Commesse di Treviso
- Autore: Fulvio Ervas
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2006
La giovane nipote del questore sembra molto scossa dall’accaduto, ma, sorniona, racconta minuziosamente tutti i dettagli della vicenda: un malvivente, mentre lei cercava di abbassare la saracinesca e chiudere il negozio in Piazza della Signoria, l’ha spintonata urlandole delle parolacce impronunciabili. Non è riuscita a vedere il suo assalitore, ma si è resa conto che l’uomo le ha lasciato nella tasca destra un cioccolatino.
L’ispettore italo-persiano Stucky è incredulo sulla vicenda. In realtà non riesce a prestare molta attenzione, perché ancora sovrappensiero per la morte improvvisa del suo collega e amico Martini. Stucky, comunque, non può distrarsi più di tanto; il questore controllerà ogni suo movimento, considerato che tiene particolarmente all’amata nipote. Inoltre il Natale è alle porte: la folle corsa per gli acquisti e l’aria di festa potrebbero fortemente condizionare questo caso. Il caso delle Commesse di Treviso.
“…Vivi e lascia al fuoco/l’oscura sfortuna…”
Questo verso del poeta francese Arthur Rimbaud è scritto sul foglietto, che avvolge il cioccolatino lasciato dall’ aggressore a una delle sue vittime, che stranamente, dopo il primo caso, aumentano. Stucky detesta Rimbaud ma questo bigliettino è il filo conduttore della storia che unisce tutti i pezzi, analoghi o omologhi fra loro. In biologia “analoghe” sono le strutture che, nonostante siano differenti, svolgono la stessa funzione, mentre “omologhe” sono quelle che contribuiscono a funzioni diverse, ma hanno la stessa struttura. L’ispettore ripete più volte questa teoria al nuovo collaboratore, nell’intento di spiegare il nesso, spesso incomprensibile tra gli eventi.
Fulvio Ervas è un insegnante di Scienze alle superiori di Treviso e in Commesse di Treviso (Marcos y Marcos, 2006), scritto con la sorella Luisa Carnielli Ervas, inserisce nozioni della sua materia che conferiscono delle sfumature originali alla storia narrata. Sfumature che, tuttavia, a momenti appesantiscono il racconto e rischiano di diventare elementi estranei al contenuto.
Ironico, spiritoso, a tratti un po’ buffo e provocatorio, come forse lo è anche lo stesso Ervas, l’ispettore Stucky è chiamato a risolvere un caso apparentemente semplice ma dai risvolti inaspettati. Mentre l’uomo cerca di chiudere la vicenda delle commesse aggredite, in qualche altro angolo indefinito della città uno psicologo ascolta attentamente il suo paziente, imprenditore nel campo dei rifiuti. Due storie parallele, raccontate con la stessa scrittura scorrevole, armonica e lineare (con qualche frase in dialetto che non guasta, anzi), fino a quando, inaspettatamente, cambia lo scenario: le due storie si avvicinano e la narrazione segue un altro percorso meno fluido e organico; i personaggi, anche se perfettamente delineati, diventano troppi e il lettore sente l’ansia della confusione.
L’autore, comunque, ci porta a riflettere sui problemi che hanno segnato il nord-est, come quello della gestione dei rifiuti o quello della deforestazione delle campagne a causa dell’industrializzazione. Problematiche sempre attuali e interessanti, ma che si collegano con la storia narrata in modo debole e un po’ forzato, creano dei vuoti nella narrazione e ci consegnano una storia poco verosimile, ma certo molto originale.
Piacevolissimo, invece, l’affresco che l’autore veneto con uno stile inconfondibile fa di Treviso. Come i quadri del pittore veneziano Guglielmo Ciardi, vere e proprie finestre sul paesaggio. Anche questo romanzo dipinge la città ed è soprattutto un viaggio affascinante attraverso le sue vie e le sue piazze. Ogni frase è come una pennellata ed è - anche la più insignificante - ben pensata, avendo la peculiarità di trasmettere un messaggio, un’idea o un problema, condivisibile o meno, ma sempre interessante.
Commesse di Treviso
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