L’arte della gioia
- Autore: Goliarda Sapienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
Nel romanzo L’arte della gioia, Goliarda Sapienza racconta la storia di una donna, Modesta, anticonformista e spregiudicata nata nel 1900 in Sicilia la cui vita attraversa tutto il secolo. La prima parte è quasi favola onirica, dai contorni sfumati. Immagini bellissime e sensazioni da sogno. Mi ha ricordato Elsa Morante del “L’Isola di Arturo”.
Nella seconda diventa più legata alla storia e alle vicende reali, con parecchi dialoghi anche un po’ lunghi e diluiti non nelle battute in sé, ma nel lungo botta e risposta che magari riprende gli stessi concetti o frasi di contorno. Qui mi ha fatto tornare in mente “Conversazione in Sicilia” di Vittorini.
L’arte della gioia è un libro forte che resta dentro facendo riflettere: una figura intensa, egoista ma nello stesso tempo generosa e aperta agli altri, immorale ma morale in quanto coerente a se stessa, permeata di una profonda sensualità che le fa vivere esperienze diverse. Nel suo racconto persino un assassinio trova la sua ragione d’essere, in una lotta alla sopravvivenza ma non alla prevaricazione.
Scritto in prima persona, è interessante l’uso di passaggi alla terza anche solo per uno o due paragrafi, quando la protagonista ha come il bisogno di “guardarsi” dal di fuori (almeno io l’ho interpretato così).
A momenti sembra di assistere ad un flusso inarrestabile di pensieri, dove la narrazione torna e rigira su se stessa, rivolgendosi direttamente al lettore che viene in questo modo “tirato dentro”, diventando quasi personaggio.
Per lo più al presente, il testo mescola anche però parti (anche solo frasi) al passato. Questo succede, a mio sentire, quando lo sguardo diventa interiore.
Altra tecnica intrigante si avverte soprattutto nella seconda parte, quando l’autrice deve gestire conversazioni con parecchi personaggi: il romanzo si trasforma quasi in una partitura teatrale (con nome personaggio due punti trattino battuta, altro nome due punti ecc ecc) anche per parecchie pagine, senza testo di contorno.
L'arte della gioia
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Più forte del peccato, più forte della fame e del sesso, più forte dell’angelo e dell’uomo c’è soltanto la gioia (Marcuse)
“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza
La protagonista del romanzo è Modesta (tutt’ altro che docile, sottomessa e votata al sacrificio) nata in Sicilia il 1 gennaio 1900. La storia è il racconto della crescita sociale della protagonista che da bambina povera, sofferente per l’abbandono materno, attraverso varie vicissitudini dolorose (tipo lo stupro da parte del padre) ma anche di miglioramento intellettuale (l’esperienza in convento e poi presso la famiglia aristocratica) diventerà colta, si interesserà di politica fino ad avere anche l’esperienza del carcere. Per essere sé stessa Modesta passerà anche attraverso varie storie di “amore liberato”, dove troverà erotico piacere ma anche molta sofferenza, come l’amore per Joyce come le storie con Carmine, Carlo e Beatrice. La protagonista rivendica la fatica per raggiungere la libertà di essere padrona della sua vita, violando tabù sessuali, familiari, sociali. Gli omicidi descritti (la madre ignorante, la badessa, la principessa) non sono seguiti da pentimento, perché per Modesta sono solo un passaggio necessario alla sua crescita, alla sua emancipazione, un avvicinamento al suo sogno di libertà=gioia. Attraverso Modesta che si mostra nel suo percorso fredda tagliente machiavellica, Goliarda esprime la sua idea di rivoluzione culturale di persona libera, consapevole della sua forza in ogni occasione. La Sicilia tanto amata dalla scrittrice, è sfondo di questa epopea; terra amata perché luogo protetto, altre volte ritenuta limitante per chi ha voglia di conoscere, di crescere, di comunicare.
