La Ragazza di Bube di Carlo Cassola

“La ragazza di Bube” è ambientato nell’immediato dopoguerra: l’Italia è un paese defraudato della sua identità dopo un estenuante conflitto mondiale che ha visto, tra gli orrori perpetrati, anche una lotta fratricida tra fascisti e partigiani. Ma l’Italia in quel periodo è anche vita di provincia, una provincia fatta di quelle famiglie povere che vivono di poco lavorando duro, che hanno perso i propri figli in guerra e subito la peggiore delle prevaricazioni sociali, e che da questi accadimenti hanno maturato una profonda necessità di rivalsa.

Mara ha sedici anni e vive con i genitori e un fratello più piccolo nella provincia toscana e un giorno riceve la visita del giovane Bube, compagno del fratello maggiore ucciso durante la Resistenza.
Bube è un partigiano e già, così giovane, si è trovato nelle condizioni di dover combattere in prima persona, sia nella Resistenza che dopo la fine del conflitto in quella specie di guerra civile che ne è seguita, aggiudicandosi il soprannome di Vendicatore. Ma Bube è un ragazzo fondamentalmente buono e insicuro, vittima lui stesso dell’incalzante odio popolare e che – tradito dalle vicende storiche – si ritrova a commettere un duplice omicidio, in nome di quella rivoluzione politica che una buona fetta del paese covava, nell’attesa di un radicale cambiamento.
In pochi giorni i due si conoscono e si innamorano ma Bube, ricercato per i reati commessi, è costretto ad espatriare in Francia. In questo frangente Mara si trasferisce a Poggibonsi per lavorare come serva presso una famiglia borghese. Qui conoscerà Stefano un giovane operaio del quale, dopo molti tentennamenti, si innamorerà.
Mara, però, sente di non dover abbandonare Bube al suo destino. Avverte forte dentro di sé la necessità di continuare ad essere per il ragazzo - che nel frattempo è stato arrestato e posto sotto processo - l’unica ancora morale di salvezza.
La ragazza, che per la giovane età e per indole era capricciosa ed insolente, raggiunge nel giro di pochi anni una maturità estrema, nella forzata crescita che la sua singolare condizione – alla quale nessuno la obbliga – le impone.
Il ’processo’ attuato da Mara alla condizione del giovane partigiano è il processo storico e morale al quale un’intera generazione si sottopone. L’odio di classe, la rivalsa politica, i radicati dissidi tra fascisti e comunisti vengono analizzati dalla coscienza genuina ed obiettiva della ragazza, che diventa così l’eroina dissacrante di un contesto politico che è – purtroppo – ancora di grande attualità.

Non sorprende il fatto che, nonostante la fama raggiunta, l’uscita del libro nel 1959 abbia suscitato numerose polemiche e che lo stesso autore sia stato sottoposto ad un dibattito morale da parte di intellettuali e storici dell’epoca, a causa del delicato rapporto tra politica ed etica sollevato nel romanzo.
A noi posteri del nuovo millennio viene data, però, nella necessaria rilettura di un capolavoro neorelista del novecento, l’opportunità di riflettere che ad avere la meglio, a spese dell’uomo, è in definitiva soltanto un unico cieco vincitore: l’odio.