Meditazione
- Autore: Franz Kafka
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Il 1912 fu un anno decisivo nella vita sentimentale e nelle opere di Franz Kafka, indissolubilmente legate tra loro. Un anno che vide l’incontro e la relazione con Felice Bauer, segnata dalle promesse di un matrimonio di continuo rinviato, e la passione e la vocazione letteraria così intensa da non permettergli di riposare la notte. “La condanna”, infatti, verrà stilata in una notte d’insonnia scrivendo per otto ore di fila e successivamente, “La metamorfosi” in sole tre settimane. Un vizio maniacale dello scrivere. Quello è anche l’anno nel quale confessa al suo amico Max Brod di avere sfiorato il suicidio. Alla fine del 1912, alla soglia dei trent’anni, viene pubblicato il suo primo libro, le prose di Betrachtung, noto anche come “Meditazione”, un’opera apparentemente minore, nel quale le sue veglie gli faranno raccontare il suo inquietante universo. Robert Musil elogerà in “Meditazione” la grande padronanza artistica di Franz Kafka.
Come in tutte le sue opere, anche in questo piccolo volume Kafka narra la sua impossibilità di vivere gli affetti e gli avvenimenti della propria realtà quotidiana, convinto che sia egli stesso la causa dei suoi disagi e trovando rifugio nel suo mondo, quello della letteratura, del suo mondo ebraico, dei suoi sogni, delle sue fantasie. Diciotto brevi racconti, raccolti in questo piccolo volume, nei quali lo scrittore praghese, “con i suoi personaggi in forma di pronomi indefiniti”, osserva il mondo esterno, la realtà, e il mondo interiore con la profondità degli sguardi e dei silenzi.
“Per quanto strana, o forse meglio straniante, l’esperienza che Kafka offre al lettore non è mai veramente immaginifica, ma, al contrario, è paradossalmente ancorato al reale”
scrive Sabrina Mori Carmignani, che ne ha curato la traduzione.
Racconti fantastici come Bambini sulla strada maestra, nel quale un bambino senza nome, seduto sull’altalena, osserva passare i carri dei braccianti di ritorno dai campi. Dopo cena si avventurerà nel bosco, con i suoi compagni di gioco, a guardare un treno in lontananza con gli scompartimenti illuminati, o seguendo i suoi pensieri innocenti come se fosse un corazziere in guerre d’altri tempi.
“E si cantava così, col bosco alle spalle, la voce di lontani viaggiatori nelle orecchie”.
Ne Il passeggero, un uomo in piedi nel tram, in piena crisi, riflette sul suo posto nel mondo e nella famiglia. Una donna salirà poco dopo e la contemplazione sarà rivolta a lei e alla sua bellezza.
“Me la vedo apparire davanti come un’evidenza tale che potrei dire di averla toccata”.
O anche nel racconto Gli alberi l’umanità è paragonata ai tronchi d’albero nella neve. Sembrerebbe che con una leggera spinta si possano spostarli, ma non è così perché sono fermamente attaccati al suolo.
“In fondo è soltanto apparenza”.
Nessuno dei racconti in “Meditazione” ha una successione logica degli eventi. L’inadeguatezza e l’impossibilità per lo scrittore boemo di affrontare qualsiasi contesto esistenziale, dalla vita personale all’amore per una donna, alla propria solitudine, sono ormai le sue ossessioni, i suoi pensieri ricorrenti più profondi. È la scrittura di Franz Kafka: il mondo esterno entra in quello interiore e lascia ferite che non si rimarginano, edificando il suo universo inafferrabile, incerto, che raccoglie il tormento e la malinconia.
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