Il cavaliere del secchio
- Autore: Franz Kafka
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
Il racconto di Franz Kafka Il cavaliere del secchio, scritto nel 1917, torna a far parlare di sé in una splendida edizione della casa editrice Topipittori (2021), con traduzione di Anita Raja, illustrazioni di Anais Tonelli e un’illuminante postfazione di Martino Negri.
Maestro di una brevità incisiva che lo ha sempre caratterizzato, Franz Kafka narra una storia struggente, avente per tematica il freddo e la solitudine. Raccontato in prima persona, lo scritto ci porta direttamente nella storia triste di un giovane che, in una notte gelata, rimane al freddo nella sua stanza, senza più carbone per alimentare la stufa.
Onde evitare di morire assiderato, egli allora decide di andare dal carbonaio a chiedergliene una “palata”, non importa se della qualità più scadente, che pagherà più avanti, quando le sue finanze glielo consentiranno. Egli sa che deve far leva sul senso di pietà del commerciante, ma, allo stesso tempo, non deve perdere la propria dignità. Come ci andrà dunque, al negozio del carbonaio? Cavalcando il secchio, un oggetto che non ha alcun potere magico, ma che nella metafora fiabesca del linguaggio kafkiano dovrebbe trasformare un uomo, povero e perdente, in un eroico e vincente cavaliere.
“Il modo in cui mi presenterò sarà decisivo; quindi andrò a cavallo sul secchio. In veste di cavaliere del secchio, la mano sul manico – questa è l’imbrigliatura più ovvia – mi volgo giù per le scale a fatica; ma una volta di sotto il mio secchio si leva, possente, possente; non sono meno belli i cammelli accovacciati al suolo quando, scrollandosi, si sollevano sotto il bastone di chi li governa.”
Il carbonaio sta scrivendo nello scantinato, addirittura con l’uscio aperto, per fare uscire il calore eccessivo. Potrebbe anche cedere alle richieste del povero giovane indigente, ma la moglie, che sferruzza lì a fianco e gode di quel tepore, lo convince che alla porta non ci sia nessuno. Avida come pochi, all’insaputa del marito ella scaccia il giovane col grembiule e gli rifiuta ogni tipo di aiuto. Il protagonista si allontana quindi desolato verso la solitudine delle montagne di ghiaccio, immagine della morte sopravvenuta a causa del freddo.
“«Brutta megera», grido ancora di rimando mentre lei, volgendosi alla bottega, mezzo sprezzante, mezzo soddisfatta colpisce l’aria con la mano, «brutta megera! Ti ho chiesto una palata della qualità più scadente e tu non me l’hai data».
E poi me ne salgo nelle regioni dei Monti Ghiacciati e mi perdo per sempre.”
Le tavole a chiusura del racconto ricalcano tematiche per soggetto – il secchio, il cavaliere, la città, la strada, il carbonaio, la casa, i monti ghiacciati, l’autore. Sono studi, schizzi, nel tentativo ottimamente riuscito di dare forma visiva a un racconto che commuove, come tutte le storie del grande scrittore.
Anais Tonelli si avvale di strumenti e tecniche differenti – matite colorate, acquarello, silhouette ritagliate, china – per tratteggiare figure, ambienti e paesaggi di tradizioni boeme studiate con grande cura e attenzione. Come rivela la postfazione, l’immagine a doppia pagina, che ha come soggetto la piccola città in cui il racconto si svolge, raffigura il villaggio di Zürau dove Kafka, proprio nel 1917, soggiornò per ragioni di salute.
Il cavaliere del secchio è un racconto consigliato dai 7 anni in su, adatto anche agli adulti. A tutti coloro che hanno amato la sensibilità del grande scrittore boemo di lingua tedesca. Più semplicemente, agli estimatori di Franz Kafka.
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