Giacomo il signor bambino
- Autore: Paolo Di Paolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Giacomo il signor bambino di Paolo Di Paolo è la favola, pubblicata da Rrose Sélavy Ed. 2015 nella Collana Quaderno quadrone, che racconta l’infanzia di Giacomo Leopardi (Recanati 1798 – Napoli 1837), con le belle e suggestive illustrazioni di Gianni De Conno e l’introduzione di Mario Martone.
C’era una volta un signorino Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro che viveva a Recanati in un bel palazzo dalle linee semplici e signorili, insieme ai genitori, il Conte Monaldo e la Marchesa Adelaide Antici, e ai fratelli minori Carlo e Paolina. Il ragazzo, dotato di una fervida fantasia e di un’intelligenza particolare, sicuramente alimentata dagli studi classici e umanistici compiuti nella fornita biblioteca paterna, amava giocare con i fratelli impersonando vari ruoli: oggi l’eroe, domani un pastore o un fringuello libero di volare dove vuole.
“Sembrano così festosi, così contenti nel loro volo!”.
Nei corridoi dell’austera dimora, Giacomo urlava “Sono Achille, il grande eroe!” e raccontava ai fratelli incuriositi la storia “della morte in battaglia dell’eroe Ettore per mano del grande eroe Achille”. La personale battaglia che i tre fratelli volevano ingaggiare era quella contro l’insopportabile minestra che rattristava la tavola “quella poltiglia giallastra e fumante”, alla quale il futuro poeta aveva dedicato una divertente poesia. Il piano di battaglia era già stato pianificato: rubare di notte il semolino dalla dispensa in modo che il cuoco “grosso come un vitellone”, non lo potesse più utilizzare. Prima di entrare in azione, Giacomino nella sua cameretta si sentiva agitato e ansioso. Nel buio gli era venuta paura, inoltre il bambino sentiva su di sé un forte senso di solitudine. Per questo motivo il piccolo Leopardi chiedeva l’aiuto dei suoi giocattoli, specialmente di quei burattini che ancora oggi si possono ammirare nel palazzo di famiglia, sistemati nel loro teatro dal magico palcoscenico. Giacomo sapeva che i burattini sono pigri e dormiglioni e occorreva svegliarli uno a uno. Il compito di questi giocattoli di legno consisteva nel distrarre la cagnetta Dorina che dormiva in cucina.
“Ero a Salamanca, Spagna, in un bellissimo sabato di agosto dell’anno 2000”.
Nelle pagine culturali del “Corriere della Sera” l’allora diciassettenne Di Paolo trova un articolo che parla del bambino Giacomo: “Leopardi, le poesie infantili alla nonna e al maestro”. Tra quei piccoli esercizi poetici c’erano alcuni versi scritti a 11 anni di età, “Contro la minestra”:
“Ora tu sei, Minestra, de’ miei versi l’oggetto/E dir di abbominarti mi apporta un gran diletto...”
L’eclettico scrittore che passa dal romanzo al saggio, dalla biografia al reportage, rivela che “questa storia è partita da quei versi” e dal fatto che anche Di Paolo non è mai stato un amante delle minestre. Nell’introduzione al volume intitolata “Un magico palcoscenico retroilluminato”, Mario Martone, regista del film “Il giovane favoloso” (1914) dedicato al poeta di Recanati, scrive:
“il poeta che si voleva triste e depresso, da bambino era in realtà un eccitatissimo regista e attore”.
Martone spiega che la favola raccontata da Di Paolo si ispira alla vena precoce di Giacomo come drammaturgo classico autore di drammi in versi e al suo amore per il teatro dei burattini. L’autore tesse una narrazione lieve e piena di poesia amalgamando realtà e fantasia dove il favoloso bambino svela la vera e intima natura dell’eccelso poeta che si rivolgeva alla sua graziosa e diletta luna con indimenticabili versi.
“I fanciulli trovano il tutto anche nel niente”. Giacomo Leopardi.
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