Una volta sola. Storia di chi ha avuto il coraggio di scegliere
- Autore: Mario Calabresi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2022
Una volta sola (Mondadori 2022, Collana “Strade Blu”) è il nuovo libro del giornalista e scrittore Mario Calabresi, direttore dei quotidiani La Stampa dal 2009 al 2015 e La Repubblica dal gennaio 2016 fino al febbraio 2019, che raccoglie Storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere, come recita il sottotitolo del testo.
Fino a due anni fa ci comportavamo come spensierate cicale, che frinivano di piacere al sole. Chi è adulto ricorda gli edonisti anni Ottanta, seguiti dagli anni Novanta, prodighi di speranza e certezza di realizzazione personale. Poi è arrivato il Terzo Millennio, e qualcosa in questo ultimo ventennio è iniziato a scricchiolare.
Nel febbraio 2020 è cambiato tutto, la pandemia ha stravolto le nostre vite, facendoci comprendere quanto la nostra esistenza sia precaria. Partendo dall’esempio di Rachele, che sapeva di avere i giorni contati e per questo sentiva forte il bisogno di trattenere un pezzo di memoria, l’autore nel libro dedicato “A mia figlia Emma, che ama i numeri, il mare greco e regala abbracci bellissimi”, è andato in cerca di persone che potessero regalargli con l’esempio una convinzione: si vive una volta sola e non bisogna sprecare un solo istante.
Quindi essere fedeli a sé stessi e vivere con intensità per regalarsi ogni giorno la possibilità di scegliere, anche quando sembra impossibile. Scelte coraggiose compiute per cambiare e salvare la propria esistenza e quella di un’altra persona.
Il libro raccoglie quattordici storie che rivelano cosa sia la vita: non siamo l’attimo presente, ma la somma dei momenti che ci hanno definito, dei ricordi che ci portiamo dentro.
Vale la pena vivere se fai cose che ti riempiono la vita, cioè che ti danno il senso della bellezza. E spesso le scelte le fai in un attimo, ma sono sempre figlie di quello che hai dentro.
Scelte anche compiute, per l’appunto, “una volta sola”.
È quello che è accaduto ad esempio a Franco Aloia, che decise di rinchiudersi in una Rsa torinese durante il lockdown per stare accanto alla moglie Adriana Roncarolo malata di Alzheimer da più di quindici anni, perché ogni volta che era rimasta sola era stata invasa dalla paura e aveva smesso di mangiare. Franco ci mise un istante a decidere che si sarebbe fatto ricoverare e che dunque sarebbe diventato un paziente anche lui. Adriana è morta di polmonite da pochi mesi, Franco ha saputo di avere un tumore pochi giorni prima della scomparsa della moglie. Ora l’uomo si trova in una stanza singola, deve combattere per sé stesso e poi tornerà a casa dopo più di due anni e mezzo. Dovrà imparare di nuovo a vivere nel mondo, ma è sereno e convinto che “la separazione è solo temporanea”.
Claudia, ma il suo nome è fittizio, invece ha ricominciato a respirare quando l’auto, che era venuta a prenderla, è uscita dal suo quartiere, quando Napoli era alle spalle. La donna, che ha scelto di lasciare per sempre un camorrista che entra ed esce dal carcere, che le ha dettato ogni giorno le regole dell’esistenza, è il simbolo di quelle quasi cinquanta donne in Italia, che vivono nascoste e nella paura. Sono scappate da mariti violenti e criminali, ma non possono essere pentite o collaboratrici di giustizia, perché non hanno niente di cui pentirsi, se non di aver scelto l’amore sbagliato, né hanno segreti da rivelare. Non sono né pentite né collaboratrici e quindi, secondo le leggi vigenti, le donne come lei non hanno diritto a una nuova identità anagrafica.
Samuel (Sami) Modiano, nato a Rodi il 18 luglio del 1930, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, ha scelto di rompere il suo silenzio solo nel 2005, quando è tornato da una visita da quei luoghi di morte e di orrore. Ha deciso di raccontare la propria odissea per fare la propria parte, per ricordare al mondo quello che è successo.
Piero Nava invece scelse subito di testimoniare di aver assistito all’omicidio del giovane magistrato Rosario Livatino. Quel giorno, era il 21 settembre 1990, la sua scelta (“l’unica scelta possibile” per quest’uomo tutto d’un pezzo) fece storia, perché ruppe un muro di omertà, che appariva inscalfibile.
Ecco perché ci piace terminare con una frase dello stesso giudice Livatino dalla grande fede religiosa e nella giustizia, beatificato da Papa Francesco nel maggio del 2021:
Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili.
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