La carezza
- Autore: Elena Loewenthal
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2020
Chi non avrebbe voluto vivere una storia perfetta d’amore, sottotitolo di questo romanzo che la scrittrice Elena Loewenthal intitola La carezza (La nave di Teseo, 2020)?
Lea Levi e Pietro Pontani sono due accademici: lei è una paleografa, insegna a Torino; lui un filologo, un po’ più grande di lei. Ambedue sposati, si incontrano nel 1999 a un convegno di studi a Rossano, profondo sud. Lei ha meno di quarant’anni, deve presentare un lavoro sul Codex Purpureus Rossanensis. Lui alla fine della relazione le chiede se vuole passare la notte con lui. Scoppia una passione bruciante, totalizzante, pelle su pelle: la loro nudità, l’intensità delle sensazioni, l’intimità dei gesti fra due semisconosciuti li travolge. Mentre la loro testa è tutta rivolta a questioni di raffinata cultura medievista, tra lacune e testi copiati malamente dagli amanuensi, mentre i loro studi e la professione di insegnanti in luoghi diversi e lontani li separa, trovano per un lungo periodo il modo di incontrarsi, viaggiando in treno e ritrovandosi inaspettatamente sempre desiderosi di essere l’una nell’altro, in una sessualità esclusiva e gioiosa che li chiude in una bolla da cui tutto il resto, comprese le rispettive famiglie, sono tenute fuori.
Ma gli anni passano, e i due amanti ormai adulti, lui appena pensionato, lei al culmine della carriera accademica, si danno appuntamenti ravvicinati: approfittando dei convegni che l’Università organizza, eccoli a Napoli, e poi, in una fuga lunga tre giorni, a Matera. Le loro scoperte scientifiche sono un pretesto per ritrovarsi, rinnovare l’incontro dei loro corpi che aderiscono perfettamente l’uno all’atro, ma anche per conoscersi un po’ meglio. Ormai i capelli di Lea tendono al bianco, lui è invecchiato bene, anche se nel loro incontro le chiede di andare piano: dopo l’amore Pietro dichiara di essere “fuori da sé”, concentrato nell’amore per questa donna che ha sempre desiderato, che ha lungamente atteso, che ha perdutamente amato. Matera è un palcoscenico straordinario per l’incontro di due anime che vivono della stessa sensibilità artistica, uniti da fili di conoscenza del testo scritto, che diventa parte della loro storia intima: la passeggiata guardando i Sassi, la visita al museo dove emerge la figura di Carlo Levi che di quei luoghi fece la sua seconda patria, la presenza degli altri che sono solo figure di sfondo, perché i due amanti sembrano essere gli unici protagonisti, conferiscono alle pagine di Loewenthal un fascino struggente.
Il loro ultimo viaggio sarà in un’isola siciliana, nel dammuso che li accoglie come un ultimo rifugio dove condividere pezzetti di quotidianità che non hanno mai vissuto davvero. Un rapporto fisico di una profonda intensità, fatto di gesti, baci, amplessi, abbracci, ma soprattutto, l’unico segno di una totale e inespressa dedizione, una lunga carezza, che avvolge Lea come una sciarpa carica di senso e di un messaggio che lui le ha ripetuto come un mantra: ti voglio bene.
La scrittrice, che si occupa di testi ebraici, paragona Matera a Gerusalemme, unico spunto che testimonia la sua profonda cultura linguistica e filologica, mentre resta preminente nel testo la corrente passionale, la storia di un amore perfetto, che, dice Elena Loewenthal nell’esergo, “È la storia che avrei voluto vivere, invece di scriverla”.
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