Europa 33
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2020
Europa 33 (Adelphi, 2020, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella con una nota di Matteo Codignola) è una raccolta di 4 reportage scritti dal grande autore belga Georges Simenon (Liegi 1903 - Losanna 1989) tra il 1933 e il 1934: Europe 33 (Europa 33), che ha dato il titolo alla raccolta, Les grands palaces européens (I grandi alberghi europei), Chez Trotsky (Una visita a Trotsky) e Peuples qui ont faim (Popoli che hanno fame).
“Tutta l’Europa, la piccola Europa, si ammanta di grossi, silenziosi fiocchi di neve, e le stesse strade, gli stessi campi, gli stessi cortili delle scuole si popolano di bambini infagottati in pesanti maglioni; nasi arrossati passano svelti sui marciapiedi, file di disoccupati aspettano davanti ai municipi per lavorare come spalaneve, e nei sobborghi vengono accesi bracieri per i poveri”.
Il cronista Simenon è partito per vedere il volto dell’Europa del ‘33. Un’Europa malata, che soffre ancora la crisi economica giunta dagli Stati Uniti e ancora non si è del tutto ripresa dagli orrori della Grande Guerra. Il vecchio continente sonnecchia sotto la neve e, come chi dorme male, è scosso da bruschi e terrificanti sussulti. In Germania l’ascesa al potere di Hitler non fa presagire nulla di buono, anzi, l’Europa ancora non lo sa, ma entro pochi anni scivolerà dentro un conflitto mondiale dagli effetti disastrosi. Simenon, in viaggio nel cuore dell’Europa, sa che non busserà alle porte dei ministeri e dei parlamenti, ma a quelle delle fattorie, delle case operaie e delle botteghe. Lì dove vi sono i problemi veri, le angosce quotidiane del dover mettere insieme il pranzo con la cena.
A Charleroi, nel cuore della Vallonia, della regione carbonifera, un operaio ha invitato a cena il reporter Simenon per poi portarlo alla Casa del Popolo, situato in un palazzo, dove al pianterreno si trova il ristorante migliore e più bello della città, e anche la pasticceria prelibata, dove “l’occhio clinico” del “tombeur de femmes” Simenon nota che le commesse sono appetitose come pasticcini.
A Vilnius, in Lituania, che nel 1933 fa parte della Polonia, un paese coperto di neve, con una popolazione rintanata in vecchie case di legno e al centro una città di centomila anime. Qui si possono trovare prodotti magnifici: burro, uova, bacon, salmone, storione. Tutti mangiano in abbondanza, ma non hanno un soldo in tasca. Simenon osserva la campagna gelata, con le slitte e le isbe, i contadini con i cappotti di pelliccia e gli stivali alti fino alle cosce. Una campagna che arriva alle soglie della città, e vi si insinua. Anche in città si circola in slitta.
“Sempre dieci gradi sotto zero e la neve. E paesini tutti di legno. E contadini in slitte trainate da pony”.
Dal Belgio fino a Istanbul, puntando l’occhio verso quelle popolazioni che hanno fame, quelle dell’ex Impero dello Zar. Odessa, Berlino, Vilnius, Varsavia.
I reportage di Simenon non sono cartoline illustrate, ma immagini vere, reali, come le fotografie che questo instancabile “fabbricante di istantanee” scatta, presenti nel volume. Il sorriso di una commessa di pasticceria, un cameriere accanto a un tavolo di un ristorante, il volto disperato di una madre che abbraccia il proprio figliolino su di un marciapiede - immagine purtroppo sempre attuale, ieri come oggi. In queste fotografie e nei suoi reportage, il cronista Simenon non giudica, ma si limita a mostrare e a raccontare, sempre attratto dall’essenza dell’uomo. “Cerco l’uomo nudo”, amava ripetere Georges Simenon, senza maschere e senza condizionamenti, nei reportage, così come nei tanti romanzi di un autore straordinario.
“La prima sensazione, al risveglio nel vagone letto che si inoltra nelle periferie di Bucarest, è di leggerezza”.
Europa 33
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