Tutte le speranze. Montanelli raccontato da chi non c’era
- Autore: Paolo Di Paolo Indro Montanelli
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2014
“C’è qualcosa nella tua vita che vorresti rivivere?”.
“Tutto”.
L’esergo di questo romanzo di “un’avventura così intensa, irripetibile” definisce al meglio la personalità di Indro Montanelli, nato a Fucecchio in provincia di Firenze il 22 aprile 1909 e scomparso a Milano il 22 luglio 2001.
“Ho riavvolto il nastro di una lunga vita fino a qui, fino al punto più lontano percorrendo un secolo a ritroso”.
L’uomo che aveva attraversato il Novecento, “il suo secolo”, raccontandolo ai suoi lettori che considerava come una famiglia, il primo giornalista a intervistare un Papa oggi Santo (San Giovanni XXIII), moriva all’inizio del Terzo Millennio, in una calda domenica di luglio. In una stanza della clinica La Madonnina di Milano, Montanelli chiedeva alla nipote di prendere un foglio di carta e una penna.
“Scrivi – le disse - Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli – giornalista – Fucecchio, 22 aprile 1909 prende congedo dai suoi lettori”.
Centinaia di migliaia di lettori per sessant’anni l’avevano seguito dai primi articoli giovanili alle corrispondenze per Il Messaggero, per il settimanale Omnibus di Leo Longanesi, poi inviato di guerra per Il Corriere della Sera, la collaborazione stabile con Il Borghese e con La Domenica del Corriere (dove nacque la celebre rubrica La Stanza di Montanelli), con La Stampa, la direzione de Il Giornale e La voce, la sua ultima creatura dalla vita breve. Trenta ore prima della morte di Montanelli per le strade e le piazze di Genova assalita da “un rumore di metallo, voci umane, sirene, clacson, gli elicotteri in alto”, due eserciti di “ragazzi nati a venti, trent’anni dall’ultima guerra” si erano fronteggiati con il tragico bilancio di un giovane morto in Piazza Alimonda. I Capi di Stato riuniti per il G8 dal loro fortino nel cuore di una “zona rossa” espugnata e poi macchiata di sangue, da bersagli erano diventati “spettatori di una battaglia che li aveva persi di vista”. Il Novecento, “il secolo breve”, stava terminando “sul precipizio di quell’estate”: la scomparsa di un testimone di più epoche che aveva contenuto in sé più vite dentro una vita sola, gli scontri a Genova, i Potenti della Terra disorientati, “balbettanti di fronte a un ragazzo morto senza motivo”, per non parlare dell’“immane attentato terroristico con cui a New York sarebbero venute giù, nemmeno due mesi dopo, le Torri gemelle”.
Il diciottenne Paolo Di Paolo si trovava al mare quel “pomeriggio nel cuore dell’estate” quando il TG aveva comunicato la notizia della morte di Montanelli. Paolo “assalito da uno stupore che stava diventando tristezza” si era reso conto che il compimento della sua maturità non era arrivato il 7 giugno, il giorno del suo compleanno ma in quell’istante, maturità rappresentata dall’unica certezza
“che non sarò più il ragazzino distratto, entusiasta che spediva lettere a Montanelli”.
L’autore sa far rivivere la personalità di un Maestro del giornalismo, bravo nel saper interpretare il pensiero di molte persone che si ritrovavano nei suoi “pezzi”, unico nel saper descrivere in maniera semplice i difetti degli italiani e del Belpaese “io all’Italia mi sento condannato”, anticomunista per vocazione, che fu tacciato di essere “di sinistra” solo perché si era rifiutato di ubbidire alle direttive del padrone sceso in politica. Paolo Di Paolo ricorda le tappe del suo rapporto con il giornalista discendente di Giuseppe Montanelli, eroe del Risorgimento, e sono queste le pagine più sentite, più vive (“vorrei fare il giornalista”, “ne ero quasi sicuro, e non starò qui a dissuaderti, anche se dovrei”). Malinconiche anche perché nell’Italia del 2014 manca questo autentico signore del giornalismo,
“quell’ansia di indipendenza e di libertà, che è impossibile tenere a freno, che ti porta a essere la stecca nel coro appena il coro comincia a cantare”.
In questo volume che ha il merito di ricordare un uomo di talento, spesso scomodo che possedeva il vizio di scrivere sempre ciò che pensava, l’autore riesce nel suo intento: raccontare, soprattutto a chi non l’ha mai sentita nominare, la vita di Montanelli.
“Come un libro di Storia novecentesca privo delle conclusioni più facili da trarre, come il romanzo di un uomo imprudente, tenace, appassionato. Libero. Pieno di ombre, come chiunque di noi non sia sulla strada della beatificazione”.
Il romanzo sarà presentato a Roma il 19 maggio alle 18 presso la Feltrinelli Libri e Musica Piazza Colonna 31/35 Roma. Interviene con l’autore Pierluigi Battista.
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