Ivanhoe
- Autore: Walter Scott
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Conoscere la produzione di Walter Scott, pubblicata a ritmo serrato tra il 1814 e il 1826, è un passo necessario sia per comprendere la portata del romanzo manzoniano, sia per apprezzare Rossini, Donizetti e Puskin de La figlia del capitano. Cominciamo dal suo capolavoro: Ivanhoe del 1819.
La trama di Ivanhoe
Nell’Inghilterra del 1100 continuano le tensioni tra i Normanni conquistatori e i Sassoni sconfitti. La situazione interna del Paese è critica, mentre il popolo ha bisogno di pace. Il principe Giovanni Senza Terra ha usurpato il trono, approfittando della lontananza del fratello, legittimo regnante Riccardo Cuor di Leone, impegnato nella Terza Crociata in Terrasanta. Questi, rientrato in segreto in Inghilterra, riconquista il trono con l’aiuto dei Sassoni e avvia la fusione tra Normanni e Sassoni.
E il nostro Ivanhoe da che parte sta? È il cuore del romanzo, l’emblema della fusione tra i due popoli, in quanto cavaliere sassone al servizio del re Riccardo che è normanno.
Il lettore ignora di incontrare Ivanhoe in apertura del romanzo, dominata dalla scena di massa del torneo di Ashby del 1194, organizzato dall’usurpatore Giovanni. Qui spiccano due misteriosi cavalieri: il Cavaliere Nero e il Diseredato. La sezione del torneo documenta con precisione storica non solo lo scontro, ma il contorno di armi, pennacchi, banderuole, pubblico in fermento, colori e suoni.
Il Diseredato rivela agli astanti la sua identità solo quando riceve il trofeo della vittoria dalla bionda cristiana Lady Rowena, nobile sassone. È Ivanhoe, rimasto ferito nella sfida "lancia in resta" con Brian de Bois Guilbert, il perfido normanno che gioca la parte del cattivo. Viene curato da una giovane ebrea bruna, di nome Rebecca che si innamora di lui. Rebecca non ha i tratti dell’ammaliatrice che insidia l’eroe, quanto quelli della perseguitata, figura già presente nel romanzo gotico.
Ora la vicenda si ingarbuglia, ma Walter Scott non è forse il campione delle avventure e degli intrighi? Dopo il torneo, il lettore si imbatte in: imboscate, travestimenti, un incendio, un castello dei Templari, un rapimento, un salvataggio grazie a Robin Hood (un bandito sassone), la prigionia di Rebecca accusata di stregoneria, uno scontro risolutivo all’ultimo sangue, un matrimonio e in numerose altre avventure. Il torneo finale in nome del giudizio di Dio o ordalia. Il tutto coronato dalla scoperta dell’identità dell’enigmatico Cavaliere Nero, il prezioso e valente aiutante di Ivanhoe: Riccardo Cuor di Leone. Finalmente il legittimo sovrano ristabilisce il dominio sui Normanni ribelli e la sottomissione dei Sassoni.
Che cos’è l’ordalia? È una prova con le armi che serve a provare l’innocenza di uno dei due contendenti. L’esito, infatti, viene considerato diretta manifestazione della volontà divina (della serie chi vince è necessariamente innocente e viceversa). Nel romanzo, Rebecca accusata di stregoneria ottiene di provare la sua innocenza proprio con il giudizio di Dio. A rappresentarla è Ivanhoe.
Un happy ending obbligatorio di cui fa parte anche l’allontanamento dall’Inghilterra dell’ebrea Rebecca insieme al padre, segretamente innamorata del protagonista.
Analisi del romanzo
Il romanzo è narrato in terza persona, condotta da un narratore onnisciente che interviene nella vicenda con riflessioni, spiegazioni e commenti. Come Manzoni nei Promessi Sposi.
La trama intreccia storia e invenzione, con prevalenza del secondo elemento. C’è una massiccia presenza di luoghi e paesaggi, anche quotidiani, cari all’immaginario romantico: foresta, castello, luna piena, notturni, dirupi, prigioni, torri merlate, torneo, giudizio di Dio. Altrettanto presenti sono scene a effetto, con colpi di scena spesso gratuiti. La storia presenta anche un intreccio tra avventura e amore, anche nella variante dell’amore impossibile.
Dal punto di vista psicologico, i personaggi storici e non sono piuttosto bidimensionali; in linea di massima i personaggi storici appartengono alle classi elevate, quelli inventati alle classi umili. Manzoni invertirà questa tendenza: Renzo e Lucia, infatti, sono due operai specializzati.
Sono anche presenti personaggi minori e comparse, utili per ricostruire il tessuto sociale del tempo e per dare leggerezza alla narrazione con trovate comiche o ironiche.
Il linguaggio è semplice e colloquiale. Il romanzo presenta l’esaltazione dello spirito nazionale perché il conflitto tra i due popoli è visto in chiave nazionalistica.
Ora vi svelo chi è Robin Hood. È il capo di alcuni fuorilegge che, pur opponendosi al dominio normanno, collaborano alla fusione tra le due stirpi realizzata da Riccardo Cuor di Leone. Almeno, questo sostiene la leggenda.
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