genere demenziale ante litteram, insomma. Tale analisi appare, però, quantomeno superficiale.
A un’occhiata più approfondita, ci si rende conto che il teatro di Campanile, nel quale i personaggi si muovono come buffe marionette, è in realtà una feroce satira di un certo ambiente sociale, quello della gente “bene”, che, gratta gratta, non è così distinta come sembra. Lo sport preferito dai coniugi è il litigio, sempre causato da futili motivi e corredato dall’immediata invocazione del divorzio, con tanto di ricorso a improbabili avvocati pronti ad avallare il volere del cliente; gli amori dei figli sono sempre e comunque contrastati dai genitori, ma il lieto (?) fine li porterà al matrimonio e a seguire l’esempio dei loro genitori; i servitori sono insolenti e presuntuosi, quasi essi stessi padroni; e chi più ne ha più ne metta.
Un umorismo, quello di Achille Campanile, che ha saputo andare oltre l’epoca per la quale era stato pensato, e risulta ancora oggi perfettamente attuale: sarà che, in fondo, le dinamiche delle relazioni sociali non sono così cambiate, ma in molte di queste commedie il lettore potrà ritrovare diversi elementi che hanno dato ben più di una vaga ispirazione ai comici dei nostri giorni. Si veda, ad esempio, Il ciambellone, storia tragicomica di una ciambella che non si riesce a tagliare neppure con la dinamite, o Visita di condoglianze, in cui parenti, amici e conoscenti del defunto, arrivati a omaggiare la vedova, danno invece il peggio di se. Situazioni assurde proprio perché verosimili.
L'inventore del cavallo e altre quindici commedie
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