Georges Simenon. Una biografia
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
“Quando si scrive una biografia, o si dice la verità, oppure si fa una falsa biografia”.
La frase di Georges Simenon pronunciata nel 1982 apre il presente volume nel quale l’autore cerca di spiegare “il paradosso di Simenon”: un uomo conosciuto soprattutto per la sua notorietà. Georges Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903-Losanna, 4 settembre 1989), grande scrittore belga dalla prolifica penna, visse all’insegna dell’eccesso, pensandosi come il personaggio principale del romanzo della sua vita.
Personalità straordinaria con una produzione così ampia, che è idea folle e pericolosa tentare di incasellare in un mero elenco di date, nomi e avvenimenti l’esistenza fuori dal comune “pervasa dall’imperativo della scrittura” di un uomo come Simenon, “insaziabilmente curioso”.
Pierre Assouline, giornalista, critico letterario e apprezzato scrittore in particolare di biografie, membro della giuria Goncourt e autore di un blog tra i più seguiti in Francia, La Républiques des Livres, in questa biografia (titolo originale Simenon) pubblicata per la prima volta a Parigi nel 1992 da Julliard, tradotta da Elena Montemaggi in una nuova edizione dalla casa editrice bolognese Odoya, vince la sua scommessa.
“Faccia pure come vuole, ma non si aspetti alcuno aiuto da parte mia. Non le chiederò nemmeno di leggere il manoscritto prima della pubblicazione. In questo modo lei sarà libero e anch’io”.
Così aveva scritto Simenon ad Assouline dopo aver autorizzato quest’ultimo ad accedere alla considerevole mole dei suoi archivi personali. Pochi mesi dopo Simenon moriva, quindi Assoulinne, nato a Casablanca nel 1953 e in questo periodo cronista per Le Monde 2 supplemento del quotidiano francese, aveva ricevuto la fattiva collaborazione della compagna di Simenon, Teresa Sburelin, della fedele collaboratrice Joyce Aitken e dei tre figli dello scrittore: Marc, John e Pierre.
L’autore aveva immediatamente compreso che sarebbe stato impossibile per la redazione del testo separare l’uomo Georges dallo scrittore Simenon, fondamentale era stato ritornare nei luoghi “simenoniani” per raccogliere testimonianze e verificare gli avvenimenti occorsi. Belgio, Francia, USA e Svizzera parti nelle quali è diviso il volume, perché questi quattro paesi avevano delineato quattro epoche ben definite della vita di Simenon che corrispondono a quattro donne: la madre Henriette, la prima moglie Tigy, la seconda moglie Denise e la sua compagna Teresa.
L’intero vissuto di Simenon “pervaso dall’imperativo della scrittura” riaffiora nelle centinaia di romanzi e racconti dello scrittore, il quale da acuto osservatore quale era, trasfigurava e trasportava nelle sue opere il suo passato, il suo intimo, i suoi pensieri più nascosti e anche le sue tante bugie. “Liegi fu la sorgente del fiume Simenon” piccolo angolo del Belgio, dove Georges avrebbe forgiato i suoi ricordi, lì, in quella città che sarebbe diventata la principale protagonista della sua futura opera e il fulcro della sua nostalgia.
In Rue de la Loi al numero 53 viveva la famiglia Simenon: il padre Désiré, di origine vallone di professione assicuratore. Timido, discreto, pudico, parco di sentimenti e gesti, molto amato e ammirato dal primogenito Georges, Désiré era l’umiltà e la rassegnazione fatta persona, senza però avere nell’animo malinconia o tristezza. La personalità di Simenon padre era all’antitesi di quella della madre di Georges, Henriette, segnata dal fallimento dell’azienda di trasporto di legname paterna. Molto cattolica per temperamento, convinzione e scelta, Henriette era perseguitata dallo spettro della povertà e per questo rimproverava spesso al coniuge la sua mancanza di ambizione sociale e professionale. Il divario tra la coppia si era ulteriormente acuito quando Henriette aveva preso in casa dei pensionanti. Molti di questi, studenti universitari e non, erano rimasti impressi nella mente di Georges. Il secondogenito dei Simenon, Christian, nato tre anni dopo Georges era il preferito dalla madre.
“Georges era il problema di Henriette. Non si fidava di lui e non era mai soddisfatta”.
Nel libro autobiografico Lettera a mia madre (1974), Simenon scriveva:
“Noi non ci siamo mai amati, quand’eri viva, lo sai bene”.
Bravo alunno dotato di una fervida immaginazione, Georges (nei compiti amava firmarsi “George Sim”) aveva scoperto una sconfinata passione per la letteratura e alla fine dell’anno scolastico 1918 annunciava ai genitori che avrebbe interrotto gli studi, perché si sentiva già adulto, pronto a intraprendere una professione. Quale?
Il giovane Simenon fumava già la pipa ma non aveva un’idea chiara circa il suo futuro, sapeva di scrivere bene ma per lui la scrittura non era ancora un mestiere, una fonte di guadagno, era solo un passatempo, un gioco che gli procurava piacere.
Durante i suoi vagabondaggi per le strade di Liegi giungeva spesso davanti alla sede della Gazette de Liège, una delle principali testate giornalistiche della città. All’indomani della firma dell’armistizio, il giornale offriva diverse opportunità di lavoro nella redazione. Georges aveva colto al volo l’occasione e presto sarebbe diventato uno dei più bravi e intraprendenti giornalisti della Gazette. La leggenda era cominciata.
“A sedici anni era già un fenomeno”.
Solo due anni più tardi, il papà del Commissario Maigret avrebbe pubblicato il suo primo romanzo.
“Scrivo perché sin dalla mia infanzia ho sentito il bisogno di esprimermi e perché se non lo faccio, mi sento male”.
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