Diciotto secondi prima dell’alba
- Autore: Giorgio Scianna
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2010
Edoardo, dottore in Giurisprudenza, diventa avvocato e, con lui, lo diventa anche il suo migliore amico Mauro. Ma Edoardo non si
entusiasma particolarmente per questa conquista professionale, probabilmente perché continuerà a lavorare nello studio associato dove il padre è già uno dei soci.
Marta, cardiologa pediatrica, è la fidanzata di Edoardo. Donna
abituata ad una ferrea disciplina, ad una regolarità che le regala appagamento, è l’amore ’quieto’ di Edoardo, il porto sicuro, ove
tornare sempre e comunque.
Una sera, l’imprevisto: Edoardo si presenta ad una sorta di cineforum culturale, dove il cinema si unisce alla musica (classica) e una ragazza gli si avvicina. E’ russa, bellissima, attraente e suona il violoncello. Ksenja, il suo nome, si fa accompagnare a casa da Edoardo e tutto sembra finire lì.
Ma Edoardo in questa vita si sente incastrato, incapace di scegliere, abile solo a rimanere a galla, cullato da onde poco impegnative ma accoglienti.
E Ksenja gli è rimasta dentro, nel cuore, sotto la pelle. Così si
organizza per rivederla, assistendo ad una sua esibizione al
violoncello. Questa volta si recano a casa di Edoardo, ma dopo cena irrompe il loro desiderio. Marta era stata tradita.
Si rivedono ancora una volta, i loro corpi ancora si ritrovano. Ma al risveglio Ksenja è senza vita. Mix letale di pasticche-farmaci.
Edoardo perde improvvisamente Ksenja, quel mistero senza passato.
Per rispetto (e amore?) nei suoi confronti si reca in Russia per i
funerali e conosce la sua famiglia e un po’ della sua, breve, storia.
Tuttavia la vita di Edoardo non è certo in Russia, non è, non lo è mai stata Ksenja, quindi rapidamente torna a Milano. Svuotato, pentito, annichilito cerca di ripartire.
E la ripartenza reale, lenta ma sicura, dolorosa ma promettente ha il nome di Marta, un ’luogo’ ove poter tornare. Utero di madre, moglie, donna.
Opera seconda di Giorgio Scianna, dopo l’enigmatico "Fai di te la notte", l’autore si conferma per la sua prosa lineare, ma ipnotica, per le sue storie pacate ma dure, per il suo stile senza orpelli ma di estrema classe, che senza strafare ci lasciano incollati alla pagina, a sperare che i suoi protagonisti dipanino non solo il mistero che li avvince, ma anche la matassa che ostacola il loro cammino nel percorso della vita.
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