Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa
- Autore: Mario Calabresi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2015
Prendendo spunto da una frase di una lettera del 1970 che Mirella Capua, giovane pediatra partita per l’Africa con il marito ginecologo Gianluigi Rho, aveva scritto ai suoi genitori, il direttore del quotidiano La Stampa di Torino, redige Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa, raccontando di “Storie di ragazzi che non hanno avuto paura”, come recita il sottotitolo del volume. Mirella e Gianluigi erano due ragazzi normali che scelsero una strada diversa, controcorrente. Dopo essersi laureati in medicina, gli zii di Calabresi scelsero, parafrasando Robert Frost, quella strada del bosco “meno battuta”.
Gli sposi, 26 anni lui, 27 lei, lasciarono la nebbia di Milano, dove abitavano, per aprire un ospedale in Uganda, il Saint Kizito di Matany, inaugurato grazie al denaro raccolto come regalo per il loro matrimonio.
“La lista di nozze comprende 22 letti per adulti, 9 lettini per bambini, culle per neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, lettino operatorio, lampada operatoria, attrezzi per la chirurgia”.
Una lista di nozze inconsueta che “deve servire ad arredare la loro nuova casa, un minuscolo ospedale in mezzo a una savana molto arida, terra rossa e pochi arbusti spinosi, nel Nord-Est dell’Uganda”.
Nell’introduzione con la dedica “Ai miei genitori, che mi hanno insegnato ad aver fiducia”, Mario Calabresi confessa che l’idea del libro, diviso in diciassette capitoli, è nata una mattina di tre anni fa quando il giornalista e scrittore aveva appena terminato di partecipare a un incontro con duecento studenti dei licei della sponda piemontese del Lago Maggiore. Le domande che i giovani studenti rivolgevano a Calabresi erano tutte venate di profondo scetticismo e scoramento: una volta terminate le scuole superiori valeva ancora la pena seguire i propri sogni scegliendo una Facoltà appassionante oppure preferire qualcosa che potesse offrire una garanzia in più di lavoro “qualcosa che magari ci faccia anche guadagnare dei soldi?”. Possibile che l’unica strada sia “la fuga da questa Italia?”. Se è vero che coltivare i sogni è ancora “il migliore motore dell’esistenza”, è vero anche che i nostri figli vivono in un mondo senza orientamenti.
L’Italia descritta nel dicembre 2014 dal 48° Rapporto del Censis parla chiaro: in una società piegata da sei anni di crisi economica, la quota di disoccupazione giovanile è salita al 79,9 per cento. In forte aumento anche i Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non svolgono nessuna attività di formazione, passati da 1.946.000 del 2004 a 2.435.000 del 2013. Un grande spreco per l’Italia e per i suoi giovani figli, ma il testo di Calabresi, che già in Cosa tiene accese le stelle (Mondadori 2011), antologia di scritti sulle conversazioni avute con italiani “eccellenti”, aveva spiegato il motivo per il quale occorre sempre coltivare le proprie passioni, rappresenta un antidoto contro lo scoraggiamento forse troppo diffuso. Del resto i ragazzi targati Terzo Millennio hanno una prospettiva che non è mai esistita prima, cioè “una lunga vita”, ne è convinto il Prof. Marcello Cesa Bianchi. “Quando io ero giovane, la vita era ben più breve e l’invecchiamento era visto solo come decadimento e perdita di possibilità”, puntualizza il fondatore dell’Istituto di Psicologia di Milano. Oggi invece “si può invecchiare migliorando le proprie capacità, coltivando interessi e passioni, continuando a vivere con intensità”. Quindi cari ragazzi, no, non siete nati nel tempo sbagliato.
“L’arrivo di un aereo a Matany è ancora una festa, i ragazzini con le maglie da calcio – Messi, Agüero e Ronaldo sono in testa alla classifica anche qui – ridono e salutano. Sono venuto a vedere le conseguenze di una lista di nozze, a capire cosa è rimasto”.
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