Il prezzo della carne
- Autore: Mimmo Gangemi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2014
Mimmo Gangemi scrive romanzi sulla sua terra, la Calabria, ancora infestata dalle associazioni criminali che non riusciamo a debellare. “Il prezzo della carne” è una storia che ha tutta l’evidenza della realtà, la forza della narrativa epica, il coraggio della denuncia esemplare, la qualità letteraria degna dei grandi narratori del Sud, primo fra tutti Leonardo Sciascia.
La carne del titolo è una metonimia per indicare la persona nella sua interezza: spesso nel corso della narrazione i personaggi parlano di sé identificandosi con la propria carnalità, con il proprio appartenere ad una terra feroce, violenta, intrisa di fisicità.
“Tornerò sempre in questa mia terra a respirare l’aria che fu già fiato di mio padre…”
recita l’epigrafe posta da Gangemi all’inizio del racconto, riproposto ora in nuova versione rispetto a quella pubblicata nel 1995: purtroppo i fatti che risalgono a venti anni fa, si ripropongono in modo inquietante anche oggi, quasi che il ventennio sia passato invano rispetto alla lotta alla delinquenza organizzata.
Quattro giovani disoccupati e affamati di denaro capeggiati da Cola decidono di organizzare colpi che li rendano ricchi a spese di tre abitanti della piccola cittadina ai piedi dell’Aspromonte. L’ingegnere Gino Parisi, serio professionista e tranquillo padre di famiglia, Pasquale Sergi, un emigrante vissuto per lunghi anni negli Stati Uniti e tornato in paese ricco, e infine don Ciccio Aversa, un paesano arricchito che aveva ricomprato e restaurato lussuosamente il palazzo nobiliare, abbandonato dagli aristocratici vecchi proprietari decaduti, sono fatti oggetto di gravissime minacce se non consegneranno cinquanta milioni in contanti alla banda di imprudenti e approssimativi nuovi criminali.
In realtà in paese dominano i veri e potenti ‘ndranghetisti, tra cui emerge la famiglia Barrese: Mico, il fratello presentabile, e Vestiano, detto ‘nimali, feroce e vendicativo; c’è poi il vecchio Don Rosario, a suo tempo boss riconosciuto della malavita organizzata, ma ora anziano e desideroso di pace. Il resto della comunità locale viene rappresentato da un gruppo di uomini che si radunano nella bottega di Mastro Umberto, e che sembrano svolgere la funzione del Coro in questa piccola tragedia greca.
Il romanzo si trasforma presto in un thriller, la cui trama non è corretto raccontare ai futuri lettori che saranno trasportati a Milano, a Genova, di nuovo nelle grotte dell’Aspromonte dove lo Stato, rappresentato dai Carabinieri, sembra distratto quando non assente, presente solo in momenti in cui la caccia all’uomo in forma spettacolare e la ricerca di un sequestrato sparito da mesi sembrano ridare visibilità a forze dell’ordine spaventate ed omertose, rassegnate ed inerti. La cultura mafiosa, l’indifferenza con cui vengono registrati gli atti più violenti, la paura che serpeggia nei volti dei pochi passanti, le finestre che si chiudono, il silenzio delle piazze vuote, incendi, esplosioni, uccisioni in pieno giorno sono le caratteristiche salienti del romanzo che la narrazione di Gangemi ci pone davanti con realismo e volontà di denunciare fatti troppo gravi e troppo invasivi perché continuino a passare sotto un silenzio complice.
Un libro da far leggere a scuola, magari nell’ora di Storia ed Educazione Civica: cos’è questa materia dal nome usurato se non la necessità pedagogica di denunciare che una larga parte del nostro territorio nazionale è tuttora nelle mani di gente come i Barrese, i Falaci, don Rosario, i cui nomi metaforici ci rimandano ai nomi della cronaca giudiziaria a cui purtroppo ci siamo assuefatti?
Il prezzo della carne
Amazon.it: 9,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il prezzo della carne
Lascia il tuo commento
L’iniziale nota dell’autore è un autentico cameo, prezioso come lo sono i pensieri e le parole di chi ama quello che fa.
Il romando inizia in “media res”, il sonno di una famiglia viene improvvisamente interrotto dalla detonazione di un ordigno; paura e indecisione per l’avvertimento, l’arrivo dei carabinieri, la curiosità, morbosa e solidale, dei vicini.
