Il regno della parola
- Autore: Tom Wolfe
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2016
Ogni qual volta esce una pubblicazione di Tom Wolfe, classe 1931, giornalista e scrittore americano, padre del new journalism e inventore del neologismo radical chic, è una provocazione. Affettuosamente definito un attaccabrighe, è il dandy più controcorrente dell’Upper East Side, un uomo rimasto sempre uguale a se stesso. Ne “Il regno della parola” il nostro autore tratta del linguaggio e della sua evoluzione, con l’unica certezza, scrive, che rimane e rimarrà sempre un enigma, un vero mistero. Un arcano che Wolfe in quest’ultimo lavoro tenterà di risolvere, spodestando prima Charles Darwin e poi il famoso filosofo e linguista Noam Chomsky.
Ed è stato così per caso, una sera seduto alla sua scrivania, navigando in internet, cliccando le parole il mistero dell’evoluzione del linguaggio si è ritrovato coinvolto in uno degli interrogativi più coinvolgenti, e senza nessuna risposta certa. Numerosi articoli erano pubblicati in rete a firma di illustri scienziati, storici, linguisti, tutti capitolati dinanzi alle problematiche dell’argomento.
“Centocinquant’anni dall’avvento della teoria dell’evoluzione e non hanno scoperto nulla. Nello stesso lasso di tempo, Einstein ha teorizzato la velocità della luce e la relatività di tempo, distanza, velocità; Pasteur ha rivelato che alcuni microorganismi, i batteri, sono responsabili di malattie, dai raffreddori all’antrace, alla polmonite; Watson e Crick hanno scoperto la struttura del Dna, i cosidetti mattoncini di cui sono fatti i geni. Sul linguaggio, invece, in centocinquant’anni linguisti, biologi, antropologi ed esponenti di ogni altra disciplina non hanno appreso nulla”.
Divertito e con tanta ironia, Tom Wolfe si beffa delle teorie di Darwin poiché la selezione naturale, nella teoria della specie, è condivisibile scientificamente se si parla esclusivamente dell’evoluzione animale. Non può essere rapportata all’evoluzione della specie umana, agli uomini, in quanto gli esseri viventi sono dotati del linguaggio, l’unica facoltà, a suo dire, che ci differenzia dal regno animale e l’unica delle tante caratteristiche che contraddistinguono proprio l’uomo.
“Dire che gli animali si sono evoluti nell’uomo è come dire che il marmo di Carrara si è evoluto nel David di Michelangelo”.
E non solo: la sua teoria evolutiva pecca perché non riesce a spiegare tanti altri aspetti importanti dell’umanità. Nella seconda parte del saggio “Tom Wolfe” celebra sarcasticamente Chomsky ed una delle sue teorie, la grammatica universale, che afferma che alcuni aspetti del linguaggio umano sono stati geneticamente codificati nel cervello umano e pertanto sono innati per tutti gli esseri umani avendo in dotazione l’organo del linguaggio che entra in funzione alla nascita, proprio come il cuore.
“A Chomsky non importava quale fosse la lingua madre di un bambini. Perché l’organo del linguaggio di ogni bambino poteva sfruttare la struttura profonda, la grammatica universale, e il dispositivo di acquisizione del linguaggio con cui era nato per esprimere quel che aveva da dire, a prescindere dal fatto che gli uscisse di bocca in inglese, in urdu o in dialetto naga”.
In questo interessantissimo e dilettevole saggio, Tom Wolfe sostiene e dimostra, attraverso rilevanti studi scientifici, che l’uso del linguaggio nell’evoluzione della specie umana ha creato una linea di demarcazione netta e perenne tra uomini e animali. “La parola è stata come una vera e propria arma nucleare”, che ha posto fine non solo all’evoluzione dell’uomo poiché non più necessaria per la sua sopravvivenza, ma anche all’evoluzione del regno animale, divenuto di fatto una colonia, con l’uomo incondizionato padrone. Il linguaggio ha permesso di conquistare l’intero mondo, di soggiogare gli esseri umani, scrive Wolfe. Ha concesso, è vero, la facoltà di porsi domande sulla vita, sulle religioni, di uccidere in guerra e in atti terroristici, ma anche il potere di sterminare noi stessi.
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