Da fronti opposti: diari di guerra, 1914-1915
- Autore: Edith Wharton
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2010
Forse non tutti sanno che Edith Wharton (1862-1937), scrittrice americana vincitrice del Premio Pulitzer nel 1921 con "L’età dell’innocenza" - meraviglioso affresco dell’alta borghesia di New York e dal quale Martin Scorsese nel 1993 ha tratto l’omonimo film con Daniel Day-Lewis, Winona Ryder e Michelle Pfeiffer - ha raccontato la tragicità della guerra, con le sue miserie e le sue devastazioni, dal fronte occidentale. Infatti la donna, che aveva sempre viaggiato nel corso della vita, viveva in Francia - dov’era molto conosciuta ormai da tempo e stimata come autrice - alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Questo evento epocale la sconvolge e la travolge come tutti, ma sceglie di dedicarsi con impegno da militante con attività benefiche e umanitarie, in particolare istituendo gli ostelli americani per i rifugiati che le varrà la Legion d’onore. Lei, oltretutto, che proveniva dai lussuosi salotti cittadini d’oltre-oceano, ma che ne aveva comunque denunciato ipocrisie e contraddizioni attraverso molti dei suoi romanzi.
Dal punto di vista politico fa ancora di più: si schiera apertamente a fianco del Paese europeo che la ospita e approfitta di un’occasione che le si presenta per fare da corrispondente, informando i suoi connazionali sulla situazione ed evoluzione del conflitto.
Questi scritti uscirono in forma di articoli sul "Scribner’s Magazine" e sul "Saturday Evening Post" nel 1915. L’editore italiano Viella nel 2010 ha pubblicato un volume per la ‘Collana La Storia’ con traduzione e cura di Luisa Cetti e il cui titolo completo è "Da fronti opposti. Diari di guerra, 1914-1915" contenente il reportage anche di un’altra donna: statunitense anch’essa, Nellie Bly (1864-1922) quasi coetanea della prima, ma con due importanti differenze: giornalista di professione e già affermata, che nel 1890 aveva stupito il mondo circumnavigando la terra in 72 giorni sulla falsariga del "Il giro del mondo in 80 giorni" di Jules Verne, si rivolge ai lettori da un versante del tutto diverso, non solo dal punto di vista geografico, ma anche ideologico: quello russo-serbo.
Infatti, la cronista è inviata per il New York Evening Journal che, al contrario delle testate per le quali è inviata Wharton (e della maggior parte delle riviste americane del periodo) si oppone alla discesa in guerra degli Usa e caldeggia fortemente la visione tedesca. Diverso è altresì lo stile di scrittura. Edith Wharton con una prosa elegante che già le apparteneva (indimenticabile a tal proposito "Ethan Frome" considerato dalla critica il suo miglior lavoro) racconta i visi e le espressioni delle persone che incontra, sia civili che militari, e i paesaggi e le architetture francesi malamente deturpate dai bombardamenti, in modo quasi romanzato ma allo stesso tempo realistico:
Se si potessero cancellare con il pensiero gli invalidi per le strade e i feriti negli ospedali, Chậlons sarebbe uno spettacolo ritemprante. Quando giungemmo all’albergo anche gli automezzi grigi e le sobrie uniformi sembravano brillare sotto il cielo gelido.
Nellie, invece, utilizza un linguaggio cronachistico confacente al mestiere, a tratti forte, in particolare quando deve parlare dei soldati feriti e dei loro tormenti:
Con una stretta al cuore pensavo alle migliaia di soldati esausti, malati, affamati, che si trovano nelle trincee fangose. [...] Cerco di capire quale sia il senso di tutto ciò. Le immani, indicibili sofferenze di milioni dei migliori uomini, e quando dico milioni bisogna che moltiplichi questa cifra per dieci contando le mogli, i figli, i genitori, le fidanzate e i parenti che patiscono un indicibile tormento.
I resoconti da zone belliche sono sempre stati appannaggio degli uomini. Queste immagini che vediamo attraverso gli occhi e il tratto femminile, gettano una luce più sensibile e introspettiva, terribile, ma al contempo carica di speranza e di vita: uno spettacolo che è quasi un ossimoro per Edith Wharton, che lo definisce “allegro e terribile”, utilizzando le parole che ricorrono nel capolavoro di Tolstoj, Guerra e pace.
Uno degli aspetti più detestabili della guerra è che tutto ciò che è legato a essa, tranne la morte e la distruzione che provoca, costituisce una tale saltazione della vita, uno spettacolo così stimolante e coinvolgente.
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