Fausto e Anna
- Autore: Carlo Cassola
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
Il romanzo “Fausto e Anna” (Einaudi 1958) fu scritto dall’autore Carlo Cassola (1917 – 1987) nel 1949, pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1952 nella Collana “I gettoni”, che ne ha riproposto la pubblicazione nel 1958 con le modifiche e i tagli apportati dall’autore.
Dove ho già visto questa ragazza?
Fausto Errera e Anna Mannoni s’incontrano casualmente un giorno d’inizio autunno a Volterra, dove vive la ragazza, mentre il ragazzo, che abita a Roma con la famiglia, si trova nella cittadina in vacanza. Tra i due giovani scatta subito un’attrazione reciproca, anche se i successivi incontri si limitano a un semplice cenno di saluto. In questi primi anni di dominio fascista, Fausto sente il desiderio di diventare un letterato, Anna ha già il destino tracciato: sarà moglie e madre, “ormai tutto è stabilito nella mia vita, non può cambiar nulla”. Un altro anno è passato, è tornata la bella stagione e anche Fausto è tornato a percorrere le vie di Volterra, cercando con lo sguardo Anna. Il ragazzo ha in animo di dichiararsi ad Anna:
Tutto quest’anno ho pensato a lei. Sono innamorato di lei, ecco tutto.
Anna corrisponde il sentimento di Fausto, ma si domanda sfiduciata se un “cittadino” come Fausto possa davvero essersi innamorato di lei, “una povera ragazza di provincia, senza istruzione e senza intelligenza”. L’incanto del primo amore è spezzato da sciocche incomprensioni, Fausto si dimostra geloso, Anna riflettendo sulla loro situazione, capisce che quest’amore mai consumato, finora non le ha dato altro che dolori. Del resto:
Anna era una ragazza coraggiosa, capace di far forza ai propri sentimenti quando si fosse convinta che era necessario.
“Fausto e Anna” uno dei romanzi più intensi dello scrittore e saggista, nato a Roma da madre toscana di Volterra e padre lombardo, si delinea in un arco temporale che va dal 1930 al 1945. Cassola, vincitore del Premio Strega 1960 con “La ragazza di Bube”, in queste pagine, dedicate “Alla memoria della mia Rosa” (Rosa Falchi, la moglie dello scrittore morta prematuramente), racconta una storia d’amore e di guerra, di chiara ispirazione autobiografica.
Se Anna, anima pragmatica, si realizza diventando moglie e madre, Fausto, animo tormentato e sognatore, nel frattempo divenuto professore di storia e filosofia, decide di cercare se stesso salendo in montagna e diventando capo partigiano. Un episodio cruento avvenuto all’interno della brigata garibaldina della quale fa parte, alimenta più di un dubbio etico in Fausto: quanto spirito di vendetta, più o meno giustificato, c’è nel modo di agire dei suoi compagni di lotta?
Assieme ai suoi uomini, Fausto era in gran daffare, quella mattina, per sistemare gli esplosivi e preparare le micce.
Quando Fausto e Anna s’incontreranno di nuovo, capiranno di amarsi ancora ma ormai è “troppo tardi”, parafrasando il titolo di un romanzo di Carlo Cassola. La fine dell’esperienza partigiana del ragazzo diventato uomo sulle montagne toscane, coinciderà con la definitiva rinuncia ad Anna. Massa Marittima, Volterra, Cecina e San Ginesio sono i luoghi immersi in un mondo provinciale e popolare, dove il romanzo viene ambientato, luoghi quasi evocati dalla penna di Cassola, che l’autore conosceva bene, perché è lì che aveva fatto le esperienze più importanti della sua vita. Un mondo che è perfettamente riprodotto da Carlo Carrà nel dipinto “Paesaggio toscano” che si trova nella copertina di una vecchia ma sempre suggestiva copia di un romanzo, che riletto dopo tanti anni conserva intatto tutto il suo fascino.
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