La fattoria dei malfattori
- Autore: Arto Paasilinna
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2013
L’anima di un popolo si può conoscere bene solo ascoltando e leggendo molto. Per questo motivo, prima ancora che i viaggi fisici, divenuti così problematici in questo periodo e sempre più un privilegio, addirittura un lusso per pochi in certi casi, sono quelli simbolici, ideali, spirituali, che compiamo per cercare di comprendere meglio punti di vista, mentalità e culture di altri popoli, quelli che contano maggiormente nella vita e i libri sono strumenti fondamentali per assolvere tale compito. Essi ci permettono di viaggiare non solo con la fantasia, ma anche dentro l’anima delle persone, quelle che li scrivono, ma anche dei personaggi in essi narrati, che spesso incarnano meravigliosamente le caratteristiche e l’identità principali di intere popolazioni.
Tra gli autori contemporanei di lingua finlandese, Arto Paasilinna è forse quello che più di ogni altro ha saputo raccontare lo spirito del suo popolo all’estero con le sue storie ricche di sottile ma sano umorismo, la sua attenzione per il tema ambientale, la sua spiritualità, il suo evocare personaggi spesso emarginati per le loro stranezze e il loro anticonformismo, capaci però con il loro temperamento, la loro determinazione e il loro coraggio di saper superare le avversità, ritagliandosi un loro spazio nel mondo oltre alla stima e al rispetto degli altri.
La fattoria dei malfattori (titolo originale dell’opera Hirttämättömien lurjusten yrttitahra, pubblicato in Finlandia nel 1998 e in Italia nel 2013, per Iperborea, con la traduzione di Francesco Felici) è soltanto uno di questi mirabili esempi, una storia attraverso la quale Arto Paasilinna torna in special modo a raccontare il Nord della Finlandia, la cosiddetta Lapponia finlandese, sua terra natale con le sue peculiarità, le sue bizzarrie e i suoi segreti.
Un romanzo dove l’autore dimostra di avere una conoscenza dettagliata di tutte le attività della terra praticate nella sua nazione, come l’agricoltura, in particolare quella biologica, e l’allevamento degli animali. Il protagonista è Jalmari Jyllänketo, quarantenne scapolo, ispettore di polizia capo dei servizi segreti che lavora presso la Supo (i servizi segreti finlandesi) a Helsinki, inviato in missione per fare delle indagini sui metodi di lavoro utilizzati in un’enorme fattoria situata nel nord del paese nei pressi di Turtola, nata in seguito alla bonifica su di una terra un tempo comunemente denominata la Palude delle renne, dove pare che avvengano traffici poco trasparenti per portare avanti l’azienda.
Per scoprire tutto questo Jalmari si finge un ispettore bio, venuto per verificare lo svolgimento dell’operato nella fattoria, in quanto se dichiarasse di essere un poliziotto non potrebbe più svolgere le indagini che è stato incaricato di compiere. Riesce, durante il suo lungo soggiorno presso la fattoria, che si prolunga anche per sua volontà di volta in volta grazie a vari pretesti che trova per svolgere al meglio la sua missione, a familiarizzare con le persone che vivono e lavorano nella fattoria e viene a conoscenza di informazioni preziose oltre che davvero sorprendenti. La Palude delle renne, un ex kolchoz finlandese, infatti è diventata una fiorente azienda grazie alla manodopera forzata, attraverso il reclutamento di un consistente numero di uomini con precedenti penali, i quali anziché scontare i propri anni in carcere per i reati di vario genere commessi, lavorando nella fattoria specializzata in agricoltura biologica possono avere un’opportunità di riscatto per potersi di nuovo inserire nella società da onesti cittadini.
Jalmari Jyllänketo inizia a conoscere una serie di persone stravaganti con un difficile passato alle spalle, tra i quali il vescovo Henrik Röpelinen, il pilota di aerei Pekka Kasurinen, l’affascinante, giovane e dolce orticoltrice Sanna Saarinen, l’ex politico Kauno Riipinen, tutti lavoratori agli ordini dell’agronomo e amministratore dell’azienda Juuso Hahna aapo e della direttrice Ilona Kärmeskallio. Il protagonista a poco a poco si affeziona agli abitanti della Palude delle renne, che vivono insieme nella sterminata fattoria come parte di una vera e propria famiglia pur con tutte le difficoltà e i problemi che sorgono in ogni forma di convivenza umana, forzata o spontanea che sia.
