L’uomo del Bogart hotel. Le indagini del commissario Bertè
- Autore: Emilio Martini
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2023
Dicono che Doppio delitto a Miramare sarà tradotto in inglese. Chissà con quale titolo e chissà se in copertina Emilio diventerà Emilio Martini? Di certo, resterà intraducibile il nome di “Gigi”, il protagonista di quindici episodi noir, tutti volumi Corbaccio della serie Le indagini del commissario Bertè, il dirigente del commissariato nell’immaginaria Lungariva, nella Riviera ligure di Levante.
Il più recente è uscito il 23 giugno, si intitola L’uomo del Bogart hotel (2023, collana “Narratori” Corbaccio, 223 pagine).
Ogni episodio può essere letto singolarmente, ma chi vuole seguire la cronologia esatta può consultarla sul sito dell’autore. E già, perché Emilio Martini, per chi non lo conosce, nonostante le oltre 150mila copie vendute, è lo pseudonimo scelto dalle sorelle Martignoni per raccontare le inchieste di un poliziotto individualista ma capacissimo, ispirato da un autentico commissario con tanto di coda di capelli brizzolati, trasferita pari pari al suo avatar letterario dalle due signore milanesi del giallo-nero, che amano la Liguria fin da bambine.
Giusto per non perdere il filo, la serie è nata nel 2012, come i fan delle Martignoni-Martini sanno bene, con il romanzo La regina del catrame ed è andata avanti fino allo step precedente, il quattordicesimo poliziesco, Sfida a Bertè, pubblicato da Corbaccio nello stesso 2022 del titolo in procinto di violare i confini sigillati dalla Brexit e di volare anche oltreoceano.
Come si fa, ogni volta, a presentare Gigi senza ripetere un cliché scontato e confermandosi fresche e originali? Lo si mette a mollo nel Mar Ligure - cosa che non riesce a fare spesso - e si entra nei suoi pensieri.
Una bracciata dopo l’altra, nel piccolo golfo di Paraggi, Tigullio. La pelle scura, di uomo del Sud, apprezza il brivido delle onde fresche del mattino e i capelli lunghi fluttuano come alghe, liberi dal legaccio che di solito li raccoglie in una coda monumentale. Un “Tarzan a mollo”. Nuota e pensa che pur vivendo a Lungariva da anni, di bagni ne ha fatti pochi: per lui quel luogo di vacanza non è l’eden turistico caro a tanti. Al contrario di quanto si aspettasse, nel luogo del suo esilio ha dovuto affrontare diversi crimini.
La Coscienza Bastarda fa la caustica, come sempre, ma l’insolita nuotata mattutina piace anche a lei. A pancia in su e braccia aperte, torna il bambino delle estati in Calabria, quando faceva il morto per ore, lasciandosi trasportare dalla corrente. A riva, Marzia lo aspetta con Bernardo, che non ne vuol sapere di bagnarsi e abbaia per tenerlo in guardia dai pericoli del mare.
Così, si apprende ch’è di origini calabresi, commissario a Lungariva (Santa Margherita, base della Martignoni’s family nel Levante Ligure?). Viene costantemente importunato da una ipersensibilità che gli impartisce lezioni di vita e comportamento, è legato a Marzia ed hanno un cane San Bernardo enorme.
Rinfrescato e asciutto, Bertè si appresta a dedicarsi allo sperato tran tran di un lunedì 2 agosto. Tutto farebbe pensare ad una giornata di routine, tra villeggianti ubriachi e varie “cavolate” (il termine sarebbe un altro, ma è irripetibile), quando la telefonata del sempre perentorio questore lo riporta alla dura realtà della cronaca. Nera, naturalmente.
Terani è in vena di quiz. Premessa la gran quantità di seccature a Genova e l’esiguità di personale per gestirle, chiede a Gigi se abbia letto i giornali. Un disperato appello alla memoria consente di mettere in fila una rivolta a Marassi e l’omicidio di un uomo in un piccolo albergo. Di più non serve, gli bastano i morti di Lungariva e non approfondisce quelli del capoluogo.
Non si conosce l’identità del morto, brutta rogna per il questore, stufo di leggere “cavolate” (anche qui, glissiamo sul termine esatto). Alle rimostranze del commissario, che cerca di evitare una trasferta sgradita, replica che a Genova troverà un ispettore della Mobile a conoscenza del caso e a totale disposizione.
Non c’è da aspettarsi un grand hotel, ma nemmeno quel cumulo di arredi datati, rotture e trascuratezze ch’è il Bogart. Che differenza con la pensione Aurora della Marzia, linda e accogliente, sebbene modesta. Nell’albergo genovese la pulizia lascia a desiderare, come la frequentazione, a quanto si direbbe.
Nella stanza al secondo piano, una macchia di sangue ricorda dov’è stato trovato il cadavere. Letto matrimoniale, lenzuola sfatte, comodini, applique a muro, un piccolo armadio, stampe alle pareti di attori del cinema hollywoodiano. Tutto parla di ore di amore mercenario tra quelle quattro mura.
Tre colpi esplosi, bossoli e revolver rimossi, calibro 22, poco rumore. Finestre aperte, tapparelle alzate. Il killer ha sparato dalla soglia, prima di entrare nella stanza, ma non può essersi eclissato dal balcone, impossibile senza farsi male e lasciare orme all’esterno. Mancano documenti ed effetti della vittima (le impronte digitali stanno a zero, non era schedato). L’ispettore Romeo, anche lui calabrese, dice che Mister Bogart dovrebbe aver ricevuto una donna in camera, ma nessuno ha visto uscire nemmeno lei.
Due colpi mortali hanno forato il petto e la testa, poi l’assassino gli ha fracassato la faccia con un corpo contundente, anche quello non rinvenuto.
La descrizione delle scene del crimine è sempre un must di Emilio Martini o, per meglio dire, delle sorelle Martignoni.
Se aggiungiamo una giovane prostituta, un ex militare albanese, un giardiniere del cimitero e la cocciuta e solitaria professionalità di Gigi Bertè, il giallo è bello e pronto da leggere.
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