Il vento conosce il mio nome di Isabel Allende

Il vento conosce il mio nome (Feltrinelli 2023, titolo originale El viento conoce mi nombre traduzione di Elena Liverani) è il nuovo romanzo della scrittrice e giornalista cilena naturalizzata statunitense Isabel Allende, nata a Lima il 2 agosto 1942, una delle autrici latino-americane di maggior successo al mondo.

Vienna, 1938.

Non è più possibile vivere in questo paese. I nazisti ci stanno assediando.

Il cuore empatico e compassionevole di Isabel Allende, grande narratrice di storie indimenticabili, questa volta si rivolge verso tutte quelle persone che hanno dovuto abbandonare il luogo natio, per motivi di razza, religione, politica.
È accaduto milioni di volte, sta accadendo e purtroppo accadrà ancora e il pensiero del lettore, subito coinvolto dalle vicende del piccolo Samuel, in fuga per salvarsi dalla violenza dei nazisti e della dolce bimba Anita, ferita dalla crudeltà del sistema di immigrazione statunitense, non può non andare a tutta quell’umanità dolente, che sbarca alla ricerca di una nuova vita.
Ieri come oggi, tutti, adulti e minori, accomunati da un senso di sradicamento, alienazione, straniamento.

Sono le medesime sensazioni che prova il piccolo Samuel Adler, bambino prodigio di sei anni, bravissimo nel suonare il violino, quando è costretto a lasciare i suoi affetti più cari.
La famiglia Adler, di origine ebraica, vive in Austria da ben sei generazioni, ma a Hitler non importa, come al perfido dittatore non importa che Rudolf e Rachel Adler appartengano alla borghesia laica e colta che caratterizza la buona società viennese.
I nazisti considerano la popolazione ebraica un tumore maligno da estirpare. Gli ebrei sono dei capri espiatori, i nazisti li stanno assediando quindi: “bisogna fuggire”.
Ma ormai è troppo tardi, è la sera del Kristallnacht, la “Notte dei cristalli”, dal 9 al 10 novembre 1938, durante la quale si scatena in tutta la Germania e anche a Vienna, (l’Austria era stata annessa alla Germania il 13 marzo 1938) la furia antisemita contro i negozi e le sinagoghe ebraiche. Il destino di Rudolf e di Rachel è segnato, Samuel, ragazzino di grande intelligenza e dolorosa sensibilità, parte accompagnato dal suo violino destinazione l’Inghilterra. Infatti, mentre incombe sempre di più la minaccia di una devastante guerra mondiale, giacché Hitler ha tutte le intenzioni di conquistare l’Europa, la Gran Bretagna si è offerta di accogliere diecimila bambini ebrei sotto i diciassette anni. Molte famiglie inglesi si sono dette disponibili a ospitarli.

Le aveva chiesto di avere pazienza e di essere coraggiosa; era una prova da superare, poi le attendeva una bella vita negli Stati Uniti.

Evidentemente la Storia non ha mai insegnato nulla agli uomini se otto decenni dopo, nel 2019, negli USA, in Arizona, Anita Diaz, di El Salvador, sette anni, fuggendo dal suo paese a causa di un pericolo imminente insieme a sua madre Marisol, per cercare rifugio negli Stati Uniti, si scontra con lo spietato e crudele ordine di un presidente ottuso che non permette di lasciar passare nessuno. Eppure:

Il paese ha l’obbligo legale di offrire protezione ai richiedenti asilo.

In teoria, ma in pratica sono trattati come criminali. Nessuno li vuole. La politica della tolleranza zero è stata adottata proprio per dissuaderli, e a questo scopo separano i bambini dai genitori.

Quante storie come quella di Anita e di Marisol, sono accadute e accadranno?
Isabel Allende punta il dito sul fenomeno dell’immigrazione, che sta assumendo proporzioni gigantesche, perché di difficile gestione.
Se è vero che non si possono accogliere milioni di migranti e rifugiati, la soluzione non è costruire muri (D“ove c’è un muro c’è chiusura di cuore: servono ponti, non muri.” Papa Francesco docet) e prigioni, e meno che mai separare le famiglie.
Occorre ripensare il sistema di immigrazione e contribuire a migliorare le condizioni che spingono le persone a lasciare il loro paese d’origine.

Nessuno sceglie di abbandonare tutto e fuggire: si fa per disperazione.