Gino ha famiglia, ha studiato al nord, ha forse perso dimestichezza con certi eventi, si consulta pertanto col padre e lo zio Peppino, riguardo le minacce e le estorsioni ricevute, alle quali non cede.
Zio Peppino conosce il mondo, è forte e sicuro di sé, sa come vanno le cose, prevede le mosse dell’avversario, sa dare consigli e suggerisce di non lasciarsi intimorire.
Nell’evolversi delle vicende entrano in scena nuovi personaggi:
Mico Barrese, dalla duplice personalità, “ di giorno rispettabile galantuomo, di notte bandito”, mafioso e rispettato, poiché “ il carcere gli aveva accresciuto il prestigio”.
Vastiano, fratello maggiore di Mico, un pecoraio selvaggio, forte, irascibile e violento, compiaciuto di incutere paura; una gioventù solitaria ad accudire gli animali in montagna.
Pasquale Sergi, l’uomo nuovo, sicuro, elegante, gentile ma distaccato; dopo un lungo tempo trascorso lontano, in America, rientra in paese per iniziare una sua attività, si arricchisce, ma è sbruffone e sfruttatore, e ai compaesani non piace.
Don Ciccio Aversa, il nuovo ricco, che si pavoneggia nel palazzo nobiliare sito sulla piazza, estorto, con scaltra abilità contrattuale, ai veri nobili proprietari; nuovo look, nuove frequentazioni, scarsa lungimiranza, poiché, con la ricchezza ed il prestigio, arrivano anche le intimidazioni!
Don Rosario, vecchio cacciatore, amante della natura,della quale riconosce le voci, nel vento. Uomo rispettoso e temuto, poche parole, intuizioni immediate.
I quattro amici della “rruga”, Cola, Ntoni, Peppe e Tano, nati nello stesso infimo quartiere e cresciuti insieme,condividendo stenti e miseria, soliti riunirsi in luogo desolato e lontano da occhi curiosi;
Tano, menomato da una gamba di legno in seguito ad un incidente di gioco, ma forte e determinato riesce a nascondere il suo handicap.
Cola , suo cugino, non ama faticare per gli altri, è scaltro e forte e decide di lavorare la terra in proprio e di piantarvi canapa indiana, diventando ricco. Farà esperienza del carcere, che lo renderà ancora più determinato e stimato come malavitoso e uomo d’onore! Iniziano le estorsioni e gli avvertimenti!
Durante una delle solite escursioni in campagna, agli amici, insospettiti dalla presenza di elicotteri della polizia che sorvola la zona, sorge il dubbio che in una grotta sulla montagna possa essere nascosto un sequestrato.
Il bello del periodare di Gangemi è la sua capacità di rendere la natura, di lasciarsi prendere e commuovere dalla bellezza dei tramonti e dalla poesia dell’alba, e lo fa con un linguaggio figurativo che è vera poesia, quasi un frutto della terra, anche nel coniare termini insoliti, come “carne” per indicar “persona” e “verde” come richiamo alla giovinezza.
La conoscenza del territorio, unita a ricchezza lessicale, trasforma il racconto in immagini, regalando al lettore emozionanti panoramiche di luoghi impervi e bellissimi.
Un profondo senso di malinconia scaturisce dalla descrizione del paese, anch’esso mutato nel tempo; prima rumoroso di vita, profumato di incontri, ammantato di semplicità, un posto dove tornare è bello.
Si avvertono cenni autobiografici, che rimandano alla vita dell’autore, alla sua famiglia d’origine, alla sua emancipazione.
E’ anche il racconto dell’evolversi di usi e costumi, di un nuovo rapporto dell’uomo col territorio, del suo bisogno di comodità e bellezza.
I dialoghi costituiscono la gran parte del testo, il racconto dei fatti è minimo.
Accurate anche le descrizioni degli interni, quasi a voler anticipare un suggerimento agli scenari di una fiction, in una trasposizione cinematografica!
molto bello descrive la Calabria io suoi abitanti descrive
l’ ndrangheta molto bene soprattutto chi la subisce come Gino Parisi pasquale sergi. boss
spietati come don mico , vestiano barrese ,don rosario