A occhi aperti
- Autore: Mario Calabresi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2023
A occhi aperti (Mondadori 2023, Collana “Strade Blu”) è il nuovo libro del giornalista e scrittore Mario Calabresi, direttore dei quotidiani “La Stampa” dal 2009 al 2015 e “La Repubblica” dal gennaio 2016 fino al febbraio 2019, dedicato ai capolavori della fotografia contemporanea, che torna in una nuova edizione dopo A occhi aperti, 10 grandi fotografi raccontano i momenti in cui la Storia si è fermata in una foto, (ed. illustrata, Collana In parole, Roma, Contrasto Editore, 2013), arricchita dalle esperienze delle fotografe Susan Meiselas e Letizia Battaglia.
Nel volume, che parla di storie e di giornalismo, viene chiarita quella che dovrebbe essere l’essenza del giornalismo stesso: “andare a vedere, capire e testimoniare”.
Steve McCurry, Josef Koudelka, Don McCullin, Elliott Erwitt, Paul Fusco, Alex Webb, Gabriele Basilico, Abbas, Paolo Pellegrin, Susan Meseilas, Letizia Battaglia e Sebastião Salgado raccontano all’autore i momenti in cui la storia si è fermata in una foto. Perché spesso uno scatto, rivela più di un articolo e spiega all’istante un fatto di cronaca.
Lo stiamo vedendo in questi giorni drammatici con ben due conflitti (per non parlare delle altre guerre, quelle di cui non si parla) in corso, uno nel cuore dell’Europa e l’altro che sta infiammando il Medio Oriente.
Lo sapevano bene i nostri nonni che avevano vissuto la Seconda guerra mondiale e lo sanno bene i nostri genitori, che attraverso uno scatto, per esempio la foto più famosa della guerra in Vietnam, l’8 giugno del 1972 quando una bambina nuda e in lacrime venne fotografata dopo un bombardamento al napalm, ebbero la conferma, in un istante, della crudeltà e dell’inutilità della guerra.
Ma una foto, a colori o in bianco e nero che sia, è anche la testimone dell’ingiustizia e della feroce insensatezza di chi governa il mondo, ecco perché l’autore, come cover del libro, ha scelto la foto scattata da Alex Webb nel 1979 a San Ysidro, in California, poco a sud di San Diego sul confine tra gli Stati Uniti e Messico.
Questa foto è la prima che ho comprato quando ho cominciato a lavorare. Sta con me da una vita ma, dopo tanti anni che la guardo ogni giorno, l’emozione che mi trasmette è ancora intatta. Ci vedo la storia che si ferma un attimo e con delicatezza ci racconta le battaglie del mondo.
Ha dichiarato Mario Calabresi in un’ intervista fatta all’autore dieci anni fa durante l’inaugurazione della mostra “A occhi aperti”.
Quando la Storia si è fermata in una foto che si svolgeva presso l’Auditorium Expo dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Davanti alla fotografia di Webb, Calabresi disse:
Questa fotografia mi ha spinto a cercare cosa c’era dietro gli scatti esposti in mostra. Ho sentito il desiderio di sapere se c’erano ancora questi fiori gialli, se in quell’istante c’era silenzio o meno, come era l’atmosfera che ci restituisce, come era arrivato Alex Webb in quel posto. È stato difficilissimo scovare il fotografo, non è uno che parla molto, è un vero osso duro... Un giorno a Londra ho aspettato un’ora sotto la pioggia, quando finalmente sono riuscito a parlarci, davanti a due birre ho scoperto che i fiori gialli non c’erano più, che il muretto di 60 cm che allora stabiliva il confine tra gli Stati Uniti e il Messico è diventato un muro alto quattro metri con il filo spinato e le telecamere. Ho inoltre scoperto che questa è una delle prime foto a colori di Webb, fatta al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. “Sono andato per testimoniare il gatto e il topo, perché i messicani cercavano di entrare illegalmente in America tutti i giorni, c’era chi ce la faceva e chi non ce la faceva’ mi ha rivelato Webb.
Da notare - prosegue nella sua spiegazione Calabresi: che i volti di queste persone non danno il senso del dramma dell’attuale immigrazione clandestina, che è molto più tesa, militarizzata. Qui i poliziotti sono in borghese, i loro gesti sono delicati, i messicani vengono rimandati indietro, sono rassegnati ma sanno che il giorno dopo riproveranno e probabilmente ce la faranno. In questo momento non si sta decidendo della loro vita.
Nella vita e nella fotografia l’unica cosa importante è trovare un punto da cui guardare le cose. E stare in connessione con gli altri.
Questa è l’essenza del lavoro di fotografa di Susan Meiselas, diventata famosa per i suoi reportage di guerra e per il lavoro che ha fatto sui grandi temi sociali, intervistata da Calabresi per la nuova edizione del libro. Meseilas ha fotografato anche la storia del suo quartiere, Little Italy, dove vive nella sua casa studio da quasi cinquant’anni, attraverso l’amicizia e la trasformazione di un gruppo di ragazze a cui è rimasta legata.
Letizia Battaglia (Palermo, 5 marzo 1935 – Palermo, 13 aprile 2022) è stata una fotografa, fotoreporter e politica che ha trascorso la maggior parte della sua esistenza nella sua città natale dove ha svolto la sua carriera. Calabresi ha ricostruito il suo lavoro insieme ai suoi nipoti. Lo sguardo di Letizia, si è rivolto verso la dura realtà della sua regione, della sua città devastata dalla mafia, dal clientelismo, dalla politica, dalla povertà. Ecco perché per Battaglia, il mestiere di fotoreporter è diventato una vera e propria vocazione. Molte volte, con crudezza ed estremo realismo, si è scontrata, casualmente, con la Storia. Il 6 gennaio 1980 mentre stava tornando a casa sulla sua Seicento, vide un piccolo gruppo di persone accanto a un’auto sul Viale della Libertà, si fermò pensando ci sia stato un’incidente. Nel momento in cui si avvicinava vide un corpo che veniva estratto con delicatezza da un uomo che lo sollevava tra le braccia.
Letizia scattò e fissò sulla pellicola un’immagine storica, anche se non aveva capito cosa fosse successo. Capirà solo dopo che fu la prima ad arrivare dove avevano appena sparato al presidente della Regione Piersanti Mattarella, il cui corpo era tra le braccia del fratello Sergio, futuro Presidente della Repubblica. Nell’auto, mentre Letizia Battaglia fece la sua foto, c’erano ancora la moglie e la figlia di Piersanti Mattarella, che avevano assistito impotenti all’omicidio.
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