Una valanga di emozioni si riversano sul lettore già dalle prime pagine, si comprende subito che la lettura va affrontata con mente aperta, scevra da qualsiasi condizionamento. E’ un libro anticlericale, dove si sdogana l’autoerotismo infantile e adulto, l’omosessualità femminile, è un libro dove è presente il fascismo e l’antifascismo, il fallimento dell’aristocrazia contadina. L’arte della gioia è uno specchio in cui il lettore vede riflesse le sue paure ed i suoi tabù, che Modesta affronta e sfida. La scrittrice attraverso le esperienze della sua protagonista, mostra che unica “condizione per crescere” è lottare contro le imposizioni ricevute fin dall’ infanzia, con sofferenza e dolore, perché si paga sempre il prezzo di essere diversi. “La gioia” è il fine ultimo ed è compito dell’essere umano, tanto più se donna, perseguire la libertà “uccidendo” condizionamenti e attaccamenti. La ricerca della gioia da parte di Modesta, è la ricerca della gioia da parte di Goliarda. Il libro /epopea è una sorta di catarsi per la scrittrice che ha necessità di dare voce alle sue convinzioni e contraddizioni accumulate in una vita di stimoli eccezionali, dando finalmente forma alla sua personale concezione di rivoluzione culturale, fuori dagli schemi, anche i più intellettuali, con una visione ultra-anarchica della possibilità di arrivare alla gioia. Goliarda usa la scrittura per curarsi, per capirsi e non ne potrà più fare a meno. Modesta è la figlia che Goliarda non ha mai avuto, a cui tramandare tutta la sua esperienza di vita. Il lettore osserva una donna coraggiosa che si emancipa che ha come fulcro principale se stessa, la sua sessualità vissuta in maniera liberata, che usa e sfrutta a suo piacimento le persone che le girano intorno a volte come vortici, da cui comunque non si sottrae. In alcuni tratti il libro va letto sotto una lente metaforica, l’uccisione della madre, della badessa e dell’aristocratica, sono “omicidi” di cui Modesta non si pente e che vanno letti come necessario annientamento di stereotipi che legano ed affossano ed impediscono la crescita. Questo libro è esaltante ed insieme destabilizzante; Modesta è affascinante, audace, sfrontata, fuori dal tempo, unica ed egoista estrema, è dotata di una furbizia innata. La furbizia della sopravvivenza. Percorre la sua strada senza scrupoli, senza emozioni fuorvianti, ciononostante resta “pura” nel suo intento di raggiungere la sua gioia.
Goliarda Sapienza nasce a Catania nel 1924 da una famiglia singolare, la madre è Maria Giudice importante attivista sindacale e il padre l’avv. Giuseppe Sapienza, socialista, chiamato l’avvocato dei poveri; cresce con sette fratelli in una famiglia anarchica dai profondi principi marxisti, atea. Respira stimoli in un ambiente libertario e pieno di sollecitazioni intellettuali. I genitori le insegnano a vivere senza paura di essere ciò che si è, senza doversi adeguare al mondo ordinario. Il padre la iscrive all’Accademia di arte drammatica. Nella sua vita frequenterà intellettuali di spicco dell’Italia colta. Compagna e collaboratrice di Citto Maselli per 18 anni, sarà attrice di teatro, di cinema, nella seconda parte della sua vita scoprirà la scrittura e non la lascerà più. Da donna colta libera e libertaria detesta ogni organizzazione di potere, rifiuta qualsiasi organizzazione anche ideologica. Libera nella sua sessualità, ama gli uomini e le donne. Donna dal sorrriso dolce, Goliarda ha precorso i tempi, ha anticipato i movimenti femministi perché lei era “naturalmente” femminista impudica e spudorata. La stesura dell’arte della gioia durerà dieci anni e Goliarda cadrà in miseria per dedicarsi solo al suo libro che non avrà successo, sia per colpa di una certa prevenzione verso la letteratura femminile, sia perché è un libro scomodo schietto tagliente caratterizzato da una forza distaccata, troppo audace, dove si respira eccitazione di libertà. Pertanto Goliarda per poter vivere, sarà costretta ad andare a lavorare a 70 anni come insegnante di recitazione presso l’accademia di arte drammatica. La scrittrice morirà nel 1996 su una rampa di scale a Gaeta…sola. Dopo la sua morte, grazie ad Angelo Maria Pellegrino il marito di 25 anni più giovane, il libro avrà il successo che Goliarda desiderava. Prima all’estero e poi finalmente in Italia.