Jalmari sceglie così di prendersi un periodo di ferie dal lavoro per continuare il suo soggiorno nell’immensa tenuta nel piccolo paese sperduto di Turtola, lontano da Helsinki e dalla monotona vita che conduceva fino a quel punto nella capitale finlandese e di non comunicare alla Supo l’incredibile scoperta che ha fatto. Decide anzi persino di collaborare in modo attivo al reclutamento di nuova manodopera con il sequestro di numerosi uomini, veri e propri pericoli pubblici per la società, con le loro azioni violente, atti di vandalismo e crimini di ogni genere, che riesce a trovare in giro per il paese e anche all’estero in qualche occasione con vere e proprie spedizioni organizzate facendo sulle sue numerose conoscenze. Compiendo tali azioni illegali, del quale egli stesso si stupisce, pur mosse dalle migliori intenzioni, intraprenderà una strada dalla quale non potrà più tornare indietro.
La storia prosegue tra colpi di scena, misteri, romanticismo, un po’ di sana ironia, drammaticità e spiritualità, nel tipico stile dell’autore considerato il fondatore di un nuovo genere letterario, quello umoristico ecologico. Il fatto sorprendente di Arto Paasilinna è che riesce non solo a coinvolgere i suoi lettori nelle vicende dei personaggi raccontate nelle sue storie, ma a creare una forte empatia con essi al punto da farci affezionare a essi e ai luoghi descritti, da Turtola passando tra gli altri per Oulu, Rovaniemi, Tampere, Turku, Kokkola, proprio come egli stesso, da vero scrittore quale è, dovrebbe fare, amandoli tutti un po’ come se fossero dei suoi figli.
Questo libro può essere apprezzato dai lettori dai gusti più svariati proprio per le ragioni sopra descritte, tanto più che il romanzo è scorrevole e ben scritto, con una magistrale abilità nel curare i dettagli e una conoscenza specifica degli argomenti trattati, in particolare quelli legati ai metodi di coltivazione biologica, ma anche quelli culinari e tecnici, relativa alle macchine utilizzate in una fattoria e ai mezzi di trasporto, aerei compresi, degni di un manuale enciclopedico. Per i romantici c’è anche la storia d’amore che nasce tra Jalmari e Sanna, resa difficile dalla differenza d’età tra i due (l’ispettore capo della Supo ha infatti dieci anni più della bella orticoltrice), ma anche per i reciproci segreti che ciascuno dei due non vuole per diverso tempo rivelare, per non rivelare fino in fondo le rispettive autentiche identità.
Inoltre lo scrittore ci invita a riflettere anche sul sempre attuale problema di come garantire la giustizia nella moderna, dando però sempre l’opportunità di un reinserimento nella società a chi si macchia di qualche reato e di come a volte legalità ed etica non seguano percorsi comuni, rendendo difficile la convivenza di entrambe.
Arto Paasilinna è nato a Kittilä, piccolo paese situato nell’estremo nord nella provincia della Lapponia finlandese non lontano dal capoluogo, Rovaniemi, nel 1942 e scomparso nel 2018. A lui si deve la diffusione della letteratura di qualità dei paesi nordici in Italia, grazie alla fortunata pubblicazione del suo libro L’anno della lepre, nel 1994, che ha superato ampiamente da alcuni anni le centomila copie vendute in Italia. Grazie a questo autore la casa editrice Iperborea ha potuto far conoscere maggiormente il suo straordinario lavoro di promozione e diffusione non solo della letteratura, ma anche della cultura in generale dei paesi del Nord Europa nel nostro paese.
Le sue storie un po’ stravaganti, bizzarre, surreali non devono essere considerate espressione di una letteratura minore per qualità, ma vanno contestualizzate tenendo conto dei cambiamenti della società finlandese e, più in generale, occidentale contemporanea, che nel corso degli ultimi decenni si è trasformata da agricola a prevalentemente industriale e ipertecnologica.
L’ironia che da sempre contraddistingue questo autore altro non è che un modo di dare spazio a quella leggerezza che non è superficialità, come sosteneva il grande Italo Calvino, ma un modo per affrontare la vita togliendoci tutto ciò che l’appesantisce, impedendoci di vederla nella sua meravigliosa semplicità, pur nella complessità della mente umana.
"La cosa più seria in questa vita è la morte, e nemmeno quella più di tanto" ci ricorda Arto Paasilinna.
Uno degli insegnamenti più importanti che questo ottimo autore, al quale dobbiamo essere grati, ci lascia in eredità, è quello di non prendere a volte troppo seriamente se stessi e la vita, ma saper mettere in essa la giusta dose di ironia e di leggerezza, cercando di rispettare il punto di vista e l’identità del nostro prossimo, vivendo il più possibile in armonia con tutti gli esseri umani, anche quelli che ai nostri occhi appaiono dei diversi, non emarginandoli, ma amandoli insieme alla natura della quale siamo chiamati a essere i custodi. Tutto questo accompagnato dalla volontà di mantenere intatta la propria identità, conservando una viva dimensione spirituale che ci rende liberi.
La fattoria dei malfattori
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