Doppio delitto al Miramare. Le indagini del commissario Berté
- Autore: Emilio Martini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2022
Quattro milanesi per un romanzo: Emilio Martini, Gigi Berté, Elena e Michela Martignoni. Il primo firma i gialli che vedono protagonista il secondo, ma entrambi nascono dalla fantasia delle due sorelle meneghine. È targata Milano anche la casa editrice, a completare un pokerissimo per le indagini del vicequestore di Lungariva, nei bestseller giunti al tredicesimo episodio con Doppio delitto al Miramare, pubblicato a febbraio da Corbaccio, nella collana Narratori (2022, 264 pagine). Segue Vent’anni prima e Il botto, per restare ai titoli precedenti arrivati nel corso del 2021.
Di regola, quando sui parla delle inchieste seriali di Berté va necessariamente ribadito che Emilio Martini è lo pseudonimo delle sorelle scrittrici dei polizieschi in Liguria, riviera che conoscono e frequentano da bambine. Con i nomi di battesimo e il cognome anagrafico firmano invece gli ottimi romanzi storici — Borgia family compresa — che le distinguono nel panorama narrativo di qualità.
Va poi ribadito che il dott. Berté è un dirigente della Polizia di Stato, burbero, a volte intrattabile, tignoso nelle indagini e amante della buona cucina e delle donne, riassunte in Marzia, albergatrice e gran cuoca. Gigi raccoglie i capelli lunghi in una coda color cenere, che farebbe pensare a uno sciupafemmine, cosa non del tutto inesatta, anche se l’età e l’esilio professionale in un Commissariato di provincia a Lungariva lo fanno immaginare come un ispettore Colombo più atletico. Si tenga sempre a mente, inoltre, che il personaggio è stato ispirato alle Martignoni da un autentico vicequestore.
L’imponente coda crespa ingrigita, la Coscienza Bastarda che si fa sentire, la rabbia che lo prende davanti ai morti: ecco il biglietto da visita di Gigi Berté, anche nella nuova vicenda rivierasca. Rabbia al quadrato, visto che i cadaveri sono due.
Una telefonata del sovrintendente Parodi lo ha indirizzato verso il Grand Hotel Miramare. In una camera al quarto piano, l’attenzione del vicequestore aggiunto è attratta dall’insolita profusione di pallottole. Contro le vittime è stato scaricato l’intero caricatore di una Beretta 98, la versione civile della 92FS in dotazione alla Polizia. Un’arma importante, quindici proiettili con impatto devastante delle ogive di piombo. La pistola è sotto il letto. Alla canna è avvitato un silenziatore.
Due i bersagli sui quali l’assassino si è accanito, non da vicino, con furia cieca e scarsa dimestichezza delle armi, a giudicare dal numero di colpi. Un delitto d’impeto, a volersi fare un film o un racconto, come scappa di pensare allo stesso commissario.
Supino, un uomo di una settantina d’anni, capelli brizzolati, lineamenti fini, braccia muscolose. Dall’altra parte del letto, una donna sulla quarantina, prona, senz’abiti, bionda, bella, nonostante i danni inferti dai colpi a nuca, schiena e gambe.
La descrizione delle scene dei delitti è sempre un must delle sorelle del giallo all’italiana made in Martini-Martignoni. Gli uccisi sono il commercialista e la nuova segretaria della contessa van der Meer. Amanti? Il direttore d’hotel si esprime con discrezione: erano clienti fissi, con una camera privata ciascuno nel Miramare, come del resto la contessa. Quella è la suite che il dott. Sommariva usava anche come ufficio. Chiusa e senza segni di scasso, secondo la testimonianza della cameriera del piano, che ha denunciato lo smarrimento di un passepartout. Era certa di averlo lasciato nell’Office, ma non l’ha più trovato.
Una donna discute con l’agente Francesca Belli sulla soglia della camera, pretendendo di entrare. Non può che essere la datrice di lavoro, Licia Trevisan, vedova del conte van der Meer, con ingente patrimonio di miniere e terre in Sudafrica. Dimostra settantacinque anni, è alta, impeccabilmente bionda, snella, elegante, profumata. Da giovane sarà stata di certo uno schianto, di rara bellezza, ma indubbiamente è “una gran bella vecchia”, per quanto il complimento possa suonare difficile da digerire, per via del “vecchia”.
Con mestiere, Berté le consente di affacciarsi e valuta con attenzione la reazione della donna: orrore, spavento e una sfumatura di dolore, tutto ben dissimulato, sotto un’indifferenza costruita.
Va precisato che quanto descritto avviene la mattina di Pasquetta e questo ritarderà l’arrivo della Scientifica e il pranzo di Berté. Il questore si è fissato d’incaricare dei rilievi la sezione di Genova, mobilitando anche la Omicidi del capoluogo. Chissà perché? Il PM invece è del posto, mezza età, pingue, raccomanda subito a Gigi di evitare le risse che gli sono abituali. Il commissario incassa, ma non può che esplodere quando Patty gli annuncia al cellulare che sta per raggiungere la Riviera. È l’ex fidanzata, se si mette in testa qualcosa nessun no potrà mai scoraggiarla.
Quando si è alle prese con un caso tanto delicato, l’ultima complicazione da vedersi capitare tra capo e collo è avere “quella” tra i piedi. A Marzia l’incomoda andrà di traverso. Difficile gestire le donne, anche per un duro come Gigi Berté.
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