Il tempo migliore della nostra vita
- Autore: Antonio Scurati
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2015
Nel romanzo “Il tempo migliore della nostra vita” di Antonio Scurati edito da Bompiani, l’autore napoletano intreccia la vita di Leone Ginzburg con le vicende dei suoi antenati.
“Illustre professore, ricevo la circolare del Magnifico Rettore, in data 3 gennaio, che mi invita a prestare giuramento. Ho rinunciato da un certo tempo a percorrere la carriera universitaria, e desidero che al mio disinteressato insegnamento non siano poste condizioni, se non tecniche o scientifiche. Non intendo perciò prestare giuramento”.
Torino 1934. Con queste parole il giovane professore Leone Ginzburg (Odessa, 4 aprile 1909 - Roma, 5 febbraio 1944) aveva dichiarato il suo no al regime fascista e “s’incammina verso la propria fine”. Leone si era laureato in Lettere nel dicembre del 1931 con una tesi su Guy de Maupassant e dopo aver ottenuto l’abilitazione alla libera docenza in letteratura russa nel 1932, nel febbraio successivo aveva incominciato il suo corso su Puskin. Furono solamente tredici su milletrecento i professori che in tutto il Paese si rifiutarono apertamente di giurare fedeltà al regime, perdendo cattedra, pensione e stipendio. Molti professori antifascisti dichiarati preferirono chinare il capo per non privare gli atenei del loro magistero di liberi pensatori. Il filosofo, storico e critico letterario Benedetto Croce aveva suggerito di non lasciare l’università in mano ai fascisti. L’obbligo di giuramento era in vigore da più di due anni. Intanto in Italia il fascismo proseguiva la sua corsa, “la dittatura al potere da dieci anni si consolida preparando con le elezioni di marzo il proprio plebiscito”.
Nel 1934 al posto del discorso inaugurale dell’anno accademico, si era svolta la parata militare dei giovani universitari. Il consenso nei confronti di Mussolini si avviava a raggiungere il suo apice: “L’antifascismo è finito”, aveva dichiarato il Duce. Nel 1933 Leone “capelli neri, viso allungato, sopracciglia folte, naso aquilino”, aveva fondato insieme a Giulio Einaudi e Cesare Pavese, suoi ex compagni del liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino, la casa editrice Einaudi “una delle più grandi imprese di cultura del novecento”. La stella polare di Ginzburg consisteva nel rispetto per i lettori, ai quali voleva destinare il meglio. Nel 1935 il professore era stato arrestato per propaganda antifascista e per “appartenenza alla setta Giustizia e Libertà”.
Ginzburg dopo due anni di carcere era tornato a lavorare per la casa editrice e nel 1938 aveva sposato Natalia Levi con la quale avrebbe condiviso tre anni di confino a Pizzoli in Abruzzo. Nel volume l’esistenza di Ginzburg si allaccia idealmente a quella dei genitori di Scurati, Luigi nato nel 1933 a Cusano Milanino e Rosaria nel 1942 a Napoli. La vita degli avi dell’autore viene narrata accanto a quella di Leone Ginzburg affinché si illuminino a vicenda, perché per Scurati la memoria conservata in un racconto è l’unica forma di sopravvivenza.
“È il libro che avrei sempre voluto scrivere dedicato alla Resistenza, periodo che non ho vissuto quindi difficile da scrivere. Nel 2011 lessi la notizia che era stata ritrovata la lettera autografa in cui Leone Ginzburg, nel 1934 a ventitré anni rassegnava le proprie dimissioni e lo faceva perché l’obbligo a giurare fedeltà al regime fascista era stato esteso anche ai liberi docenti. Benché fosse in carica da soli sei mesi Ginzburg non esitò e scrisse al preside della facoltà Ferdinando Neri dicendo che si dimetteva. Uomini di questa statura andavano raccontati ai lettori e a quelle generazioni che probabilmente non li hanno mai sentiti nominare. Questi uomini si sono battuti e per questo dobbiamo essergli grati.”
Ha dichiarato lo scrittore in una recente intervista. In un’epoca buia, la nobile figura di Leone Ginzburg armato della sua penna, ha resistito e combattuto sino a pagare con la propria vita, lasciando la sua testimonianza e il suo esempio di esistenza e cultura.
“Allora io avevo fede in un avvenire facile e lieto, ricco di desideri appagati, di esperienze e di comuni imprese. Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m’è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.”
Natalia Ginzburg, “Inverno in Abruzzo”, testo presente nel volume “Le piccole virtù”.
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